Francesco Specchia, Libero 11/11/2012, 11 novembre 2012
BUNKER, SCIAMANI, ARCO E FRECCE. L’ITALIA SI PREPARA ALL’APOCALISSE
[Chi emigra ad Asiago, chi vive di caccia, chi compra rifugi e maschere antigas Scene catastrofiche per la paura che la crisi economica porti alla fine del mondo] –
L’altopiano di Asiago, un tempo levigata dimora di chissà quali spiriti elementali, diverrà la mitologica Shamballa dei buddisti: l’unico posto al mondo per sfuggire all’Armageddon. Dicono.
Così almeno hanno riferito a Loretta Persichetti, nobildonna toscana ex modella ora cristalloterapeuta e medium, i «maestri asceti» durante l’ora di meditazione. Sicché, Loretta, col cruccio dei giusti, da qualche anno sta facendo e disfacendo le valige nell’attesa della profezia Maya sulla fine del mondo, ma non solo. O Asiago o morte. La storia di Loretta è solo una delle tante che affollano Gli apocalittici italiani, documentario inedito del National Geographic (il 2 dicembre sul canale 403 di Sky), gemminazione naturale de Gli apocalittici. Quest’ultimo è un cult divertente imperniato sui preppers, una manica di pazzi che si «prepara alla fine del mondo», stivando cibo nei bunker, abituandosi a cacciare selvaggina con archi e frecce, magari macerandosi al ralenty sul Voyager di Giacobbo. Quest’inno surreale alla tenacia del vivere, tutto americano, è attizzato dalla paure delle profezie. Ma la situazione italiana/ europea è diversa. Per gli apocalittici italiani i Maya, i terremoti, i cataclismi, sono soltanto l’ultimo dei problemi. Da un sondaggio di GFK-Emer per National Geographic Channel, con l’obiettivo di scoprire le paure degli europei, si scopre infatti che un italiano su due (55%) teme gli effetti della crisi economica. Quindi più Mario Monti, che Kukulkán il terribile serpente piumato dello Yucatan. Per sopravvivere al disastro economico solo il 22,7% degli italiani si costruirebbe un bunker o un magazzino per accumulare cibo.
La maggioranza degli intervistati (54%) si dedicherebbe all’agricoltura, mentre il 27,3% imparerebbe a cacciare o a pescare. In pratica siamo al mito del buon selvaggio rousseauiano che ha appena visto Mad Maxcon Mel Gibson. «L’insicurezza per il futuro è la cifra dell’italiano medio. La crisi porta sempre a comportamenti riproposti, come l’aumento esponenziale delle nascite» commenta Sherin Salvetti, responsabile dei canali tematici Fox Italia, National Geographic e History compresi, «e noi abbiamo voluto indagare sulle strane storie di cui la crisi attiva inusuali reazioni psicologiche». «Inusuali» è un eufemismo. Cristalloterapeuta trottante verso Asiago a parte, qui emerge imperioso, per esempio, il milanese Marco Crotta, consulente informatico di 40 anni, creatore del sito italiano del movimento (www.prepper.it). Crotta, appassionato di arti marziali, è un artista delle prevenzione estrema; dichiara: «Ci prepariamo ad affrontare ogni tipo di emergenza: dall’alluvione al terremoto, dal blackout alle tensioni sociali».
Ecco perché, spesso, di lui s’impossessa una strana frenesia. Che gli fa assemblare fornelletti con uno scolaposate; ricavare caricabatterie da pannelli solari trovati nell’immondizia (machi butta via i pannelli solari?); frugare nei cestini delle chiese per procurarsi la cera come combustibile. Ci sono, tra gli apocalittici, anche Andrea Proietti che da tempo si allena a vivere in montagna senz’acqua e viveri; e il geometra Giuseppe Fasulo residente a Norcia, dove si procaccia il cibo con arco e frecce. Si segnala pure Piero Sangiorgio, di cui è raro non trovare foto in divisa tipo Full Metal Jacket. Sangiorgio, nell’ottobre del 2011 pubblicò il suo manuale Sopravvivere al crollo economico . E tiene sempre a precisare: «Sovrappopolazione, penuria di petrolio e di altre materie prime, diminuzione delle riserve di cibo e di acqua, sbalzi climatici, violente rivolte urbane e guerre, sono le principali insidie che ci attendono nei prossimi dieci anni». Ed ecco perché l’uomo ha allestito uno chalet segreto (ovviamente) come un bunker nelle Alpi svizzere, sorta di rifugio a prova d’ogni apocalisse. Sicché, è tutto uno sventagliare di maschere antigas, balestre, tute mimetiche, derrate liofilizzate o da conserva.
Poi c’è questa storia pazzesca del commercio dei rifugi antiatomici in Italia. La Matex Security di Pontedera ha dichiarato di aver visto «triplicare le richieste rispetto al 2009»; i clienti sono «commercianti, industriali e anche parlamentari» coperti da segreto. I bunker si costruiscono sugli Appennini, in Toscana, sulle colline di Asti. Addirittura «un industriale romano ha venduto casa al mare per farsi il bunker in montagna». L’azienda Bunker 2012 offre, commercialmente, diverse soluzioni: dalla realizzazione di panic-room in aree protette di casa, fino ai bunker statici in cemento armato, a prova di fughe radioattive e tempeste solari. Prezzi da 300 a 700 mila euro; 18 mila per la versione portatile a tenda. Tutto questo, indirettamente, per le paure ancestrali legate a Monti. Pensa se, poi, le elezioni le vincesse Grillo...