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 2012  novembre 09 Venerdì calendario

PRECARI IN POLTRONA GLI ESODATI DELLA POLITICA - E

la luce si spense. “Non mi dica così, ho messo passione, speranza, ogni cosa qui dentro. La politica mi ha conquistata totalmente”. Paola Goisis è una guerriera padovana della Lega, fede incrollabile in Umberto Bossi. “Finché lui è lì e ancora non si è spento (in senso politico naturalmente) spero e resisto e non voglio pensare a ciò che invece vorrebbe lei. Sono scaramantica”. Roma ti resta nel cuore pure se l’hai odiata. “È una città straordinaria, mi voglio perdere dentro i vicoli”. Quella luce al tramonto è incomparabile: “Unica, immensa”.
Fu anche ladrona, ma il tempo passa per tutti e l’orologio segna l’ora x pure per Gianfranco Rotondi, roccia democristiana di Avellino. “Ormai il Pdl se non si scuote verrà mangiato, Grillo è il Berlusconi nuovo, vola alto come Silvio ai tempi d’oro e mi sa che ci frega tutti i voti”. E frega anche Rotondi. “Sono superfregato già così. Il mio rilievo politico è ridotto al lumicino, sono un fuscello e basta un soffio a buttarmi giù”. Le tocca lavorare ed è un piccolo dispiacere. “Torno a fare il tecnico laureato. Vinsi un concorso all’università”. C’è sempre una speranza nella disperazione, gli studi aiutano a ritrovare il pensiero, fanno fuggire dal presente. “Sul presente invece vorrei attardarmi un attimino. Sono anche un suo collega, ho diretto la Discussione, mi piacerebbe riprendere a scrivere”. Un commento al giorno firmato Rotondi. “Qualcosina, non è che abbia eccessive pretese”. La politica è disumana. “E vuole che non lo sappia? Mi vede come sto?”.
STA FORTISSIMO invece Francesco Pionati, già superbo notista politico al Tg1: “Torno in Rai”. In tutta franchezza del suo pastone non se ne poteva più, vuole riprovarci? “Aveva stufato anche me, perciò feci il passo in politica. Modestamente ho doti che altri non hanno. Avevo offerto i consigli giusti a Berlusconi per uscire dal pantano”. Peggio per lui, adesso pensi al futuro. “Voglio fare il corrispondente all’estero”. La vecchia Europa è un peso morto negli equilibri del mondo. “Infatti dalla Russia in avanti, una capitale a piacere ma del mondo nuovo”. O Pechino, o Mosca, o Shanghai: “Ci vuole coraggio fratello mio a fare quello che ho fatto. Ti saluto e ti dico che ti voglio bene”.
Una mano, un braccio, un modo per compensare gli anni del privilegio. Fabio Evangelisti, deputato dell’Italia dei Valori, ha già avuto l’idea magnifica per affrancarsi dalla casta: “Farò l’autista di ambulanza. Mi fa schifo il sangue, ma reggerò l’urto”. È davvero speciale questa scelta: “E basta con gli sputi in faccia, con il timore di essere riconosciuto in treno e vedermi accomunato al malaffare. E basta con gli sguardi, i sospetti, gli intrighi e le urla”. L’ambulanza. “Non mi vergognerò più finalmente”.
Aria aria aria. Piovono pietre sul Palazzo ed è meglio dileguarsi. Succede sempre che nella guerra qualcuno riesca a portare la pelle a casa. Nino Germanà, deputato figlio di deputato e nipote di deputato, è riuscito nella più strepitosa impresa: “Sono appena stato eletto in Sicilia. Mi sento rinato, forte, ottimista. Tanto il Parlamento non conta nulla, oggi la Regione è il pilastro del territorio e io sinceramente sento di dare molto a Palermo e ai siciliani, la mia terra”. Grandissimo furbacchione Germanà: “In effetti un po’ mi sono parato il culo. Sapesse gli occhi dei colleghi, e quanta invidia!”.
