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 2012  novembre 12 Lunedì calendario

DEBUTTANTI AL BALLO CON I CADETTI. IL MITO CHE RITORNA IN EUROPA

La quadriglia parte a mezzanotte nella Galleria Grande della reggia settecentesca di Venaria Reale. E le venti cenerentole in fiore arrivate da tutta Italia per diventare principesse di una notte si scatenano nei vaporosi abiti bianchi e micro coroncina in testa in quel ballo un po’ fané che subito scoprono essere «molto più divertente del solito trenino». Barbara ha 22 anni, viene da Brescia e ha due tatoo un po’ sbiaditi, una farfalla e un piccolo sole, che occhieggiano sulla spalla nuda anche se hanno cercato di coprirglieli un po’ con la crema del trucco. Insieme a lei danzano e galoppano la rossa Arianna, la più festeggiata, 18 anni che si stanno compiendo; la bionda Maria Luisa «prima ballerina», quella che nelle prove si è rivelata la più dotata e destinata a qualche assolo; e la bruna Maria Antonietta che viene dalla Sicilia, diciotto anni ancora da compiere ma che fin da piccola, quando vedeva «i cartoon con le principesse», aspettava questo momento per essere lei finalmente al centro della scena.
E la sera di sabato 10 novembre lo sono state davvero protagoniste, a danzare con i cadetti della Marina Militare valzer e minuetti e a cantare l’inno d’Italia (il Gran Ballo ha avuto anche la benedizione del presidente Napolitano), calate negli abiti disegnati apposta per loro da uno che di vestiti da sposa e da sogno se ne intende come Carlo Pignatelli, che da due anni è lo stilista ufficiale dell’evento («quest’anno ho voluto solo bianco, loro in fondo vogliono quello»), mentre il torinese Franco Curletto pensa alle mise en téte.
Scena anacronistica e un po’ stucchevole, quella appena raccontata, ferma a un periodo ormai cristallizzato nel passato, tanto più che si vivono spiriti di crisi più che di festa? Il debutto in società non è ormai rito d’altri tempi, cui si assoggettavano persino papà complessi e fuori dal comune come Leone Tolstoj che per amore della figlia Tanja va anche lui al ballo per quanto riluttante, come racconta la moglie Sofia? Oggi non si preferiscono riti abbreviati ed emozioni più dirette?
Non si direbbe, a sentire la perentorietà con cui queste ragazze reclamano il diritto a vivere il sogno e a conquistare, a prescindere dalla nobiltà dei lombi, almeno una serata tutta per loro, e ridanno al debutto in società una vis contemporanea: e non sembrano isolate, perché proprio la serie a loro dedicata, Gossip Girl ha visto una intera puntata dedicata alle peripezie di Jenny, cenerentola di Brooklyn, per avere anche lei il debutto Up Town Manhattan. E intanto anche in Italia i balli per debuttanti si moltiplicano un po’ in tutte le città, da Genova a Catania, lo racconta il sito Danza storica, in una frammentazione che spesso si allontana dalla purezza originale, come rimpiange il principe Carlo Giovanelli, ricordando un se stesso poco più che sedicenne al ballo Pallavicini a Palazzo Rospigliosi che rimane nel ricordo italico come il Ballo per eccellenza, anche perché lì la debuttante Paola Ruffo di Calabria conobbe l’allora principe Alberto di Liegi; e ora è regina del Belgio.
Oggi proliferano i balli di nuova generazione, democratici e benefici come quello di Venaria Reale, inventato nel 1993 per Stresa dal notaio novarese Claudio Limontini e ora trasferito a Torino: «L’unico — dice — dei tre balli per debuttanti più importanti in Europa che si svolga in una location perfetta, una reggia vera, perché il primo, quello di Vienna si svolge in un teatro, l’Opera, e quello di Parigi in un albergo, il Crillon».
Una cornice reale per regalare una notte da sogno a ragazze che non se lo potrebbero altrimenti permettere e intorno a cui il Comitato organizzatore del Gran Ballo orchestra una specie di piccolo reality a base di buoni sentimenti: dalla settimana di ritiro a Novara prima del ballo, a imparare comportamento e rudimenti di danza, al cadeau finale: un video per ricordare tutta la vita. Ma il momento clou sono le lettere che le ragazze inviano al Comitato per guadagnarsi la Nomination. In quella lettera si giocano tutto, con frasi perlopiù edificanti: «Vorrei realizzare il sogno di ogni bambina romantica che immagina vestiti vaporosi, palazzi lucenti, cavalieri galanti». Ma c’è anche chi fa la furbina e va a caccia di migliori sentimenti: «Il prossimo anno compirò diciotto anni e si prospetta la solita festa: discoteca, musica-rumore, marionette chiuse in gesti ossessivi che chiamano ballo, e una sostanziale, psichedelica solitudine, che noia!». E chi infine sociologizza: «Cambiano i tempi, le mode, gli schemi mentali, ma per fortuna non tramonta mai quel desiderio di fiabesco che ogni ragazza coltiva sia pure in segreto tra i suoi desideri».
Maria Luisa Agnese