VARIE 10/11/2012, 10 novembre 2012
APPUNTI PER GAZZETTA - LE DIMISSIONI DI PETRAEUS PER LA STORIA DELL’AMANTE
REPUBBLICA.IT
Alessia Manfredi
Washington è sotto shock dopo le dimissioni a sorpresa di David Petraeus, che ha lasciato la guida della Cia ammettendo di aver avuto una relazione extraconiugale. E nuovi particolari spingono a chiedersi che cosa ci sia veramente dietro l’allontanamento del generalissimo a 4 stelle, stimato e gradito sia ai repubblicani che ai democratici almeno fino al tragico incidente di Bengasi costato la vita all’ambasciatore Chris Stevens e ad altri tre americani, nell’attacco al consolato Usa in Libia lo scorso 11 settembre. Dietro allo scandalo della relazione adulterina, emergono anche la rivalità fra Cia ed Fbi, il rischio di una falla nella sicurezza e l’ombra di un possibile ricatto.
La relazione segreta del generale, arrivato a Langley da eroe dopo i successi in Iraq e Afghanistan, con la donna che la stampa americana identifica come l’autrice della sua biografia, Paula Broadwell - sposata, con due figli, vent’anni in meno del generale - era durata meno di un anno, scrive il Wall Street Journal, ed è stata scoperta dall’Fbi. In particolare l’email privata di Petraeus era stata messa sotto controllo dopo che il Federal Bureau aveva ricevuto un’imbeccata secondo cui la biografa quarantenne del generale aveva tentato di accedere al suo account personale forse alla ricerca di informazioni riservate, circostanza per cui la donna è stata messa sotto indagine.
Fu proprio questo tentativo, che risale alla primavera scorsa, a far precipitare il caso. Più delle centinaia di messaggi erotici che Petraeus aveva continuato a mandare all’ex amante anche dopo che lei lo aveva lasciato. Due settimane fa, agenti dell’Fbi hanno incontrato Petraeus per discutere la situazione. E sembra assai probabile che le dimissioni siano state rimandate fino a dopo le elezioni, anche se la Casa Bianca dice di essere stata informata mercoledì, il giorno dopo l’election day, e che a Obama il caso è stato riferito dallo staff giovedì.
Alla vicenda si legano i malumori interni alla Cia per il nuovo modo di guidare l’agenzia da parte di Petraeus, ex militare, non gradito a tutti a Langley, e con il fallimento dell’11 settembre a Bengasi, con gli 007 fortemente criticati per non essere riusciti a prevenire l’assalto al consolato-base Cia. Di certo le dimissioni di Petraeus sono giunte in un momento molto delicato: il generale sarebbe dovuto apparire la prossima settimana davanti al Congresso per riferire sulla vicenda. Ora con il Congresso dovrà vedersela il suo vice, Michael Morrell, che ha preso il posto del generale dimissionario.
C’è anche un altro elemento sta facendo discutere: il 13 luglio il New York Times ha pubblicato nella rubrica "The Ethicist" di Chuck Klosterman la lettera anonima di un lettore che poneva un dilemma decisamente particolare alla luce degli ultimi eventi.
L’uomo chiedeva consiglio sull’opportunità di rivelare o meno la relazione di sua moglie con un personaggio di alto livello del governo, il cui lavoro "è visto in tutto il mondo come la dimostrazione della leadership americana". Un uomo da lui incontrato alcune volte, dimostratosi piacevole e "persona assolutamente adatta all’incarico". Che intratteneva con la moglie del lettore una relazione "intensificatasi lo scorso anno", particolare che corrisponderebbe alla ricostruzione temporale del rapporto fra Petraeus e la Broadwell fatta dal Wall Street Journal. Qualcuno ora si chiede se il lettore non fosse proprio il marito di Paula Broadwell, viste le coincidenze del caso. Lo stesso Klosterman, nella sua risposta all’epoca mostrava di nutrire qualche dubbio sulle motivazioni reali del lettore: "sospetto quasi che tu mi stia scrivendo per far sì che qualcuno in particolare legga questa rubrica e faccia le sue deduzioni su chi è coinvolto e su cosa stia realmente accadendo a porte chiuse", scriveva.
