Paolo Valentino, Corriere della Sera 11/11/2012, 11 novembre 2012
ATLETICA, PRIMA DELLA CLASSE, DUE FIGLI. LA SEDUZIONE DI UNA «DONNA PERFETTA» — È
facile adesso liquidarla con ironia un po’ maschilista come la donna che ha dato un nuovo significato al termine «embedded» in Afghanistan. Ma Paula Broadwell, l’autrice che ha fatto perdere la testa a David Petraeus, padre di ogni virtù e sobrietà, al punto da costargli la direzione della Cia e l’intera carriera, è un’eccellenza. Una personalità dai molti talenti, con una biografia personale così ricca di successi e di traguardi, da risultare sbalorditiva.
Broadwell è stata sempre la prima della classe. Fosse al liceo in North Dakota, dove presiedeva il Consiglio statale degli studenti e primeggiava nella squadra di basketball regionale ed ebbe l’onore di tenere l’orazione di fine corso. Si trovasse a West Point, l’accademia militare degli Stati Uniti, dove si laureò con lode in geografia politica e sistemi ingegneristici, classificandosi anche prima assoluta, battendo cioè anche i maschi, nella prestigiosa graduatoria di quelli fisicamente più in forma. Oppure nell’esercito, che ha servito per 15 anni, lavorando e distinguendosi al Comando per le Operazioni Speciali e in una task-force antiterrorismo presso l’Fbi. Perfino ad Harvard, dove ha conseguito un Master in Public Administration alla Kennedy School of Government, Paula viene ricordata come studentessa modello.
Fu proprio nel celebre college del Massachusetts, nel 2006, che incontrò per la prima volta la leggenda della nuova generazione di ufficiali della U.S. Army, il generale che in Iraq aveva riscritto le regole della guerra moderna. Come ha raccontato nella prefazione al suo libro, All In, Broadwell lo avvicinò dopo una lezione alla Kennedy School e gli parlò del suo lavoro accademico sulla leadership. Petraeus, impressionato dalla ragazza, le diede il suo biglietto da visita e si offrì di aiutarla nella preparazione della sua tesi.
Paula Broadwell, oggi quarantenne, è una donna molto attraente. Alta, lunghi capelli neri, occhi verdi, ossessionata dalla forma fisica. Così brava nel Triathlon Ironman da avere perfino uno sponsor. Vive a Charlotte in North Carolina, con il marito Scott, un radiologo, e i loro due figli, Landon e Lucien. Ma nell’ultimo anno, dopo la pubblicazione della biografia di Petraeus, scritta in collaborazione col giornalista del Washington Post Vernon Loeb, la studiosa è diventata una presenza fissa della scena mediatica di Washington, l’autorità riconosciuta quando in ballo c’era il capo della Centrale di Langley. Un’esperta forse troppo in adorazione, col senno di poi. I critici hanno attaccato il suo libro come un «valentine», una lettera d’amore al generale. E John Stewart, il comico che l’ha avuta ospite lo scorso gennaio al Daily Show, l’aveva ironicamente riassunto così: «La vera controversia qui è se Petraeus sia bello o incredibilmente bello».
L’idea della biografia era nata proprio nell’incontro di Harvard. Broadwell aveva deciso di strutturare la tesi intorno alla figura del generale, caso da manuale di una leadership di trasformazione e di organizzazione innovativa. E quando nel luglio 2010 Petraeus fu nominato da Obama al comando delle truppe in Afghanistan, Paula non ebbe dubbi. Fece un accordo con Penguin per il libro, chiese e ottenne di essere embedded. E una volta sul campo, si mise a scrivere anche reportage per Newsweek.
Come non si è stancata di sbandierare in cento apparizioni, il suo accesso al generale era totale, del tutto inusuale per un civile. Poteva osservarlo da vicino, seguirlo nelle missioni. Lei ha spiegato che si avvicinava a lui «come a un mentore». Molte interviste avvenivano mentre correvano insieme al mattino, in gare da 5 miglia, da compiere in 30 minuti. «La corsa è stata la base della nostra relazione. Io gli facevo un test, ma lui ne faceva uno a me. Quando non voleva rispondere, accelerava la falcata», ha raccontato Broadwell a Stewart.
L’affaire cominciò proprio allora. Anche i pettegolezzi. Ma poiché Petraeus, un altro maniaco dell’efficienza fisica, adorava sfidare i giornalisti alla corsa o alle flessioni, prima di dar loro un’intervista, nessuno li prese sul serio. Invece la storia era vera. E andò avanti per diversi mesi. Appena una settimana fa, Broadwell ha scritto per Newsweek le 12 regole di vita del generale Petraeus. La numero 5 recita: «Tutti facciamo errori. Il punto è riconoscerli, ammetterli, imparare da loro, togliere gli specchietti retrovisori e proseguire evitando di commetterli di nuovo».
Paolo Valentino