VARIE 9/11/2012, 9 novembre 2012
APPUNTI PER GAZZETTA – IL CAOS POLITICO
REPUBBLICA.IT
ROMA -La proposta di modifica della legge elettorale a firma Pdl, Udc e Lega, che fissa un premio di maggioranza per chi raggiunga il 42,5% dei voti, condanna alla ingovernabilità e il Pd resta contrario. E mentre Beppe Grillo ha definito il nuovo premio "un golpe", Pierluigi Bersani ha espresso il suo diniego con parole più pacate: "Non uso magari i termini di Grillo, ma non piace neanche a me se quella è l’unica misura che si intende applicare", ha spiegato il segretario Pd, secondo cui quella soglia "è praticamente irragiungibile. Senza nessun’altra misura, nessun altro premio di governabilità si potrebbe arrivare a una situazione di ingovernabilità e questo non farebbe di certo bene a un paese come l’Italia".
Il pressing di Schifani. Intanto Schifani, intervistato da Fiorello a margine di una visita all’associazione Andrea Tudisco che ospita bambini oncologici e le loro famiglie, ha dichiarato in tarda mattinata: "Ce la sto mettendo tutta e ce la facciamo, altrimenti Grillo dal 30 va all’80%". "Io credo - ha spiegato il primo inquilino di palazzo Madama - che il mio ottimismo si trasformerà a breve in certezza. Vedo notevoli margini che ci lasciano pensare che a breve si arrivi a un’ampia intesa tra le forze politiche". Schifani poi ha aggiunto: "Le regole vanno scritte con ampio consenso: vedo una fase costruttiva tra i partiti per la legge che porterà in aula a una riforma ampiamente condivisa". E lancia quasi un aut aut alle forze politiche: "I tempi - dice il presidente del Senato - ormai sono brucianti, io stimolo i partiti e loro se ne stanno facendo carico. Le lancette tra un pò si dovranno fermare".
L’attacco di Grillo. La risposta del leader del Movimento 5 Stelle non si è fatta attendere sotto forma di un duro attacco i partiti: ’’Napolitano (che non ci dorme la notte) e i partiti vogliono cambiare in corsa la legge elettorale, un attimo prima della fine della legislatura dopo aver ignorato la questione dal 2006. Quando scappa, scappa. Di fronte al colpo di Stato del cambiamento della legge elettorale in corsa e al tetto del 42,5% per il premio di maggioranza per impedire a tavolino la possibile vittoria del M5S e replicare il Monti bis, l’Unione europea tace", ha scritto Grillo sul suo blog in un lungo post dal titolo ’C’è del marcio a Bruxelles’. "Chissà - ha aggiunto- forse ci farà una multa per divieto di sosta a Montecitorio. La Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto ha sancito nel 2003 - ha ricordato Grillo - che ’gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale, la composizione delle commissioni elettorali e la suddivisione delle circoscrizioni non devono poter essere modificati nell’anno che precede l’elezione, o dovrebbero essere legittimati a livello costituzionale o ad un livello superiore a quello della legge ordinaria’". Infine, la solita minaccia: "Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere".
Unione o Consiglio? Il leader del movimento si scaglia contro l’Unione europea, ma il testo a cui fa riferimento è un documento approvato dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti dell’uomo, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa, fondato il 5 maggio 1949 col Trattato di Londra e conta oggi 47 stati membri) su suggerimento della Commissione di Venezia, o Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto dal Consiglio d’Europa, da non confondere con il Consiglio dell’Unione europea.
Legge in stallo. A oggi la riforma del Porcellum è ferma in commissione Affari Costituzionali al Senato. La prossima riunione a palazzo Madama è prevista per martedì prossimo.
(09 novembre 2012)
BASILICATA, Trentino, Calabria, Molise e Umbria. Cinque regioni in cui il portavoce-capo politico del MoVimento 5 stelle ha deciso di riaprire i giochi per le candidature al Parlamento, estendendo la possibilità di proporsi a "tutti coloro che risultano iscritti certificati al M5S al 31-12-11". Una possibilità già chiusa in tutte le altre regioni, perché il MoVimento ha deciso di candidare solo gli attivisti già presenti nelle liste delle precedenti amministrative. Tagliando fuori quindi la maggior parte dei registrati al sito del MoVimento e i MeetUp, i circoli attivi sul territorio.
La protesta sul blog di Grillo è forse la più intensa di sempre. E’ civile, a parte qualche vaffa, e motivata nel merito. Sul sito esiste una procedura per contestare l’impossibilità di candidarsi, ma è riservata solo a chi risulta un profilo "candidabile" dal sistema, che provvede in automatico a far comparire un link per proporsi come candidato del MoVimento. Anche in questo caso, gli interrogativi non mancano: non è indicato se ci sarà o meno una selezione dei profili una volta chiuse le candidature, prima di presentarli e sottoporli alle votazioni degli iscritti. Vale a dire: saranno sottoposti tutti indistantamente oppure quello che arriverà al referendum sul web sarà il risultato di una scrematura. E nel caso, chi la farà?
Su queste domande la frattura tra le diverse fazioni dei commentatori è evidente. Ma stavolta chi sta con Grillo è in numero inferiore a chi contesta la scelta dello "Staff". La difesa della scelta sulle candidature si basa nel pratico sul ruolo riconosciuto dei candidati alle Amministrative, e più nel teorico su una diversa concezione del ruolo del parlamentare a 5 stelle. Che avrà un vincolo di mandato e un limite di legislature, sarà insomma un parlamentare "liquido", funzionale alle istanze della base per cui "ognuno vale uno". Ma è proprio sulla sensazione di rottura di questo cardine del M5S che si infuoca la protesta: "Adesso siamo sicuri che il regolamento non era per evitare gli infiltrati ma per far avere una bella probabilità ai trombati di sedere in Parlamento", scrive Marco B.