(10 novembre 2012)
CORRIERE.IT
L’ultima apparizione è di pochi giorni fa: un video dell’esercito per spingere le donne a una carriere militare. «Anche io ho frequentato West Point». Ecco la donna che ha fatto cadere il generale David Petraeus. L’uomo che, negli Stati Uniti, è considerato un eroe. Paula Broadwell, 40 anni, sarebbe infatti l’amante dell’oramai ex direttore della Cia. Un amore, dicono, nato mentre ha scritto la sua biografia: «All inn: the education of general David Petraeus». I due avrebbero cominciato la relazione in Afghanistan, dove lei l’aveva seguito per «vedere la guerra attraverso gli occhi di un generale». Per poi lasciarlo.
LA CARRIERA- Cresciuta in Nord Dakota, Paula ha frequentato West Point, la stessa accademia dove il generale si è laureato nel 1973. Quindi la carriera militare, viaggi in tutto il mondo. E il pallino dell’antiterrorismo. Lasciata la divisa, Broadwell ha continuato gli studi all’Università di Denver e quindi ad Harvard. Lì il primo incontro con Petraeus nel 2006. La giovane ricercatrice stava lavorando a una tesi sulla leadership. In tasca ha anche un Phd del King’s College, Londra. I suoi meriti accademici sono molto noti. Sposata con il radiologo Scott Broadwell, ha anche due figli Landon e Lucien e vivono a Charlotte.
IL TRIANGOLO -La relazione con Petraeus era arrivata anche all’orecchio del marito. Tanto che alcuni credono sia stato proprio lui l’autore di una lettera anonima al New York Times: «L’amante di mia moglie». Nella missiva, pubblicata dal quotidiano, chi scrive racconta che la consorte sta avendo una storia con «alto dirigente dell’amministrazione governativa». Un uomo che «ha dimostrato la leadership americana nel mondo», e «assolutamente la persona giusta per il lavoro che sta facendo». Ma chiede al giornalista che cosa fare se denunciare all’opinione pubblica oppure no. «Dovrei soffrire in silenzio perché la notizia di una relazione potrebbe danneggiarlo?». La replica: «No, non esporlo a questa gogna. Non sembra che il suo lavoro sia legato ai valori famigliari».
LA RELAZIONE - La lettera è dello scorso 13 luglio. Nel frattempo, dicono i ben informati, lei aveva lasciato il generale. E lui non si rassegnava. Messaggi, email. E anzi una sua email, diretta a lei, sarebbe finita nelle mani sbagliate. L’uomo delle ombre diventa così una chiacchiera. La vita privata, diversa da quella pubblica. Paula ha continuato nella promozione del libro. E durante un’intervista a Jon Stewart ha raccontato come è arrivata a scrivere un libro su Petraeus. «Quando ho saputo che sarebbe tornato in Afghanistan (nel 2010 ndr) gli ho mandato un’email spiegandogli il progetto. Poi sono partita». E si è presentata a Kabul. Anni intensi e il successo della biografia. Pochi giorni fa la stessa Paula, su Twitter, segnalava «Le regole di vita del generale». La prima: «Devi essere di esempio». Ma in molti giurano che Paula Broadwell sia tutt’altro che sciocca. «Brava e preparata». Tanto da usarla come testimonial per le donne nell’esercito.
Benedetta Argentieri
PEZZI DEL CORRIERE DI STAMATTINA
1. PAOLO VALENTINO
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
NEW YORK — Tutto avrebbe pensato Barack Obama, tranne che la prima grana dopo la rielezione gliel’avrebbe data la Cia. Ma le dimissioni di David Petraeus da direttore dell’agenzia spionistica americana, pongono da subito al presidente il problema di trovare un successore.
