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 2012  novembre 12 Lunedì calendario

ESSERE MONARCHICI IN ITALIA E REPUBBLICANI IN AUSTRALIA

Mi interesserebbe sapere quale è la situazione dei «nostalgici» monarchici in Italia? Auspicano ancora il ritorno della casa di Savoia o si sono dati per vinti? Qui in Australia i «nostalgici» dell’Impero britannico continuano la loro campagna per la conservazione della monarchia inglese, una campagna che finiranno inevitabilmente per perdere. L’Australia è un Paese moderno, progressista e multiculturale dove sono rappresentati ben 200 gruppi etnici da ogni parte del mondo. Tuttavia abbiamo ancora il retaggio degli anni coloniali e il nostro capo di Stato è ancora la Regina di Inghilterra, malgrado in effetti non abbia alcun potere. Il nostro Movimento Repubblicano, di cui sono stata una delle fondatrici, perse il referendum sulla Repubblica del 1999 con 45% dei voti per la repubblica e 55% per la monarchia. Sarebbe troppo lungo spiegarne i motivi.
Franca Arena
Sydney (Australia)
Cara Signora, grazie per le sue notizie sul movimento repubblicano in Australia. Ho sempre pensato che i sentimenti monarchici degli australiani fossero ispirati soprattutto dal desiderio di conservare un legame ideale e culturale con il Paese d’origine. Il risultato del voto del 1999 sembra suggerire che questo sentimento, fra gli immigrati delle ultime generazioni e i loro discendenti, si sia alquanto affievolito.
Quanto all’atteggiamento degli italiani di fronte alla monarchia, le ricordo che la vittoria della Repubblica nel referendum del 1946 non fu plebiscitaria (12.717.923 contro 10.719.284) e che il risultato sarebbe stato probabilmente diverso se il referendum avesse atteso il ritorno dei prigionieri di guerra ancora detenuti nei campi di concentramento alleati. Nel giugno del 1946 vi era quindi nel Paese, soprattutto al Sud, un consistente numero di elettori monarchici, ma re Umberto e i suoi sostenitori dettero in quelle circostanze una prova di buon senso e al Paese fu evitato il trauma di una elezione violentemente contestata. Negli anni seguenti vi fu un partito monarchico rappresentato in Parlamento che ebbe un certo ruolo nella politica nazionale. Ma si trattò di un problema generazionale destinato a divenire, col passare del tempo, sempre meno importante. Esistono ancora gruppi monarchici che difendono dignitosamente le loro convinzioni e tradizioni, ma il ritorno dei Savoia, nelle condizioni presenti del Paese, è inimmaginabile. Aggiungo che il figlio e il nipote di Umberto (Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto) hanno contribuito a rendere questa prospettiva ancora più improbabile.
Resta aperta la discussione sulla parte dei Savoia nella storia dell’Unificazione e della creazione dello Stato nazionale. Credo che siano stati decisivi e che gli italiani, se vogliono essere consapevoli del loro passato, abbiano interesse a riconoscerlo. Ma le celebrazioni del 150° anniversario non mi sono sembrate incoraggianti. Vi sono meridionali che rimpiangono i Borbone, cattolici che sognano il papa re, toscani che pensano con rimpianto al granduca, veneti che si considerano cittadini della Serenissima, giuliani che si proclamano ancora leali sudditi della Duplice monarchia, mazziniani per cui la monarchia dei Savoia è sempre stata una iattura. Temo che molti italiani, cara Signora, non riescano a fare la pace con il loro passato.
Sergio Romano