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 2012  novembre 12 Lunedì calendario

LO SCONTRO NORD-SUD SUL BILANCIO DELL’UNIONE


Domani si profila un’altra disfida contabile europea per l’approvazione del bilancio 2013, scontro del quale sono ostaggio i fondi di solidarietà per l’Emilia-Romagna. Di cosa stiamo parlando?
Bisogna definire quanti soldi mettere nella cassa comune dei Ventisette. L’importo finale approvato dagli Stati dell’Unione europea e dal Parlamento per il 2012 è stato di 129,1 miliardi. Sono circa 230 euro l’anno per cittadino.

A cosa servono?
Il bilancio Ue finanzia le politiche comuni. La posta più pesante sono i fondi strutturali per lo sviluppo (Competitività) che valgono il 45% del totale e vengono erogati per migliorare le condizioni economiche delle aree meno avvantaggiate (come il Mezzogiorno). L’Agricoltura e lo sviluppo rurale prendono il 40,8% (40,5 miliardi). Circa il 5,5% (8,3 miliardi) è impiegato per le spese di amministrazione delle diverse istituzioni, mentre il 6,4% (9,4 miliardi) è utilizzato per le attività internazionali, compresi gli aiuti umanitari di cui l’Ue è il primo motore.

Come viene finanziato il bilancio?
Attraverso tre canali. Il primo è costituito dalle «risorse proprie tradizionali» degli Stati, generate da diritti doganali e quote sullo zucchero, ovvero dai diritti prelevati sull’importazione di prodotti dai paesi terzi e sull’esportazione di zucchero. Rappresenta circa il 15% del bilancio Ue. Il secondo canale è l’Iva raccolta dagli Stati, in parte girata all’Ue: questa voce vale l’11% delle entrate del bilancio.

E la terza risorsa, che è la più pesante?
E’ quella «basata sul reddito nazionale lordo». E’ il contributo annuale diretto versato da ogni capitale in proporzione alla ricchezza. Equivale a meno dell’1% del Pil Ue e costituisce i tre quarti del bilancio Ue. E’ soggetto a meccanismi di aggiustamento come il vecchio (e non proprio giustificato) «sconto britannico che permette a Londra di recuperare parte dei contributi».

Qual è l’iter di approvazione del bilancio?
La Commissione, organo esecutivo dell’Ue, presenta ogni anno una proposta per settori d’intervento e programmi. Tocca però Parlamento e Consiglio prendere la decisione finale sui piani di spesa. Una volta che il denaro stanziato viene usato, la Commissione deve renderne conto all’assemblea dei deputati; la spesa è (anche) sottoposta al controllo della Corte dei conti Ue.

Cosa vuol dire essere contribuente netto?
Vi sono alcuni paesi che versano nelle casse europee più soldi di quanto incassano o riescono a incassare. Dal bilancio 2010 deriva la Germania è il paese che ha più contribuito al finanziamento dell’Europa, con il 19,6% del totale. Segue la Francia (18%). Al terzo posto c’è Italia (13,9%). Sono tutti paesi “creditori” del bilancio, cioè che versano più di quanto ottengono. Per noi la differenza è di 4,5 miliardi.

Cos’è successo coi fondi per l’Emilia Romagna?
La Commissione Ue ha dichiarato «esaurito prima del previsto» il bilancio 2012. Numerose i motivi: contributi in funzione del pil minori del previsto causa crisi, ma anche la necessità di anche coprire un buco di 5 miliardi ereditato dal precedente bilancio (2011), anch’esso sottofinanziato. Bruxelles ha proposto una manovra di rettifica, chiedendo i 670 milioni del terremoto e 9 miliardi mancati per voci come Ricerca, Erasmus, Fondo sociale e Umanitario. Il Consiglio è favorevole ad aiutare i terremotati, ma c’è chi vincola l’erogazione all’accordo complessivo sul bilancio 2013. Senza questa, anche i fondi per l’Emilia resteranno fermi. Domani la trattativa decisiva.

Qual è il problema di fondo?
E’ tutto politico. Alcuni paesi - come il Regno Unito e i nordici - non intendono aumentare il contributo al Bilancio Ue. La Commissione ritiene necessario un impegno maggiore per favorire le politiche comuni in chiave antirecessiva e per l’occupazione. Per il 2013 la proposta prevede 138 miliardi di pagamento (+6,8% sul 2012), i governi l’hanno portata a 132,7 (è meno dell’1% del Pil Ue). Il match sui terremotati s’è avuto per questione di principio e non per mancanza di solidarietà. Almeno a parole.