In una lettera diffusa dalla centrale di Langley, il generale che ha guidato le guerre in Iraq e Afghanistan ha annunciato di aver chiesto al presidente di poter lasciare l’incarico, ammettendo una relazione extraconiugale con Paula Broadwell, autrice di una biografia dedicata proprio al generale: All In - The Education of David Petraeus, realizzata nel corso di un anno da lei trascorso «embedded» in Afghanistan. «Dopo 37 anni di matrimonio — ha scritto Petraeus — ho mostrato scarso giudizio: questo comportamento è inammissibile, sia come marito che come leader di un’organizzazione come la nostra».
Obama ha accettato le dimissioni e in una dichiarazione scritta ha lodato «il suo straordinario servizio alla nazione». «David Petraeus — ha detto il presidente — ha reso il nostro Paese più sicuro e più forte». Ed ha augurato al generale e alla moglie Holly, che si è molto impegnata a favore delle famiglie dei militari, di poter superare nel migliore dei modi «questa difficile fase».
L’improvvisa uscita di scena di Petraeus, che sarà temporaneamente sostituito dal suo vice Michael Morell, è uno shock per la galassia della sicurezza nazionale americana. «Perdiamo uno dei nostri più rispettati servitori pubblici e un grande patriota», ha commentato il direttore del National Intelligence, James Clapper, secondo il quale Petraeus ha «ridefinito quello che significa servire e sacrificarsi per il proprio Paese».
Sessant’anni compiuti pochi giorni fa, formatosi all’accademia di West Point, David Petraeus è stato l’ufficiale più celebre della macchina da guerra Usa negli ultimi dieci anni, il volto pubblico dell’impegno militare americano, davanti al Congresso e sui media internazionali. Così popolare, che nel 2008 il suo nome fu menzionato tra i possibili candidati alla vice-presidenza, nel ticket repubblicano con John McCain. Sotto George W. Bush fu il teorico e l’esecutore del «surge», l’intensificazione temporanea dello sforzo bellico, che preparò e rese possibile il progressivo ritiro dall’Iraq.
Profeta di strategie e tattiche innovative, Petraeus è stato l’autore del nuovo manuale di contro-insurrezione per le truppe americane, nel quale ha spostato l’accento sulla maggiore responsabilizzazione e creatività dei soldati, chiamati non soltanto a uccidere i nemici ma anche a stabilire rapporti con la popolazione locale. Un approccio che un suo discepolo, il generale Stanley McChrystal, riassumeva nella massima «imparare a mangiare la zuppa con il coltello».
Con Barack Obama, il generale Petraeus ha avuto all’inizio un rapporto difficile. Ma proprio a lui il presidente dovette rivolgersi nel 2010 quando, cacciato McChrystal per aver deriso apertamente il commander in chief in un’intervista, ebbe bisogno di trovare un nuovo capo delle truppe in Afghanistan. Anche lì Petraeus spinse per un «surge», finendo per convincere Obama contro il parere sia del vice-presidente Biden che del capo del Pentagono Gates, ma ricevendone meno truppe di quanto non avesse richiesto. Ma l’esito dell’escalation è stato meno brillante che in Iraq. Un anno fa, Obama lo aveva nominato alla Cia in sostituzione di Leon Panetta, passato al Pentagono.
Proprio alcuni giorni fa, Newsweek aveva pubblicato le dieci regole di vita del generale Petraeus. «Lead by example», guida con l’esempio, recitava la prima. Averla ignorata è stato per lui inaccettabile.
Paolo Valentino
2. GUIDO OLIMPIO
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
WASHINGTON — David Petraeus, il «Generale», è caduto nella trappola di miele. Quell’amo che gli agenti segreti di tutto il mondo lanciano per pescare le loro vittime. Un vecchio trucco che funziona sempre. Perché la relazione extraconiugale può diventare un’arma di ricatto formidabile, capace di abbattere un monumento quale è il direttore della Company, la Cia. Ma questa è solo la parte finale dell’Operazione Petraeus. È l’epilogo triste per un ufficiale capace di tenere testa ai qaedisti. Un uomo di valore caduto sui valori. O meglio questa è la versione offerta al pubblico.
