Michele Brambilla, La Stampa 10/11/2012, 10 novembre 2012
“IL CAVALIERE È PRONTO A TORNARE ANGELINO LO CHIAMI SUBITO E CHIUDA COL TRADITORE GIANFRANCO”
[Santanchè: “Io come la Le Pen? Per me non è un’offesa”] –
Daniela Santanchè c’era, l’altro ieri a palazzo Grazioli, in quello che qualcuno ha definito «il 25 luglio di Berlusconi». Dice di aver capito, una volta di più, che «il Cavaliere è un grande uomo». E ad Angelino Alfano, che ha contestato il capo, non le manda a dire. «Vorrei», dice, «fare un appello al segretario del Pdl».
Che appello?
«Vorrei che Alfano chiedesse a Berlusconi, in forma ufficiale e solenne a nome di tutto il partito, di scendere in campo. Vorrei che lo facesse subito, convocando un ufficio di presidenza».
Ma non potrebbe essere lo stesso Berlusconi a sciogliere il dubbio sulla sua candidatura?
«No, è il partito che glielo deve chiedere. Mi aspettavo che Alfano lo facesse già giovedì».
Perché è così importante che sia il partito a prendere l’iniziativa?
«Perché nessuno di noi deve avere il dubbio che, partecipando alle primarie, si faccia qualcosa contro Berlusconi. Solo se lui, dopo una richiesta solenne del partito, dice “grazie ma è venuto il momento che corra qualcun altro”, ecco, soltanto se c’è questa chiarezza si possono fare le primarie».
Primarie alle quali correrà anche lei...
«Solo se Berlusconi dice che non si candida. Altrimenti non ci sto».
Visto da fuori, sembra incomprensibile che un uomo come Berlusconi abbia bisogno che sia il partito a chiedergli di candidarsi.
«Lei dice così perché ha in mente un’immagine di Berlusconi che non corrisponde a quella reale. Tutti pensano che lui sia un dittatore. Ma nella sua vita politica Berlusconi non ha mai voluto esercitare il comando. Non sto dicendo che non sappia comandare: sto dicendo che non vuole comandare. Lui vuole convincere, non costringere. Non l’ho mai visto imporre una sua scelta al partito».
Ma secondo lei se il Pdl glielo chiede, Berlusconi si candida?
«Credo proprio sì. Per senso di responsabilità. Un altro Berlusconi noi non ce l’abbiamo e lui lo sa».
E l’annunciato «dinosauro da estrarre dal cilindro»?
«Secondo me è lui».
L’ipotesi di una lista del Cavaliere separata dal Pdl?
«Berlusconi non farà una lista sua se lo mettiamo nelle condizioni di non farla. Per questo mi appello al senso di responsabilità di Alfano».
A proposito di Alfano: che cosa ha pensato di quella battuta sui «barzellettieri»?
«L’ho trovata di pessimo gusto. Ma la cosa più grave di Alfano è un’altra».
Cioè?
«Non ha ancora risposto a Fini, il quale ha detto che con un Pdl senza Berlusconi si può collaborare. Ecco, faccio un altro appello ad Alfano: che risponda subito a Fini. Il quale, prima di tutto, dovrebbe chiedere scusa a Berlusconi e a tutti gli elettori del Pdl. Fini è il traditore. È il responsabile di quello che gli italiani stanno vivendo: la sospensione della democrazia, il governo tecnico...».
Lei Fini non lo perdonerebbe mai, vero?
«Per essere perdonati bisogna chiedere perdono. Invece Fini manda messaggi come per dire: avevo ragione io. Ma Alfano non si rende conto che quello di Fini è il bacio della morte».
Ci sarà il marchio Pdl alle prossime elezioni?
«Sicuramente no. Anche giovedì si è deciso di cambiare nome».
Come si chiamerà il nuovo partito?
«Dipendesse da me, semplicemente “centrodestra”».
Centrodestra? Ma Mariastella Gelmini dice che lei è una donna di estrema destra. L’ha paragonata a Marine Le Pen.
«Alla Gelmini rispondo così: io vorrei morire berlusconiana, non democristiana. E poi essere paragonata a Marine Le Pen per me non è un’offesa».