F. Bei, la Repubblica 10/11/2012, 10 novembre 2012
E SILVIO DISSE A RICCI: FAMMI PARLARE CON GRILLO
[La rivelazione contenuta nel libro di Angelo Polimeno: così il Cavaliere ha chiesto la mediazione al padre di “Striscia la notizia”] –
Che Berlusconi “annusasse” Grillo, che lo stesse studiando, imitando persino, era chiaro da tempo. Come scrisse Repubblica già nel maggio scorso, dopo la vittoria grillina a Parma, il Cavaliere si lasciò andare a una privata esaltazione del nuovo fenomeno: «Quel Grillo piace, dovremmo essere come lui». Quello che non si sapeva è che l’ex premier avesse tentato di avere un incontro con l’ex comico. Magari per combinare qualcosa insieme.
La rivelazione è contenuta nel nuovo libro del giornalista del Tg1 Angelo Polimeno, Repubblica Atto Terzo (Mursia), in un passaggio dedicato al rapporto fra Berlusconi e il fondatore del Mo-Vimento 5 Stelle: «Lui ha in mente Grillo. Vuole incontrarlo, parlargli, forse addirittura sondare il terreno per un accordo in vista delle elezioni». E a chi si sarebbe rivolto il Cavaliere per avvicinare il leader del M5S? A una sua vecchia conoscenza, Antonio Ricci. L’ideatore del tg satirico Striscia La Notizia è di Albenga, dunque «sangue ligure — nota Polimeno — come l’ex comico genovese». A Ricci «viene affidato il compito, nel più assoluto riserbo, di organizzare il faccia a faccia». Un ex ministro dell’ultimo governo, di cui l’autore del libro non fa il nome, conferma la circostanza: «È vero. Silvio ne ha parlato anche a me. Ma poi, non so per quali ragioni, lui e Grillo non si sono visti ». Del resto anche Dagospia, lo scorso agosto, pubblicò un’indiscrezione, smentita da Ricci, che batteva la stessa pista. Nel saggio di Polimeno, nella puntigliosa ricostruzione dei principali passaggi politici dell’ultimo ventennio, colpisce anche un’altra rivelazione. A parlare questa volta è Gianfranco Fini, che ripercorre le tappe della rottura con Berlusconi. Così si viene a sapere che dopo la direzione nazionale del Pdl (quella del «che fai, mi cacci? »), i colonnelli di An, che poi restarono nel Pdl, chiamarono il loro leader per solidarizzare: «Mi avevano chiamato — sostiene Fini — o erano venuti a dirmi: “Bravo, complimenti, gliele hai cantate, non se ne può davvero più!”». Il presidente della Camera ammette anche un errore alla nascita di Fli: «Per ufficializzare il riconoscimento di Fli quale terza gamba della maggioranza non serviva chiedere a Berlusconi di andare al Quirinale a dimettersi per poi dar vita a un nuovo governo ». Un errore non da poco, che portò Fli alla sconfitta del 14 dicembre 2010. Avendo Berlusconi (e Verdini) avuto più di un mese per racimolare alla Camera i 314 voti necessari a galleggiare un altro anno.