Ma c’è una doppia premessa. Personale e professionale. Prima lo scambio di email a luci rosse con l’amante Paula Broadwell, scambi iniziati quando Petraeus era ancora comandante in Afghanistan. Poi, un anno dopo, il disastro di Bengasi, l’assalto al consolato. Una sede particolare che era uno specchietto per distrarre l’attenzione da una base dell’intelligence. Due storie che si sono incrociate e accavallate.
I guai di Petraeus sarebbero iniziati all’epoca della missione a Kabul quale capo delle truppe americane. Una sua email all’amica dove parla di corruzione — questo il racconto — finisce ad un indirizzo sbagliato e qualcuno nell’intelligence la trova. Si apre così una crepa nella corazza nell’alto ufficiale. C’è una traccia digitale che può creargli problemi. Che diventano seri. L’Fbi archivia il fiume di messaggi dell’ufficiale all’amica. Una precauzione — spiegano gli agenti — per proteggerlo da eventuali ricatti.
Le email sono toste, con riferimenti sessuali espliciti, compreso la voglia di fare sesso sotto la scrivania. Disdicevole per un uomo sposato ma non certo un reato. Solo che è Paula a compiere un passo falso: secondo l’Nbc avrebbe cercato di avere accesso a informazioni top secret attraverso la sua love story. Per questo l’Fbi la mette sotto inchiesta (siamo in primavera). Un «lavoro» proseguito anche dopo la nomina di Petraeus a capo della Cia: sì, perché il Generale, nonostante sia stato lasciato dall’amica, la tempesta con migliaia di messaggi. Comportamento che fa nascere dubbi sulla sua tenuta.
Gli affari di cuore, dopo l’estate, si saldano alla pagina ancora oscura costata la vita all’ambasciatore Chris Stevens ed altri 3 americani. L’attacco diventa un caso da esplorare. Troppe le reticenze da parte del governo. In tanti si sono messi a «scavare» per capire cosa era accaduto la drammatica notte dell’11 settembre 2012 in Cirenaica. Così sono iniziate le fughe di notizie, le indiscrezioni, le soffiate. Alcune troppo precise per non essere vere o verosimili. Ed ecco che qualche «segugio», cercando le tracce dello scandalo, si è imbattuto in una gola profonda. Una persona che non amava il Generale o che desiderava farlo saltare. «Vuoi la carne? Eccola», avrà detto l’informatore passando la dritta sulla relazione clandestina di Petraeus. Tutto era pronto per essere pubblicato. Quando il Direttore della Cia lo ha saputo non ha avuto altra scelta: dimissioni. Aspettando però che l’America votasse.
Petraeus ha tradito la donna che aveva conosciuto quando era ancora cadetto ed è venuto meno ai suoi valori. Ma a sua volta lo ha tradito chi non ha amato la sua gestione dell’Agenzia. Un profilo basso, senza clamori. Un’ombra, come deve essere il regista delle ombre. Non appena arrivato alla Cia, il Generale ha messo in subbuglio la burocrazia dell’intelligence portando un sistema che aveva adottato quando era in divisa. I funzionari in ascesa, nel corso della loro carriera dovevano frequentare le migliori università della costa Est. Il sempre bene informato David Ignatius, commentatore del Washington Post, ha scritto che aveva cambiato anche alcuni meccanismi di promozione attirandosi l’animosità degli esclusi. Qualche scontro poi era sorto con il responsabile del settore operazioni, per aver voluto schierare risorse importanti nella campagna libica. Ancora. Raccontano che, in alcune situazioni, avrebbe cercato di frenare le incursioni dei droni in Pakistan.
Petraeus, pur apprezzato come tecnico, era considerato da una parte degli agenti come un uomo troppo freddo. I veterani continuavano a vederlo come un militare. Di esperienza, con quattro stelle. Ma sempre un militare. E i soliti spifferi avevano rivelato l’irritazione, perché il direttore non era alla cerimonia in onore dei caduti di Bengasi. Un brutto segnale. Ma per chiudere la partita serviva altro, qualcosa che il passato di Petraeus non poteva sconfiggere. Alla fine lo hanno trovato. Le email all’amica finite nel dossier Fbi. E così il Generale non ci sarà alla deposizione al Congresso su Bengasi. Per motivi strettamente personali.
