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 2012  novembre 11 Domenica calendario

L’ESEMPIO DI NATOBUONO E I MONUMENTI AL NULLA

UN CAMPETTO in Brianza, domenica scorsa. Si gioca Triuggese-Nino Ronco, girone T di Seconda categoria, penultimo gradino della scala. Più giù c’è solo la Terza categoria, senza retrocessioni. Sulla panchina degli ospiti è seduto Francesco Natobuono, tifoso del Napoli, all’attivo 10 promozioni negli ultimi 11 campionati. A Ornago l’hanno ingaggiato nella speranza che ottenga l’undicesima su dodici. A Triuggio è in ballo il quarto posto. Al 24’pt la Triuggese è già avanti di un gol (Rocca al 7’) e il suo centravanti si butta in area. Il difensore Davide Verderio, già ammonito per gioco scorretto, lo insulta e gli dà uno spintone. L’arbitro non s’accorge di nulla. Natobuono richiama la sua attenzione e gli dice che Verderio è da ammonire per comportamento antisportivo. L’arbitro estrae il cartellino giallo e Natobuono gli ricorda che è il secondo, quindi espulsione automatica. La Nino Ronco gioca in dieci e pareggia all’ultimo minuto con N’Douba.
Questa storia è uscita giovedì su Repubblica, ma solo nelle pagine milanesi. Ho pensato che fosse utile farla conoscere in un’area più vasta. Un po’ perché a Milano piove, fa freddo e ho da poco letto sul Corsera del nuovo libro di Giacomo Poretti (più noto nei panni di
Tafazzi) e di una sua definizione di Milano: “Una città dove ci sono più semafori che alberi, più discoteche che licei classici, più happy hour che librerie”. Un po’ perché ho letto sul Venerdì che a Milano i veri poveri sono centomila, raddoppiati in un anno quelli che fanno la fila per mangiare qualcosa gratuitamente nelle sedi delle associazioni laiche o religiose. Sono 18 le mense gratuite. Un po’ per queste due cose, ma soprattutto perché le belle notizie, quelle che creano un po’ di calore, è necessario farle circolare. Non importa se sia serie A o Seconda categoria. So bene che l’argomento del giorno è il twitter della moglie di Sneijder, ma preferisco dare spazio a Francesco Natobuono. Che a fine partita ha commentato: “O si gioca pulito, rispettando le regole, oppure non si gioca. Tutti vogliamo vincere, ma siamo qui per imparare anche il rispetto degli altri. In quell’istante non ho certo pensato ai punti. Era il minimo che potessi fare e lo rifarei”. Piccole note a margine: Verderio reagisce, sbagliando, a una simulazione degli avversari. Il suo allenatore non la considera un’attenuante. Prima di tutto, il rispetto delle regole. Bravo allenatore (8) Natobuono, di quelli che aiutano un giocatore a crescere. A rimpicciolirlo provvederanno nelle categorie superiori. Infine, chi era Nino Ronco. Un ciclista, nato a Ornago nel 1917, molte vittorie da dilettante (114) e, da professionista, gregario di Magni nei Giri del 1947 e ’48. Cadde il 15 luglio del ’48 al Giro di Lorena e morì qualche giorno dopo all’ospedale di Nancy.
Dalla Seconda divisione alla Nazionale. Vorrei sapere da chi è partita l’idea per dare un voto personalizzato (7,5). Mercoledì a Parma l’amichevole con la Francia prevede l’ingresso gratuito per le donne e il rilancio della campagna contro la violenza sulle donne che è “un problema degli uomini”, recita lo slogan. Più che un problema, risolto spesso col sangue altrui, a me sembra un’odiosa specializzazione, ma insomma quello che conta è non far finta di nulla e cominciare a capire che la violenza non è solo fisica. A violenze molto più blande e circoscritte a uomini su un campo di calcio ben più importante di quello di Triuggio, cioè alla capocciata di Zidane a Materazzi alla finale di Berlino, s’è ispirato lo scultore algerino Abdel Abdessemed. Il plastico gruppo, alto cinque metri, è esposto davanti al Centre Pompidou. Turista a Parigi, Materazzi si è fatto fotografare ai piedi del monumento e molti tifosi francesi hanno protestato “per l’ennesima provocazione”. A me la provocazione, o il cattivo gusto, sembra consistere invece nell’aver piazzato in quel punto centralissimo, da mesi, quel monumento. Sarà che sono cresciuto in tempi in cui i monumenti, esclusi quelli ai caduti in guerra, si erigevano a memoria di Garibaldi, di Michelangelo, di Verdi, di Trilussa, insomma qualcosa bisognava aver fatto o, se vogliamo enfatizzare, qualcosa di utile all’immagine della patria. Il 7 gennaio questo assurdo monumento verrà rimosso. Non ci trovo niente di spiritoso né di grande né di memorabile. Poi penso che vivo in un’Italia che ha eretto un monumento al generale Graziani e chiudo il becco.