Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 10 Sabato calendario

Alezione di procedure, di regolamenti, di bon-ton istituzionale. Sei neo-eletti del Movimento 5 Stelle da un lato, quattro alti burocrati dell’assemblea regionale siciliana dall’altro

Alezione di procedure, di regolamenti, di bon-ton istituzionale. Sei neo-eletti del Movimento 5 Stelle da un lato, quattro alti burocrati dell’assemblea regionale siciliana dall’altro. Gli uni in maglietta o in timida camicia, con l’immancabile webcam tra le mani. Gli altri in giacca e cravatta elegante. Il Parlamento dell’Isola non ha ancora convocato la prima seduta, ma un drappello dei quindici grillini eletti a furor di popolo ha varcato per la prima volta le stanze felpate del Palazzo percepito come la quintessenza della casta. Non proprio il cuore dello storico edificio che è stata reggia di Federico II, ma l’attigua chiesa dei Santi Elena e Costantino. Solo loro, alla lezione «privata». Perché se per tutte le matricole dell’assemblea è prevista l’accoglienza, con tanto di rudimenti sul funzionamento dell’aula - ma dopo la proclamazione e pochi giorni prima dell’insediamento -, per gli alieni della politica è scattata un’iniziativa inedita. Tutti chiamati a capire come funziona il protocollo che scandisce i ritmi dell’Assemblea dal 1946, anno dell’autonomia. Quante sono le commissioni?, chiedono pigiando i tasti di una calcolatrice. Come funzionano i rimborsi ai gruppi? Bisogna candidarsi alla presidenza? Cos’è un ordine del giorno? Tutto ripreso in diretta streaming con la webcam sbilenca, audio pessimo, le manone del portavoce del Movimento in Sicilia Giancarlo Cancelleri a impallare di tanto in tanto l’obiettivo. Se la pubblicità agli incontri passasse sempre da queste riprese, il proposito di rendere il palazzo «trasparente come una scatola di vetro» sarebbe alquanto lontano. Volenterosi i neo-eletti. Armati di notes per appunti, concentrati sulle pagine del regolamento, attenti. E capaci di domande lunari. Davanti alle quali il segretario generale dell’Ars, Giovanni Tomasello, riesce a non perdere il tono da insegnante paziente. «Ma si può rifiutare la presidenza dell’Assemblea?», chiede Cancelleri, correggendo poi il tiro: «Nella storia è stata mai rifiutata?». No che non è possibile rifiutarla. «Allora ci si può dimettere?». «Certo che sì, ma non lo ha mai fatto nessuno». Conclusione del portavoce, con tanto di neologismo: «Non vorrei che l’elezione di uno dei nostri servisse a imbuonire l’azione politica, perché se poi io sono un rappresentante dell’istituzione super partes non posso certo andare davanti alle telecamere a parlarne male». I burocrati sorridono, qualcuno si gratta la testa, qualcuno la scuote. Tutti consapevoli che è soltanto l’inizio. Perché almeno un paio dei quindici entreranno a far parte dell’ufficio di presidenza: il gotha dell’Assemblea, con tanto di auto blu personali. E poi ci sono i vertici delle commissioni, e ancora la scelta del capogruppo. Incarichi per i quali per la prima volta i grillini faranno a meno dei meetup, le mega consultazioni su Internet, puntando piuttosto a una scelta interna. E se hanno dovuto rinunciare all’idea di riprendere con una webcam le sedute d’aula o di portare cittadini in massa alle sedute, gli animi si scaldano sugli 83 collaboratori dei gruppi parlamentari in servizio da decenni. «Non abbiamo intenzione certo di prenderli tutti, ci sono i nostri attivisti», dice Cancelleri. E in tanti giurano che di questo si parlerà da oggi a Palazzo. Oltre che di un altro tema su cui gli eletti fibrillano: la riduzione degli stipendi e delle indennità. L’intenzione dei grillini di restituire parte dei compensi si è rivelata pressoché impraticabile, come scelta di un solo partito. E allora loro sono passati al piano B: una legge che tagli le buste paga di tutta l’assemblea. E qui ci sarà poco da sorridere.