Guido Olimpio
PEZZI DELLA REPUBBLICA DI STAMATTINA
DAL NOSTRO INVIATO ANGELO AQUARO
NEW YORK
— L’Iran spara sui suoi aerei, Al Qaeda uccide i suoi ambasciatori e nell’America sotto attacco il capo della Cia si dimette per un’affare extraconiugale con la biografa che si era portato in Afghanistan. Le dimissioni di David Petraeus fanno arrossire la Casa Bianca di Barack Obama ma rilanciano soprattutto polemiche e dietrologismi. La prossima settimana il capo della Cia doveva sfilare al Congresso per testimoniare sulla vicenda dell’assalto di Bengasi, l’attacco al consolato in Libia che costò la morte dell’ambasciatore Chris Stevens. La Casa Bianca e l’agenzia sono sotto accusa per la sicurezza mancata e le presunte coperture. Ma alla graticola il generale adesso scamperà: al suo posto andrà il vice e attuale reggente Mike Morrell.
“Dopo essere stato sposato per più di 37 anni ho mostrato così poco giudizio lanciandomi in una storia extraconiugale” ha confessato nella lettera di dimissioni l’ex generale, che per occupare alla Cia la poltrona di Leon Panetta, passato al Pentagono per sostituire Bob Gates, aveva lasciato l’arma. “E’ stato un comportamento inaccettabile come marito e come capo di un’organizzazione come la nostra”. Il generalissimo era salito giovedi alla Casa Bianca per confidarsi col presidente appena rientrato dalla festa elettorale di Chicago: anche questo un particolare che apre altri interrogativi. Davvero Obama non sapeva? Davvero si è presentato alle elezioni senza sapere nulla dell’inchiesta che i rivali dell’Fbi stavano conducendo sul generale? Domande che arrivano mentre a destra già contestano la rivelazione del Pentagono dell’altro giorno: perché la Difesa ha aspettato la reincoronazione di Obama per annunciare che il 1 novembre l’Iran aveva sparato sugli Usa?
A incastrare il capo della Cia sarebbe stata dunque l’Fbi che dopo una segnalazione avrebbe trovato indizi nelle mail di Petraeus: quella relazione aveva forse “potenziali rischi per la sicurezza del Paese”? Di fronte a una relazione extraconiugale uno 007 non può che mollare vista l’esposizione ai possibili ricatti. E il primo a fare il nome della donna è stato Fred Kaplan, firma di “Slate” e tra i più accredidati osservatori di cose militari: si tratterebbe di Paula Broadwell, l’autrice di “All In”, che
per scrivere la sua biografia è stata con lui embedded, forse troppo embedded, in Afghanistan: malgrado il generalissimo all’epoca fosse stato sconsigliato, Paula è anche sposata.
L’addio del soldato che aveva portato la svolta vittoriosa in Iraq, e rilanciato le fortune della coalizione in Afghanistan, riporta alla memoria altre storie drammaticamente simili: e mai chiarite. Come le dimissioni per esempio di George Tenet, il supercapo della
Cia di George Bush, che nel 2003 lasciò dopo la polemica sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein: inesistenti. E soprattutto col sospetto di essere stato lui a voler bruciare l’identità di agente segreto di Valerie Palme, la moglie dell’ambasciatore Joseph Wilson che aveva denunciato il Nigergate, cioè la costruzione false di quelle prove.
Il posto di Petraeus è stato subito preso da Morrell, uomo di lungo corso a Langley: c’era Morrell in viaggio con George W. Bush quel
maledetto 11 settembre, c’era Morrell nella Situation Room di Obama quando fu ucciso Bin Laden il 1 maggio 2011. Al presidente, che già deve trovare il sostituto del segretario alla Difesa, con l’uscita annunciata di Hillary Clinton, ora tocca sistemare anche questa fondamentale casella: oltre a una probabile conferma di Morrell si fanno i nomi di John Brennan, il suo consigliere antiterrorismo, e Jane Harman, esperta di 007 e oggi a capo del prestisgioso Woodrow Wilson Center.
