Ranieri Polese, Corriere della Sera 11/11/2012, 11 novembre 2012
IL CINEMA, GLI ARTISTI, LA MODA. LE FOTO DI UN SECOLO ITALIANO
Trecento foto degli archivi dell’International Herald Tribune saranno vendute all’asta il 19 novembre a Parigi, all’Hôtel Drouot. 125 di queste sono in mostra fino a lunedì, tante quanti sono gli anni di vita del giornale nato nel 1887 come Paris Herald. Sono fotografie che recano i segni della pubblicazione, biffate, con le annotazioni tipografiche, a volte con curiosi interventi come per la foto di Marilyn alla prima del Principe e la ballerina, a New York, con il marito Arthur Miller: un ignoto impaginatore ha scarabocchiato il volto di Miller tramutandolo in un pupazzo con occhiali e farfallino. Ragion per cui la foto partirà da una base d’asta molto alta, fra 4 e 5 mila euro. Senso della mostra è far leggere «la storia del mondo attraverso gli occhi dell’International Herald Tribune» dice il direttore del giornale Stephen Dunbar Johnson. Si va dagli anni che precedono la Prima guerra mondiale ai totalitarismi europei; dal New Deal di Roosevelt all’intervento americano in Europa (Eisenhower e Patton); dal breve sogno di J. F. Kennedy a Nixon e Reagan. Ma sempre con uno sguardo molto attento a cultura arte spettacolo e costume. Uno sguardo, inutile dirlo, che ha Parigi (e gli Stati Uniti) come riferimento primo (del resto per i cinéphiles di una certa età quel giornale è legato a Godard, Fino all’ultimo respiro, 1960, con Jean Seberg che vende le copie dell’Iht sugli Champs Elysées). Da qui la generosa carrellata di scrittori musicisti attori artisti fioriti sulle rive della Senna: Sartre e Beauvoir, Truffaut e Deneuve, Chagall, Picasso, Cocteau. Senza dimenticare la Lost Generation degli americani a Parigi, Gertrude Stein, Sylvia Beach e la sua libreria, Henry Miller, Ernest Hemingway.
Ma c’è anche l’Italia in questa panoramica. Si comincia con Mussolini, due foto, la prima del 21 aprile 1929 con il duce a cavallo che assiste alla sfilata delle camicie nere per il Natale di Roma (base d’asta, 2500-3000 euro, molto più che Hitler, Stalin, De Gaulle), l’altra del 1937 con il capo del governo alla stazione con Goering. Non c’è nessun papa in questa galleria. L’unico scrittore è Pasolini (1969), per la musica c’è un giovane Claudio Abbado (1972) e c’è la Callas, fotografata a Delfi, durante la fatale crociera in cui divampò l’amore per Onassis. Molto meglio, invece, si piazza il cinema, con divi divine e registi, come se da Parigi si leggesse la storia italiana attraverso la grande metafora della nostra cinematografia. Ecco Fellini, durante le riprese di Roma (1971); ma quindici anni prima c’è una immagine di Giulietta Masina, premiata con una Victoire du cinéma per La strada. E collegata a Fellini è pure la foto di Ingmar Bergman, a Cinecittà per un incontro col grande Federico (il film in comune non fu mai realizzato): il regista del Settimo sigillo si lascia ritrarre su una biga d’oro utilizzata forse in Ben Hur. Nel 1960, Mastroianni e Claudia Cardinale sono fotografati sul set del Bell’Antonio di Bolognini. L’anno prima, una Loren spettinata dal vento, con due macchine fotografiche, lancia sguardi furenti. Pochi anni dopo, invece, si fa pettinare dal re dei coiffeurs parigini, Alexandre (il creatore dell’acconciatura di Liz Taylor in Cleopatra), specializzato in monumentali chignon. La didascalia ci avverte che Sophia si è affidata alle cure di Alexandre più di 500 volte. Bertolucci compare accanto a Trintignant sul set del Conformista, mentre di Antonioni ci si ricorda per via di Blow up: fra gli invitati alla prima mondiale a New York nel 1966 c’è Andy Warhol. E per De Sica c’è un solo fotogramma, da un film molto minore, Caccia alla volpe (1966), con il ladro Peter Sellers in carcere appoggiato al muro su cui spicca l’immagine di Giovanni XXIII. Forse la foto più struggente è quella di Henry Moore sugli spalti del Forte Belvedere a Firenze dove nel 1972 fu allestita una fortunata mostra delle sue opere. Cupo, pensieroso, il maestro volta le spalle al panorama da cartolina quasi a farci capire che lui non era un inglese in cerca di una Camera con vista.
Ranieri Polese