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 2012  novembre 10 Sabato calendario

DAL NOSTRO INVIATO

PESCARA — Giovanni Stroppa ha 44 anni e l’abbronzatura dell’uomo di pianura che ha scoperto la lunga estate calda del Sud. Anche nel calcio. Il suo Pescara ha 11 punti, eppure lo contestano. «Pensare di fare questa categoria senza soffrire è da presuntuosi. Detto questo, non mi interessa battere la Juve per diventare il beniamino dei tifosi, ma per i tre punti».
Salvezza, primo obbiettivo.
«Chi fa il mio lavoro guarda anche all’espressione del gioco, ma 11 punti ora sono un buon bottino, anche se non si è ancora fatto nulla. Danno l’opportunità di lavorare in serenità anche se la serenità sembra non esserci».
Parliamone.
«Problema più esterno che interno. La società non mi ha mai fatto mancare stima e incoraggiamento».
Conte non va in panchina da 3 mesi. Si sente?
«Alla lunga sì. La reazione iniziale dei giocatori è stata eccellente, ma in alcuni frangenti Conte è mancato e manca».
Zeman, di cui ha preso il posto, è stato l’allenatore che l’ha fatta rendere meglio.
«Per i numeri, sì. Foggia 1993-94: 8 gol, 10 tra pali e traverse e la nazionale. Il Mondiale me lo soffiò Berti, al rientro da un infortunio».
Com’era il santone boemo?
«Eccezionale, quasi surreale. Io da calciatore ero esuberante. Lo mettevo in difficoltà. Lui dà l’impressione di essere distaccato, ma è molto sensibile, gli piace la gente che sa scherzare, sempre con rispetto del gruppo, delle regole e del lavoro».
Zeman produce assuefazione nei tifosi (vedi Zemanlandia). Non temeva il confronto?
«Dopo il Parma ho detto: forse abbiamo metabolizzato la serie A. Mi riferivo alla squadra, non so se usare lo stesso termine per la piazza. Il suo calcio è irripetibile. C’erano giocatori diversi e la serie A è un altro mondo».
In fatto di santoni lei non scherza.
«Li ho avuti tutti. Sacchi, Capello, Zaccheroni, Zeman, Scoglio, Zoff. Segni particolari: meticolosi, per un calcio organizzato».
Chi erano i suoi amici di goliardia?
«Filippo Galli, Nava, Simone, Albertini, Fuser, Borgonovo. Con Borgonovo a Udine ne facevamo di tutti i colori. Brian Roy a Foggia. Ruben Sosa e Gascoigne alla Lazio».
Un aggettivo per Gascoigne?
«Fantastico. Ogni momento con lui era la pagina di un romanzo».
Avrebbe potuto essere più grande con una vita più regolata.
«Non lo so. Se gli avessero tarpato le ali non si sarebbe espresso in quel modo».
Come allenatore a quale tribù appartiene?
«Mi piace il calcio organizzato, dove anche il talento si esalta».
Se fosse nella Juve dove giocherebbe?
«A inizio carriera come Marchisio e Vidal, a fine carriera Pirlo».
Per indebolire la Juventus chi togliamo?
«Non basta neanche la panchina. Io comunque stravedo per Pirlo. Penso che sia sottovalutato».
Addirittura?
«Gli mancano solo i guanti e potrebbe fare Buffon. Merita il Pallone d’oro da anni. Forse dipende da come si pone, è schivo, è un antipersonaggio».
Produce anche un buon vino.
«Siamo vicini di casa, nel bresciano. Non c’è centrocampista migliore di lui al mondo».
Lei dov’è cresciuto?
«A Paullo. Mio padre faceva il mungitore, sono nato in cascina. Poi ha preso un bar, alla fine un negozio di elettrodomestici. Non mi è mai mancato nulla».
Primi calci?
«All’oratorio. Ecco una cosa che manca. Quelli che ci sono non insegnano più i valori di una volta o i ragazzi di adesso non li capiscono. Parlo di rispetto, educazione».
Quando esce da qua, dove va?
«A casa e faccio il papà. Io e mia moglie Alessandra abbiamo due figli, un maschio e una femmina».
Non ha chiamato sua figlia Vittoria, come Conte?
«Angelica, anche se di fatto non lo è».
Com’è in panchina?
«Vivo la partita, a volte sereno, a volte nevoso, finisco spesso senza voce».
Come Conte.
«Come uno che vorrebbe telecomandare le giocate».
Lei che giudizio darebbe di se stesso?
«Non posso rispondere, devono dirlo gli altri. Comunque sto facendo molto bene».
Un’idea per battere la Juve.
«Buttarla dentro e non prenderne. Siamo sfavoriti, la Juve è una delle squadre migliori del mondo, ma il pallone riserva sempre sorprese e non partiamo sconfitti. In fondo è una partita di calcio».
Roberto Perrone