Nino Sunseri, Libero 11/11/2012, 11 novembre 2012
IL RE DEL VINO SU CARTA ALLA CONQUISTA DEL DRAGONE
[Botrè lancia la rivista «Spirito diVino» in cinese con sede a Hong Kong «Grande opportunità per le nostre aziende, è un mercato immenso»] –
Una vita sempre al massimo. Senza mai togliere il piede dall’acceleratore. Ma con la lealtà dello sportivo di rango. Lo dicono le foto del suo ufficio: il Bluebird che sul Lago salato cerca di battere il record di velocità terrestre con nessun altro scopo, da parte di conduttori e costruttori, se non portare un po’ più in alto la soglia del coraggio. Le Gran Turismo che ama guidare in circuito. Il grafico della telemetria utilizzata dagli ingegneri ai box per controllare le prestazioni del pilota e della vettura in gara. E se non avesse fatto tutto così di corsa Franz Botrè, 57 anni di Bresso, non ce l’avrebbe certo fatta, partendo da semplice tipografo quattordicenne, a diventare editore di prestigio e arbiter elgantiarum internazionale dopo essere stato creatore di giornali e di stili di vita per grandi case editrici come Rcs, Rusconi, Class.
Adesso l’ultima sfida: portare lesue creature di carta stampata in Asia. Fanno capo al gruppo Swan: 4,5 milioni di fatturato, 22 dipendenti, di cui nove giornalisti. Franz Botrè è il proprietario e ha chiamato nell’azionariato i suoi più stretti collaboratori: Gianluca Tenti (arrivato l’anno scorso da Il Giornale), Enzo Rizzo e Guido Daelli, che segue direttamente il progetto Cina. Le testate: Monsieur l’ammiraglia (22 mila copie) e la prima creatura dell’avventura imprenditoriale. Due allegati: Mestieri d’Arte e Arbiter. Ma soprattutto Spirito di Vino (32 mila copie) con il quale Botrè va in Cina. La nuova sfida. La puntata grossa in un area che non è solo l’officina del mondo ma adesso qualcosa più di una promessa per i consumi di lusso. Un modo per diventare ambasciatore del made in Italy nell’economia mondiale a più alta crescita. Ma anche una scelta per combattere, investendo ancora, la crisi della carta stampata che si è abbattuta sull’Europa.
CULTURA E QUALITÀ
Il bimestrale sulla cultura e sulla qualità per il «luxury wine-style» sbarcherà in Estremo Oriente. Inizialmente in lingua inglese per essere distribuito nelle principali capitali internazionali dell’area. Poi, a partire dall’anno prossimo, nell’intera Great China. Sarà pubblicato in cinese semplificato per tenere conto delle differenze linguistiche nell’immenso Paese. A prepararlo una redazione formata da tre giornalisti e un grafico. Forniranno un terzo del giornale mentre il resto sarà prodotto a Milano. L’annuncio della nuova iniziativa unito al lancio della rivista è stato fatto da Botrè a Hong Kong durante la tre giorni dei Grandi Cru d’Italia. «L’iniziativa» spiega «è nata su impulso di un gruppo di imprenditori cinesi che importano da diversi anni beni di lusso».
LA JOINT VENTURE
Una storia che ricorda una parabola americana più che milanese. Una «way of life» giocata sui Navigli. I cinesi che, a gennaio, ordinano 800 copie di Spirito di Vino e di Monsieur e «pagano in tre giorni». L’analisi del prodotto, e poi a maggio la proposta: una joint venture per lanciare Spirito di Vino in cinese con redazione a Hong Kong. Botrè nominato responsabile della joint venture oltre che direttore della rivista. «Secondo una recente ricerca di mercato» dice «i ricchi cinesi chiedono vini di qualità sempre più alta e vogliono conoscere le peculiarità di ogni produzione, prima di decidere acquisti che possono velocemente trasformarsi in investimenti per migliaia di bottiglie». Un approccio di distinzione. Tutta un’altra storia rispetto al mercato russo, avvezzo ad acquistare la bottiglia più cara spesso senza capire di cosa si tratta.
Tra Hong Kong e Cina in questi mesi fioriscono centinaia di enoteche. Un fenomeno gigantesco, come tutto quello che riguarda la Repubblica Popolare. «Ci rivolgiamo ai big spender, il 5% della popolazione, 110 milioni di persone che vivono il vino come una vera passione, ma chiedono di raffinarsi facendosi una cultura del prodotto». Il vino italiano è in ritardo: i ricchi cinesi bevono soprattutto superalcolici e grandi marchi internazionali (70%). I francesi spadroneggiano con i loro potenti rossi. Solo l’1,6% del consumo riguarda le altre etichette mondiali compresa l’Italia. «Per i vini italiani questa nostra esperienza è una straordinaria opportunità».
LA SCOMMESSA
Un scommessa non facilissima dal punto di vista organizzativo, a partire dall’impegno di coordinare da Milano una redazione a Hong Kong che pensa in inglese e parla in cinese. Soprattutto considerando le dimensioni del gruppo. Tanto più che, oltre ai giornali, verranno realizzate grandi pubblicazioni da vendere nelle librerie della Great China dedicate ai «terroir» più famosi del mondo: Borgogna, Bordeaux, Champagne ma anche quelli nazionali come Franciacorta (di cui già esiste l’edizione in italiano).
LUSSO E CURA ARTIGIANALE
Appassionato di auto di grande lignaggio, Botrè ha costruito intorno al lusso e alla qualità la sua carriera imprenditoriale: «Vorrei che fra venticinque anni, guardando i miei giornali, il pubblico restasse ammirato per la cura artigianale con cui sono stati realizzati». Cultore delle sfide estreme e raffinato gourmet (sebbene non disdegni merende con pane, salame e lambrusco), attraverso i suoi mensili patinati sa parlare di lusso senza scadere nell’ovvio o nell’ostentazione. Il mantra si chiama coraggio, lealtà e sfida. Il nirvana passeggiare a tarda notte a Milano intorno a Santa Maria delle Grazie mordicchiando il sigaro più amato, un Vegas Robaina, con il fedele labrador al guinzaglio.