Le braccia robuste di Luca Bellotti, ex missino dal cranio lucidissimo, potrebbero tornare all’agricoltura. Tra campi e frutteti, le insidie non mancheranno. Il Dacus oleae è il peggiore nemico di Bellotti. Il Dacus oleae è la larva assassina degli ulivi e lui la combatte da vent’anni come “esperto di attrattive sessuali per gli insetti”. Spiega: “Per salvare le piante bisogna attrarre tutti i maschi in un solo posto”. L’agricoltura è anche rimpianto politico, non solo un eventuale futuro senza seggio da deputato. Negli ultimi due anni Bellotti è stato tormentato dal tarlo della responsabilità. Andò via dal Pdl per Fli, poi ci ripensò, tornò da Berlusconi e fece il sottosegretario al Welfare: “Dovevo andare all’Agricoltura ma fui dirottato all’ultimo minuto al Lavoro, mi era già accaduto con la giunta Galan nel Veneto: designato assessore all’Agricoltura finii al Bilancio. Andrò via con il cruccio di non aver dato il mio contributo in questo settore che amo”. Un altro vocato alla responsabilità è Mario Pepe, berlusconiano azionista che assemblò i senzatetto del Palazzo. “Mia moglie non vede l’ora che ritorni a fare il medico a tempo pieno. Mi ha già stirato il camice. Sono endocrinologo e ricercatore alla Sapienza. Se si vota col Porcellum non ho molte speranze di rimanere qui. Nel Pdl solo uno su cinque ritornerà e i primi posti andranno alla nomenklatura di partito. Ma se dovessero esserci le preferenze me la gioco sul territorio”.
ECCO Deborah Bergamini e Jole Santelli. La prima è stata assistente del Cavaliere, dirottata in Rai poi in Parlamento. La seconda dallo studio Previti a sottosegretaria alla Giustizia. Entrambe potrebbero emigrare. Deborah vola negli Stati Uniti, “per imparare a fare la giornalista mi mantenevo come lavapiatti. Come datori di lavoro ho avuto Bloomberg e Berlusconi, che è stato il migliore. Vorrei tornare a fare la giornalista e non ho paura di andare via dall’Italia un’altra volta. Non ho figli, a differenza delle mie colleghe mamme che vedo più preoccupate di me”.
Jole Santelli, già da qualche mese sta mandando curricula ai cacciatori di teste di grandi studi legali europei: “Vorrei girare l’Europa, ma parlo anche un po’ di arabo. Ho scoperto che in Cina hanno un diritto civile simile al nostro, potrei anche andare lì”. Antonio Boccuzzi si porrà il problema della disoccupazione solo a liste compilate. Per il momento preferisce non pensarci. Boccuzzi è l’operaio sopravvissuto nella tremenda notte del rogo della Thyssen. Il Pd di Veltroni lo portò in Parlamento. Rivela: “A giugno sono stato licenziato dalla Thyssen. Se non
ritorno qui, mi troverò un altro lavoro in fabbrica, ma non voglio apparire lamentoso. La vita è questa”.
Ugo Sposetti, ex tesoriere dalemiano dei Ds, salterà dalla politica alla storia: “Ho da sistemare tutta la memoria del Pci. Sono stato l’ultimo segretario amministrativo e quella rappresenta la più grande scuola politica mai esistita”. Per Giuseppe Moles del Pdl, assistente di Antonio Martino, questa che si conclude potrebbe essere la prima e ultima legislatura: “Per me non è un dramma, lo è per chi ha parecchi anni di Parlamento alle spalle. Tornerò a insegnare Relazioni internazionali all’università”. Giorgio Stracquadanio, ex falco berlusconiano oggi nel Gruppo misto, è sereno, “perché quando sono uscito dal Pdl ho messo nel conto di non essere più candidato. Farò il comunicatore o il lobbista o l’analista politico come Stefano Folli. E se in Lombardia dovesse vincere Albertini non escludo che mi chiami per un ruolo. Mi piacerebbe occuparmi delle dismissioni della Regione”.