Alberto Gentili, Il Messaggero 11/11/2012, 11 novembre 2012
«CHI VINCE GOVERNA. NOI FAREMO MEGLIO DI MONTI»
Presidente D’Alema, come ci si sente da rottamando?
«Non sono un rottamando. Sono un uomo politico e si fa politica non solo in Parlamento. In questo momento ho un’enorme quantità di impegni in giro per l’Italia per sostenere Bersani e le assicuro che le sale sono piene».
La rottamazione sarebbe più uno slogan di Renzi che una reale esigenza?
«No, il ricambio generazionale è necessario. Non c’è dubbio. Ma il ricambio generazionale non significa che chi ha sessant’anni viene cacciato via. Significa che si promuove una nuova generazione come il Pd ha fatto e sta facendo. Oltretutto mi ha colpito il fatto che, non appena Veltroni e io abbiamo annunciato che non ci saremmo ricandidati, la campagna per la rottamazione è evaporata. Ero curioso di sentire se, finiti i proclami rottamatori, si sarebbe potuta ascoltare qualche proposta e qualche idea sull’avvenire dell’Italia. Ma purtroppo dietro alla rottamazione non c’era nulla».
Molti faticano a credere che alla fine lei non si ricandiderà. Dopo le primarie il Pd potrebbe chiederle di farlo?
«Io ho deciso di non chiedere la deroga. Non sono un chiacchierone. Se ho deciso, ho deciso. Fine».
Al Senato si discute una legge che assegna un premio alla coalizione che superi il 40%. Difficilmente quindi il Pd potrà governare senza il sostegno in Parlamento di Casini. E’ cosi?
«Il centrosinistra oggi è dato al 36,1 e non è proibito passare dal 36 al 40%. Andiamo alle elezioni per vincere, non per pareggiare. Se nessuna coalizione raggiungesse la soglia, si sta ragionando su un premio di governabilità al maggior partito della coalizione vincente. Il che ci avvicinerebbe a rappresentare il 43-46 per cento del Parlamento. Se Bersani sarà il candidato premier di questa coalizione, sarà il vincitore delle elezioni. Poi dovrà cercare un patto con i moderati per allargare la maggioranza».
Un patto con i moderati potrebbe portare a un Monti bis?
«Dobbiamo sempre partire dall’idea, anche se qualcuno la mette in dubbio, che siamo una democrazia. E in un Paese democratico non è facile negare a chi rappresenta il 46 per cento del Parlamento il diritto di guidare il governo. Non conosco casi in Europa di Paesi in cui il governo non sia guidato dal leader del maggior partito. Ad esempio in Olanda il partito liberale è arrivato primo ma non aveva la maggioranza, perciò ha fatto un accordo con i laburisti. I quali hanno riconosciuto ai liberali il diritto di esprimere il premier, mentre loro hanno espresso il vice. Questa è la democrazia, punto e basta. Casini è un sincero democratico e sono sicuro che ne prenderà atto. Se invece fosse Casini a vincere le elezioni, siccome il suo candidato è Monti, Monti sarà il capo del governo. Non c’è nulla di drammatico in tutto questo».
I rapporti con Casini sono ai minimi storici, Bersani ha appena detto che morirà di tattica.
«Innanzitutto auspico che si faccia l’accordo sulla legge elettorale, che credo sia più vicino di quanto le polemiche non lascino immaginare. Detto questo, dall’Udc ci piacerebbe un atteggiamento più determinato per quanto riguarda la prospettiva politica»
Non sarebbe meglio per il Pd tenersi il Porcellum, che assegna la maggioranza assoluta in Parlamento al primo partito?
«No, il Porcellum va cambiato. La Consulta ha detto che il premio di maggioranza è legittimo se è in una proporzione ragionevole, altrimenti vìola il principio di rappresentanza che è un principio costituzionale».
Lei nel ’98 c’era. Crede che si possa governare con Vendola o Bersani rischia di fare la fine di Prodi con Bertinotti?
«Noi governiamo da dieci anni la Puglia con Vendola. E con Sel tanta parte del Paese. Governiamo bene. Rispetto al passato, ci sono forti differenze. Ora c’è un grande partito, il Pd, che è un elemento di stabilità. E poi non c’è un elenco di tredici sigle come per l’Unione, ma c’è un’alleanza tra il Pd, Sel e io auspico l’Udc. Un’alleanza semplice tra forze politiche responsabili. In più chi partecipa alle primarie ha sottoscritto un impegno: in caso di dissensi nello schieramento di governo, verranno sciolti votando a maggioranza. Un impegno che dà la cifra della volontà di voltare pagina rispetto all’instabilità dei governi di centrosinistra. Capisco che ci sia un po’ di preoccupazione, è legittimo. Ma siccome dall’altra parte c’è Berlusconi...».
Ma Berlusconi c’è ancora?
«La destra è attraversata da una crisi profonda. Non è chiaro se e come riusciranno ad approdare a una nuova leadership dopo Berlusconi. Comunque, dopo il fallimento così clamoroso di Pdl e Lega, è giusto che la destra passi la mano».
E l’agenda Monti? Si andrà all’agenda Vendola-Fassina?
«L’agenda economica è quella del programma del Pd. E comunque noi non siamo da meno di Monti nel rigore e nel rispetto degli impegni europei. Quando governavamo noi i dati economici sul debito e sulle tasse erano decisamente migliori. Il giorno in cui si è insediato, a Monti dissi: ti auguro di avvicinarti alle nostre performance. Non ce l’ha fatta anche per colpa della crisi. Il centrosinistra con Bertinotti al governo ha portato il debito pubblico dal 121 al 103% del Pil, ha fatto entrare l’Italia nell’euro. Poi è arrivato Berlusconi e ha distrutto il buon lavoro fatto».
Secondo i sondaggi, Grillo è al 20%. Perché cresce così tanto?
«Cresce perché raccoglie un sentimento di protesta, giustificato, contro la corruzione e la cattiva politica. Non sono i nostri elettori a trasmigrare in massa verso Grillo. La sua crescita è il frutto della crisi del berlusconismo, è un fenomeno che nasce dal degrado delle istituzioni provocato dalla destra. Noi dobbiamo spiegare a questi elettori che rappresentiamo un cambiamento credibile. E dobbiamo incalzare Grillo, chiedergli cosa vuole fare per l’Italia. Ma le idee che vengono fuori da questo potenziale secondo partito sono rovinose, dal referendum sull’euro all’ipotesi di non ripagare il debito pubblico come in Argentina: il rimedio di Grillo sarebbe peggiore del male che lui denuncia».
Ricordava che siamo in democrazia, se Grillo vincesse?
«Sarebbe come passare dalla padella alla brace. Gli italiani ne pagherebbero le conseguenze: hanno votato per Berlusconi. Se adesso scegliessero Grillo, passando da un populismo all’altro, il Paese non ne avrebbe certo giovamento».
Per Monti c’è il Quirinale?
«Bersani ha detto di non pensare che Monti torni alla Bocconi e io sono d’accordo con lui. Non spetta a me assegnare la cariche istituzionali, oltretutto non sarò neppure tra i grandi elettori».
Una curiosità. Ha venduto la sua barca a vela Ikarus?
«Venduta, purtroppo. Siamo in tempi di austerità, ho impiegato tutti i miei risparmi in una piccola attività agricola per generare lavoro e promuovere la crescita del Pil. Esattamente come propone il Pd».