Guido Andruetto, la Repubblica 10/11/2012, 10 novembre 2012
TINTO BRASS “LA FEDELTÀ DI COPPIA OGGIÈ LA VERA TRASGRESSIONE”
[Il regista (dell’eros) spiega i piaceri di un amore durato tutta la vita] –
Nel rapporto con la donna amata lui è sempre stato fedele, «anzi fedelissimo », e continua a esserlo ancora, al di là delle apparenze e della finzione. Alla soglia degli ottant’anni, Tinto Brass accantona tutti gli artifici messi in campo per i suoi film, e lascia parlare l’uomo innamorato della vita, soprattutto della vita di coppia, «che può e deve durare a lungo», dice il regista.
Il maestro del cinema erotico (fra gli altri La chiave, Capriccio, Trasgredire e Fallo) e della trasgressione in technicolor, l’eterno provocatore che esordì alla regia negli anni Sessanta dirigendo alcuni lungometraggi prevalentemente incentrati su tematiche politico-sociali, sembra divertirsi molto, adesso, a scompaginare le carte e a riscrivere la propria storia, mettendone in luce quel lato che fino ad oggi era rimasto più in ombra: la fedeltà.
«Una dimensione dell’amore con cui ho molta più confidenza di quanto si possa immaginare — racconta Brass, seduto nel salotto della sua bella casa romana, dove vive in profonda simbiosi con il suo cinema, sommerso da faldoni di sceneggiature e scatoloni di foto di scena — perché se guardo alla mia vita, devo ammettere che in fondo sono un uomo che da sempre coltiva la vocazione della coppia. Sono stato legato a una sola donna per oltre cinquant’anni, fino alla sua morte: mia moglie Tinta è stata il motore della mia esistenza, il pozzo delle mie certezze, l’allucinogeno dei miei sogni, e anche il fiammifero della mia lussuria. Con lei il dovere coniugale è sempre stato un piacere, non l’abbiamo mai vissuto come un’imposizione».
L’unione fra il regista veneziano e la consorte Carla Cipriani detta “Tinta”, sorella del patron dell’Harry’s Bar, Arrigo Cipriani, è stata infatti il grande libro aperto da cui Brass ha estrapolato la sua idea attuale di coppia perfetta: «C’era tra noi uno straordinario rapporto di complicità — confessa — un’intesa che veniva alimentata continuamente dal desiderio.
Anche nella sfera sessuale ci divertivamo a spingere i nostri rapporti oltre ogni limite, e tra noi il sesso è comunque rimasto il legame più forte.
Perciò dico che se una relazione amorosa si costruisce su queste basi, può durare in eterno. Infatti la scomparsa di Tinta ha creato un vuoto immenso dentro di me e nella mia vita, mi è mancata soprattutto la sua allegria, ma con il tempo sono stato capace di trasformare la nostalgia in nuovi progetti sia di lavoro che esistenziali». Neanche i gravi problemi di salute che il regista ha dovuto affrontare in questi ultimi due anni, in seguito a un grave incidente che gli provocò un’emorragia cerebrale, hanno tolto ossigeno alla sua fedeltà verso l’amore, il sesso, il cinema e la vita. Suona come un’eresia, ma fedeltà è proprio la parola chiave per entrare nella nuova visione che Brass ha non solo della relazione di coppia, ma anche dei rapporti interpersonali e del fare cinema nel nostro tempo. «Essere fedeli non significa per forza rinunciare alla gioia e all’eros — chiarisce il regista di Così fan tutte, film erotico del 1991 ormai di culto, con una seducente Claudia Koll — ciò che addormenta la passione in una coppia è l’abitudine. Per questo vedo nella fantasia, che infiamma i sensi e alimenta la curiosità reciproca, il migliore antidoto al tradimento». E qui il nuovo Brass non tradisce il vecchio: «Non ho cambiato registro, per me l’amore è un sentimento che si esprime col linguaggio del sesso. Non basta dire ti amo. Se non c’è sesso, non si può parlare d’amore. Sarà affetto, amicizia, simpatia, altre cose. Alle parole devono corrispondere i fatti, e il sesso è amore audace, va stimolato».
Eccolo allora il decalogo della fedeltà coniugale secondo Brass, quasi un menu: «Mi verrebbe da consigliare a tutte le coppie una dieta che privilegi i cibi molto afrodisiaci, penso a quelli della cucina veneta, come il baccalà mantecato, le molecche, le seppie. Sono piatti che fanno un gran bene all’amore. Venezia in questo è stata per me una grande scuola: all’Harry’s Bar conobbi Tinta, che lavorava alla cassa. È stato proprio là che una mattina, all’ora di colazione, la vidi per la prima volta. Piccola, tutta tette e culo, un viso dai tratti minuti. Gli occhi grandi, con uno sguardo intenso e malizioso, la rendevano molto provocante. Fu lei a rompere il ghiaccio». Sono ricordi che riaffiorano anche in una biografia che uscirà a inizio 2013 per l’editrice Tea con il titolo Ma io vedo più in là, a cura di Caterina Varzi (protagonista di Hotel Courbet, del 2009), ultima musa e oggi fedele compagna di avventure di Brass, cui starà accanto anche durante la serata che il Festival dell’Autunno di Catanzaro dedicherà al maestro del cinema erotico il prossimo 24 novembre, proprio sul tema dell’eros. «Caterina è una di quelle donne che incontri quando la vita vuole farti un regalo — confessa — sono prigioniero di un sorriso che dice e non dice, dell’espressività del suo volto bellissimo. Averla intorno sta riempiendo di calore il mio tempo. E in un mondo dove le relazioni personali seguono lo schema dei prodotti di consumo, l’amore oggi è la vera trasgressione». Da qui comincia la rivoluzione del pensiero di Brass. «La fedeltà, anche a noi stessi, è un diritto e un dovere — dice — e se si è coerenti ci si trova bene sempre. E riveste un valore importante anche nell’amicizia. Nella mia vita non ho avuto tanti amici, ma a tutti sono stato sempre fedele: a Roberto Rossellini in particolare, che è stato per me un maestro di cinema e di vita, e a Michelangelo Antonioni, con cui trascorrevo tutte la domeniche a casa mia. Eravamo molto legati, e considero il nostro rapporto una testimonianza totale di fedeltà».
Resta accesa ancora un’altra fiamma, nel cuore di Brass: il cinema. «È la mia unica vera fede. Ho lottato per la realizzazione delle miei aspirazioni e dei miei sogni cercando di essere me stesso il più possibile. Non ho avuto mai paura di usare parole come libertà. Una libertà che ho sempre cercato e pagato a caro prezzo con incomprensioni, isolamento e censura. Ma di questo non ho sofferto».