La prima volta di una donna alla Cia per sostituire il capo caduto per una donna?
No che non era il capitolo finale che David Petraeus — proprio il 7 novembre ha compiuto 60 anni — pensava di dover scrivere. Del soldatissimo a quattro stelle si era addirittura chiacchierato di una possibile corsa presidenziale sotto l’insegna repubblicana. Nella sua carriera aveva fatto bene in tutto e in uno statement Obama lo ha ovviamente ringraziato per il suo “servizio decennale” alla patria. Soldato ma non solo. Era stato Petraeus a sviluppare la dottrina vincente della “controinsurgenza”: nelle guerre superideologizzate del dopo 11 settembre non basta la forza militare, bisogna saper conquistare la fiducia delle popolazioni con la ricostruzione. Un soldato tutto d’un pezzo, sposato con Holly, la figlia di un altro generalissimo, William Knowlton, ex capo della prestigiosissima accademia di West Point. La sua foto svetta sull’ultimo “Newsweek” dedicato agli “eroi”. Commettiamo tutti degli errori, dice spiegando i segreti della leadership: l’importante è saperli riconoscere. Davvero la lovestory con Paula è soltato un errore? E l’averlo “dovuto” riconoscere è o non è l’ultimo servizio alla patria del soldato che non aveva mai perso una guerra?
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PEZZI DELLA STAMPA DI STAMATTINA
FRANCESCO SEMPRINI
Scandalo rosa a Langley. Il direttore della Central Intelligence Agency (Cia), David Petraeus, ha rassegnato le dimissioni a causa di una relazione extraconiugale. Il generale a quattro stelle ha inviato giovedì pomeriggio la missiva con cui annunciava il passo indietro a Barack Obama, che ha accettato le dimissioni del suo collaboratore, ma solo dopo 24 ore. L’amante dell’ex militare, secondo quanto riferiscono fonti di stampa, sarebbe Paula Broadwell, coautrice con Vernon Loeb di una recente biografia sullo stesso Petraeus dal titolo «All In: The Education of General David Petraeus».
«Ieri pomeriggio sono andato alla Casa Bianca per chiedere al Presidente di accettare le mie dimissioni per motivi personali - scrive Petraeus -. Dopo essere stato sposato per 37 anni, ho mostrato scarso giudizio a causa di una relazione extraconiugale. Un comportamento inaccettabile, sia come marito sia come leader di un’organizzazione come la nostra. Oggi pomeriggio il Presidente ha accettato le mie dimissioni». L’ormai ex capo dell’agenzia di intelligence è sposato dal 1974 con la moglie Holly, funzionaria di un ente governativo per la protezione delle famiglie dei militari in campo finanziario. Si erano conosciuti a West Point, l’accademica militare in cui lei lavorava nell’amministrazione quando lui era un giovane cadetto.
Si vociferava da tempo che tra il generale e la sua biografa ci fosse del tenero. La donna è stata per diverso tempo «embedded» in Afghanistan con lo stesso generale la cui reputazione, tuttavia, era di uomo integerrimo, con o senza divisa. Obama da parte sua spiega che «David Petraeus ha servito in maniera straordinaria gli Stati Uniti per decenni. È stato uno dei più influenti generali della nostra generazione, ha aiutato le nostre Forze Armate ad affrontare sfide nuove e ha guidato le nostre truppe in un periodo difficile in Iraq e Afghanistan aiutando il Paese ad avviare l’epilogo responsabile di questi due conflitti. Come direttore della Cia ha continuato a lavorare con lo stesso rigore intellettuale, impegno e patriottismo».
