Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 10 Sabato calendario

Corrado Guzzanti non vede l’ora che si facciano le primarie del Pd. Per non andare a votare. «La scelta — dice — è tra chi ha fatto danni e chi ancora non li ha potuti fare

Corrado Guzzanti non vede l’ora che si facciano le primarie del Pd. Per non andare a votare. «La scelta — dice — è tra chi ha fatto danni e chi ancora non li ha potuti fare. Cioè Bersani e Renzi. Il primo ha fallito, senza averci provato, il secondo lo sto studiando. Comunque si tratta delle prime vere primarie, con due visioni diverse. Per ora, però, non partecipo. E per il futuro non escludo Grillo». Resta attuale allora la battuta detta a Vieni via con me (2010): «Il Pd è il primo partito in Italia a usare le primarie; il primo partito del mondo a perderle». Contenuta nell’auto-antologia Parola di Corrado (con cui Sergio Fanucci lancia la collana per autori dello spettacolo). In libreria dal 25 ottobre, raccoglie i testi dal Libro de Kipli, del ’92, ad Aniene2 (Sky). Un ottimo palliativo per i fan in attesa di rivederlo in tv. «Magari in Rai — dice — ma vorrei fare un nuovo film, una commedia nera, con quell’umorismo che da piccolo trovavo in Raimondo Vianello, a Tante scuse. Nella sigla finale trovava un modo sempre diverso per far fuori i Ricchi e Poveri. Mi piacerebbe un Sanremo così, sadico con i cantanti di Amici». La tv che apprezza oggi? «Crozza, e poi I soliti idioti, con il loro politicamente scurrile derivato dal format inglese Little Britain. Amo i documentari scientifici. In Italia mi piacerebbe doppiarne uno, magari sotto pseudonimo. Seguo i talk show. Per aggiornarmi e — sogghigna — per masochismo». Corrado Guzzanti è nel suo studio romano, a Prati. Zona vicina al Vaticano, alla Rai, uffici d’avvocati e di produzione televisiva. Sulla scrivania il Mac dove scrive e memorie esterne: «Dopo il trauma di aver perso un romanzo dentro un’Amiga faccio il backup di tutto». Dietro la sedia, in basso, macchie di caffè sulla parete, per i rimbalzi dei bicchieri mezzi vuoti. A lato, una bici regalata dalla fidanzata. Le gomme piuttosto intonse. Accanto al Mac, iPad e iPhone: «Scrivo per strada liste con tutto: "finito detersivo per piatti", "Aniene, divinità di serie C"». Il web? «Ha tenuto viva la satira quando in tv ce ne era davvero poca e molti si limitavano a disegnare i baffetti di Hitler mentre i nazisti invadevano la Polonia». Poi l’evoluzione, con i social network. «Uso Facebook, non Twitter, rischierei la dipendenza». Ma in spirito anche lì Guzzanti è presentissimo, con il tormentone #sapevatelo: «Un verbo impossibile — ride — il passato dell’imperativo di sapere!». I libri li compra su Amazon. «In blocco. Ho sempre letto in maniera compulsiva. Tutto Bukowski a 15 anni, poi nausea, giramento di testa. Basta. Crescendo ho avuto la fase Kùndera. O Kundéra. Márquez, fino a L’amore ai tempi del colera. Ora è la fase Lansdale. Un noir al giorno. Gli italiani? Veronesi, Ammaniti e Piccolo. E poi amo la saggistica». Guzzanti, che ogni tanto si alza per fumare e camminare sugli stessi passi, prende dagli scaffali sopra i divanetti Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni (Einaudi). «Bellissimo. Spiega come mai alcune civiltà si sono rapidamente evolute e altre sono restate indietro». Sembra un libro per Vulvia, la conduttrice di Rieducational Channel. «Sì, a lei piacciono anche i libri di fisica quantistica. Leggendo nutro i miei personaggi». Ed è a loro che si rivolge per una dichiarazione di voto: «Vulvia voterebbe Renzi. Bello, giovane...». Il poeta Robertetti voterebbe Bersani. Così: «Se fossi gatto, miao/ se fosse tardi... ciao!». E Quèlo, il santone? «Non so, è indecifrabile, come è giusto che sia». Il voto di Lorenzo, il giovane coatto? «A Grillo, sicuro». E quello di Guzzanti? «Oggi dovrei tirare la monetina». Grillo? «È ancora un comico. Lui usa la lingua satirica perché la satira ha invaso tutti i campi. Anche il giornalismo: Travaglio e Telese, per la tv, fanno anche intrattenimento. Grillo è riuscito dove Moretti ha fallito. Vero. Ma sbaglia a dire ai suoi di non andare nei talk show. Come politico va verificato. Politico è chi in un posto deputato, istituzionale trova una soluzione, fa una legge. Lui è ancora fermo alla fase comiziale». Luca Mastrantonio