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 2012  novembre 10 Sabato calendario

STORIA GLI ANNI 70 DI BIANCONI [E

ai bambini arrivò la notizia di “piombo”] –
Raccontare gli Anni 70 attraverso lo sguardo di chi allora era bambino. Sono i figli delle vittime di allora i protagonisti di questo libro, bello e intenso, di Giovanni Bianconi. I loro padri morirono allora: ammazzati dai terroristi, fatti esplodere dalle bombe delle stragi, bersagli spesso inconsapevoli di una politica diventata violenza armata.
Di quei bambini Bianconi ci racconta il brusco passaggio da una dimensione familiare calda e protettiva all’incubo dell’essere orfani, in preda a un lutto difficile da elaborare perché tropo spesso a quelle morti sono ancorati misteri e reticenze che impediscono di perdonare, di accettare, di trasformare il dolore in consapevolezza. Erano tutte infanzie felici e spensierate. Poi arrivò «la notizia».
Bianconi è bravissimo nel raccontarci il modo in cui ognuno dei bambini fu informato dell’omicidio del padre, ma anche a raccontarci «il dopo», le loro vite segnate per sempre: diventare grandi, andare a scuola, laurearsi, inserirsi nella società, ma sempre con quell’ombra che si allungava dal passato a ghermirne i ricordi e le emozioni. Nessuna di quelle vicende si concluse infatti con la morte e il lutto; lunghi processi scaraventavano gli ex bambini nelle aule giudiziarie, rinnovandone la sofferenza: davanti avevano gli assassini dei loro padri, ma vedevano sfilare anche uomini potenti, rappresentanti di uno Stato immemore che si sottraeva all’elementare richiesta della verità e della giustizia. E’ stato così per gli orfani delle stragi di Piazza Fontana e di Brescia. Ma è stato così anche per la figlia di Graziano Giralucci che per «capire» la morte del padre ha dovuto studiarsi gli Anni 70, cercare di comprendere il fascismo del padre per poi soccombere, impietrita, di fronte alla foto di Fabrizio Pelli, morto in carcere di leucemia e assassino di Graziano Giralucci. Michele Bontempi, (il padre era in Piazza della Loggia) ha fatto l’avvocato. Massimo Coco, figlio del magistrato Francesco, è diventato musicista. Senza poter dimenticare. Come tutti gli altri.
Di racconti delle vittime e dei loro familiari esiste ormai una bibliografia molto vasta, tanto da attribuire agli anni di piombo una dimensione quasi domestica, trasformandoli in una sorta di tragica saga familiare. Ma il libro di Bianconi è qualcosa di più. Ai racconti delle vittime si intrecciano sempre gli scenari complessivi in cui avvennero gli omicidi e le stragi. Se ne inseguono i risvolti processuali, si svelano i destini (tragicamente segnati da decenni di carcere) degli assassini di cui si conosce l’identità, ma soprattutto si mettono in relazione quelle morti con la «normalità» dell’Italia di allora.
A ogni colpo, a ogni bomba corrisponde la telecronaca di una partita di calcio, oppure un concerto una trasmissione televisiva, uno scandalo finanziario, una notizia di cronaca nera. E qui il lettore è come colto da un senso di straniamento. Nel 1978, l’anno dell’uccisione di Moro, il punto più alto dell’offensiva delle Brigate Rosse, usciva nelle nostre sale cinematografiche La febbre del sabato sera con uno scatenato John Travolta. I locali da ballo aumentarono del 50 per cento in un anno. Nelle discoteche (e nelle curve degli stadi) si spegneva la febbre di partecipazione politica dei giovani degli Anni 70. E per i bambini orfani della violenza diventò ancora più difficile capire perché i loro padri fossero stati sacrificati, bersagli simbolo di un mondo che stava per scomparire definitivamente insieme al Novecento.