Marta Serafini, Corriere della Sera 10/11/2012, 10 novembre 2012
LE APP PER CUCINARE CON QUEL CHE C’E’ IN FRIGO
Elenco della spesa, giro al mercato per scegliere le primizie. Poi il grembiule, il mestolo in mano e in testa il sogno di scrivere un libro di cucina. Erano gli anni Cinquanta e Julia Child insegnava alle signore americane tutti i segreti del gourmet francese. Nostalgia? Oggi la lista degli acquisti da portare al supermercato è sullo smartphone, la ricetta la si trova sulle applicazioni di cooking e per realizzare un piatto senza intoppi si guardano i video tutorial. Risultato: anche il più impedito dei cuochi sa fare le crêpes.
Oggi Julia Child non c’è più, l’Artusi è finito a prendere polvere nella libreria. E al suo posto c’è l’iPad. A Milano basta entrare nella sede di GialloZafferano per rendersi conto che la tecnologia ha completamente cambiato il nostro modo di cucinare. Una redazione multimediale, un set, due cucine, telecamere e macchine fotografiche. Sonia Peronaci ha realizzato un sogno proprio come Julia Child. E in pochi anni ha creato uno dei siti di ricette più cliccati nonché una galassia di app tra le più scaricate per Apple, Windows e Android. Tutte gratuite. «Il segreto è la semplicità delle nostre ricette, alla portata di chiunque. Poi, la precisione sulle dosi e sugli ingredienti». Così se si segue passo passo ciò che ci dice lo schermo non si sbaglia. Importante è anche l’interazione con gli utenti: «I lettori commentano i nostri piatti, ci segnalano errori, diverse soluzioni o ci danno dei suggerimenti. In redazione possiamo aggiustare il tiro in corsa o prendere spunto per altre idee», continua Peronaci. Intorno a lei, un gruppo di ragazzi lavora senza sosta. Federica la prepara per il ciak, una ripassata alla scaletta e si va in scena per realizzare un video: «Benvenuti a GialloZafferano, oggi cuciniamo il pollo arrosto».
Se è facile diventare bravi cuochi grazie alla tecnologia — uomini e donne senza distinzioni — il rischio è diventare automi senza fantasia, che obbediscono ciecamente al loro telefono. E la ricetta diventa un’operazione meccanica. Il Guardian, quotidiano inglese, a Natale dell’anno scorso titolava: «La guerra dei libri di cucina sotto l’albero si vince con le app». A guardare le statistiche dei download viene da pensare che gusto e olfatto davvero non contino più molto tra i fornelli. Chef star come Jamie Oliver o Nigella Lawson hanno fatto del tech il loro migliore alleato per vendere le loro ricette. Stessa cosa è successa in Italia a Benedetta Parodi, anche lei passata dalla tv al blog e da qualche tempo sbarcata anche su tablet e smartphone.
La ricetta tech dunque è sempre più diffusa. Anche sui social network. «Ci siamo accorti che su Twitter tra i tag più usati ci sono anche parole come "cipolla", "aglio" e "melanzana"», spiega Francesca Quaratino di Twistory, start up che monitora i contenuti sui social network. Intanto le Web farm hanno messo a punto applicazioni dotate di ogni opzione. Non c’è infatti solo la ricetta. Importanti sono anche gli accessori. Dal convertitore (lo usa l’app di Cucina Italiana), passando per il timer (Cookaround), fino al programma che crea una ricetta sulla base degli ingredienti presenti in frigorifero (I menù di Benedetta Parodi) e il contatore di calorie (Jamie’s Recipes). Ma l’opzione più pratica sostituisce il comando touch con un gesto della mano a distanza, facendo in modo che lo schermo del telefono o dell’iPad non si sporchi (Mister Spaghetti). E non è finita. Anche il piano lavoro sta diventando tech. All’ultimo Salone del mobile Toncelli ha presentato un piano cucina con un touch-screen di Samsung connesso a Internet. Il prossimo passo? Un robot che cucina al posto nostro senza bruciare mai una torta. Un’idea che avrebbe fatto inorridire Julia Child.
Marta Serafini