Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 12 Lunedì calendario

CI SONO TROPPI CONFLITTI D’INTERESSE IN CORSIA

Si fa presto a dire: «Largo ai giovani». L’esperienza, dove la mettiamo? E se c’è una cosa che al commercialista Vittorio Bonavita non fa difetto, è proprio l’esperienza. Ne ha da vendere. L’anno prossimo compirà settant’anni e conosce la sanità di Roma come le proprie tasche.
Ha cominciato come vice-economo addirittura nel 1965, mentre Giuseppe Saragat e Charles De Gaulle inauguravano il traforo del Monte Bianco e la Regina Elisabetta d’Inghilterra decorava i Beatles. È stato agli ospedali San Giovanni, San Camillo, Sant’Eugenio, Santo Spirito, San Filippo Neri e San Giacomo. Poi al Policlinico Umberto I, per venticinque anni. Quindi al Sant’Andrea: direttore amministrativo.
Come poteva coronare una carriera tanto ricca di soddisfazioni? Ma con un posto da direttore generale di una importante Azienda sanitaria, che domande… Quella di Roma B, per dirne una.
La sua nomina da parte del presidente della Regione, Renata Polverini, è arrivata puntuale all’inizio di novembre del 2010. Pochi mesi dopo il rimpasto della giunta con l’ingresso nel governo regionale dell’Udc, che ha garantito al potente ex parlamentare casiniano, Luciano Ciocchetti, gli incarichi di vicepresidente e assessore all’urbanistica.
E chissà perché nel monumentale curriculum che accompagna il decreto di nomina di Bonavita manca proprio un dettaglio illuminante. Ovvero, l’incarico che il direttore della Asl Roma B ricopre nel partito di Pier Ferdinando Casini e Ciocchetti, di cui è segretario amministrativo per il Lazio. Traduzione: gestisce i soldi. Un particolare che lascia letteralmente senza parole.
«Abbiamo detto con chiarezza che la classe dirigente della Asl va scelta per merito e professionalità», aveva detto Renata Polverini appena prima delle elezioni. Dimenticando evidentemente di far precedere «per merito e professionalità» da una parolina non proprio insignificante: «soltanto».
Il bello è che la cosa, ampiamente nota fra gli addetti ai lavori, non sarebbe nemmeno saltata all’occhio se il nome di Vittorio Bonavita completo di relativo incarico di partito non fosse comparso in un rapporto della Corte dei conti sull’impiego dei fondi dei partiti in occasione delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010. Nel quale il direttore della Asl romana si è meritato una tiratina d’orecchi per aver dimenticato di consegnare, in qualità di tesoriere, come previsto dalle norme, la documentazione relativa a 25 finanziamenti erogati all’Udc laziale da altrettante società private.
Nell’elenco compaiono alcune imprese di costruzioni quali Todini costruzioni generali (20 mila euro), Ciaccia appalti (20 mila) Edil C.A.S.A. edilizia (20 mila), Sales appalti (15 mila), Di. Bi costruzioni (5 mila). Ci sono poi società in rapporti con la pubblica amministrazione, come la Milano 90 di Sergio Scarpellini (10 mila euro), che affittava al consiglio regionale del Lazio per 30 mila euro al mese un ufficio di rappresentanza nel centro di Roma. Ma figurano anche un certo numero di aziende che operano nel campo della sanità. Per esempio la Ingegneria Biomedica Santa Lucia (3 mila euro). Per esempio la Progema hospital (5 mila): forniture ospedaliere e apparecchi elettromedicali. Per esempio L’Ini, l’Istituto neuro traumatologico italiano (20 mila), struttura privata convenzionata con il servizio sanitario nazionale. Vale a dire, con la Regione. Prosit!
Sergio Rizzo