Petraeus aveva fatto il suo ingresso a Langley, il quartier generale dell’agenzia, in Virginia, nell’aprile 2011 prendendo il posto di Leon Panetta nominato segretario alla Difesa. Dopo una brillante carriera militare puntava chiaramente a conquistare un posto in quella politica tanto da essere stato più volte indicato come uno dei possibili candidati alle elezioni presidenziali del 2016, probabilmente tra le fila repubblicane. «Sono fiducioso nella maniera più assoluta che la Cia continuerà a svolgere il suo ruolo centrale chiosa Obama - e allo stesso modo ho piena fiducia nei confronti del direttore ad interim Michael Morell». Non è chiaro se Morrell, analista della Cia di lungo corso, sarà confermato direttore.
Nel frattempo l’Fbi ha avviato un’indagine per capire se ci siano rischi sulla sicurezza nazionale, attraverso forme di ricatto nei confronti del generale. C’è inoltre chi non esclude che la vicenda abbia in qualche modo a che fare con i fatti di Bengasi e le presunte responsabilità di dipartimento di Stato e Cia, specie dopo le indagini condotte sul campo dalle autorità federali Usa.
A questo punto sembra comunque chiaro che Petraeus metterà da parte le ambizioni politiche, e la vita pubblica, almeno per ora, per dedicarsi a quella privata. A lui e alla moglie dedica un pensiero Obama con cui Petraeus ha avuto un rapporto piuttosto complicato all’inizio, ma che si è andato rafforzando. «Guardando avanti - dice il presidente - le mie preghiere vanno a Dave e Holly Petraeus, che tanto hanno fatto per aiutare le famiglie dei militari lavorando sodo. Auguro loro il meglio in questo momento difficile».
MAURIZIO MOLINARI
David Petraeus è il generale che ha sconfitto Al Qaeda in Iraq applicando la strategia anti-insurrezionale frutto degli studi a West Point sulla guerra in Vietnam. Designato dal presidente George W. Bush alla guida delle truppe in Iraq nel febbraio 2007, è lui a gestire l’arrivo dei rinforzi in maniera innovativa: sigla accordi con le tribù sunnite per creare milizie locali, impiega i soldati per riattivare acqua e luce, crea un’unità segreta di collaborazione con intelligence, usa i droni per braccare i jihadisti. Il risultato è privare Al Qaeda del sostegno di cui gode nelle tribù del Triangolo sunnita, nel Nord dell’Iraq, conducendo al tempo stesso una caccia hi-tech contro i suoi capi, che porta all’eliminazione dello spietato Abu Musaq al Zarqawi.
Il successo è tale che, poco prima di lasciare la Casa Bianca, Bush gli affida il Comando Centrale, da cui dipendono tutte le truppe in Medio Oriente, e lui esegue la missione pianificando la guerra segreta ai jiahisti - fatta di intelligence, alta tecnologia e nuove armi - che porterà Barack Obama, una volta arrivato alla Casa Bianca, ad affidargli la guida delle truppe in Afghanistan. Con la conseguenza di applicare la stessa tattica contro Al Qaeda in Pakistan.
L’intesa fra lui è Leon Panetta, capo della Cia con Obama, è fra le più strette avvenute fra militari e intelligence. Il risultato è l’eliminazione di Osama bin Laden nel blitz di Abbottabad. E quando Robert Gates lascia il Pentagono, Obama decide di rafforzare ulteriormente il tandem: inviando Panetta alla Difesa e Petraeus alla Cia. Ma sulle Primavere arabe a Langley qualcosa non va. Ci sono disaccordi di interpretazione e corti circuiti con il Dipartimento di Stato. Avvengono in Bahrein, Yemen ed Egitto prima dello smacco dello scorso 11 settembre, quando i salafiti assaltano il consolato di Bengasi e uccidono l’ambasciatore Usa Chris Stevens. L’ideatore e regista della guerra dei droni, l’uomo che - assieme a Panetta - ha firmato l’eliminazione di Bin Laden, viene così beffato da una milizia islamica della Cirenaica, che lo mette - per la prima volta nella condizione di doversi difendere. Lo scandalo dell’amante ha trasformato in inevitabili delle dimissioni che, forse, sarebbero comunque dovute avvenIRe.