E i commenti su questo tono si moltiplicano, aprendo le critiche sulla decisione di non scegliere per competenze o attraverso primarie. "Spero di sbagliarmi", commenta l’utente Alberto Rizzi, "ma sento rischio di "pre-casta"... molti candidati potranno portare solo tanta buona volontà ed entusiasmo. Ci sono regole di massima validissime che dovrebbero bastare per aprire le liste anche a quelli che - in possesso di requisiti e competenze più che valide - non hanno potuto o voluto candidarsi in precedenza", rileva il commento.
Senza contare l’esclusione dei MeetUp: "Berlusconi farebbe carte false per avere una rete così organizzata", scrive l’utente Jogabob, "A me risulta che la stragrande maggioranza delle attività sul territorio nazionale derivi dai Meetup, dove le persone si incontrano e guardano in faccia da 5 anni o più", prosegue il commento, chiedendo se in lista ci sia qualcuno dei circoli territoriali.
Per il momento nessuna risposta da Grillo e dal suo staff. Qualche utente prova ad alzare un cordone sanitario con una logica politica: "Il protagonismo degli attivisti frena il M5S, la spersonalizzazione degli attivisti a favore del movimenti accelera la crescita del M5S", scrive Ezl. Ma la maggioranza rivela la sensazione di trovarsi di fronte alla "vecchia politica": Damiano Anselmi scrive: "Caro Beppe, apri le candidature a tutti e fidati degli elettori del M5S. Subordinare la possibilità di candidarsi alla resa di un servizio è un modo per asservire la gente. Lo fanno tutti i partiti italiani. Ora lo fai anche tu? Sei ancora in tempo, cambia queste regole prima che queste regole cambino il M5S".
(09 novembre 2012)
"Grillo è stato violento nei miei confronti. Su questo bisogna riflettere. Oggi nel Movimento 5 Stelle c’è un po’ di timore nell’esprimersi liberamente, e questo non è normale". Per la seconda volta nel giro di poche settimane, un altro fuorionda mette in subbuglio il Movimento 5 Stelle. A "cascarci", questa volta, è Federica Salsi, consigliere comunale di Bologna, ai microfoni di Servizio Pubblico. Che non risparmia critiche nei confronti del leader.
Dopo le polemiche e la guerra interna al Movimento a seguito della sua partecipazione a Ballarò e del successivo durissimo rimprovero di Grillo ("Il vostro punto G è nei talk show"), la Salsi parla dei problemi di democrazia interni al "non-partito" dell’ex comico: "Il Movimento 5 Stelle ha due facce: una che brilla, l’altra no. All’esterno si vede solo quella che brilla".
E fa un esempio, una decisione del leader che lei non ha condiviso e che anzi l’ha delusa molto, a partire dall’endorsment del leader a Di Pietro nella corsa per la presidenza della Repubblica: "Attegiamenti come quello mettono in serio dubbio la democrazia nel Movimento".
Alla fine, la domanda che non può mancare. Federica Salsi vuole dimettersi? "Io non ho motivi per andarmene dal Movimento. Ho delle responsabilità verso i miei elettori. Io so che senza Grillo non avremmo mai raggiunto certi risultati, ma se continua così farà una brutta fine".
ROMA - Dopo lo scontro fra Angelino Alfano e Berlusconi 1 al vertice del Pdl il presidente della Camera Gianfranco Fini apre al segretario del Popolo delle Libertà. "Il vero banco di prova per Alfano - ha detto il presidente della Camera - non è nella definizione delle regole per le primarie, ma nel far chiarezza sul rapporto col governo Monti e soprattutto sulla necessità per l’Italia di continuarne l’azione riformatrice anche dopo le elezioni. Solo se ciò accadrà si potrà davvero aprire una pagina nuova per tutti i moderati italiani. E personalmente ne sarò lieto".
"L’aspro confronto in corso nel Pdl - ha sottolineato Fini in una nota - va seguito con interesse per capire se emergerà una identità politica veramente in sintonia con il Ppe e quindi, in quanto tale, alternativa in termini programmatici alle Sinistre e mille miglia lontana dalla demagogia estremista, populista e antieuropea di tanti esponenti del Pdl e della totalità della Lega".
Il confronto non è stato "aspro", ha replicato Alfano. "Occorre - ha detto in una nota - che alcuni quotidiani si mettano d’accordo con se stessi. Quando il Pdl non discute (o a loro pare che non discuta), allora siamo descritti come una caserma. Quando invece c’è una discussione aperta, limpida e trasparente, allora siamo descritti come un partito in preda a una rissa. E’ un giochino mediatico che non sta in piedi".
"Quanto poi al presidente Berlusconi e a me, il nostro è un rapporto di lealtà e di rispetto assoluti e reciproci. Come capita nella normalità della vita di una famiglia, nelle discussioni appassionate che accadono nelle case di ciascuno di noi, possiamo permetterci di ragionare e di cercare insieme le soluzioni migliori, ma sempre sicuri di farlo con affetto e sostegno vicendevole", ha puntualizzato.
(09 novembre 2012)
PRIMARIE PD
Più che cinguettii, sono vere e proprie bordate. Staff contro staff, grandi elettori contro grandi elettori. La dialettica, a volte aspra, che accompagna le primarie del centrosinistra non è fatta solo di comunicati stampa e lanci d’agenzia. Ma si muove anche sui social network. Bersaniani e renziani. Un confronto continuo. E che si avvale anche dei centoquaranta caratteri messi a disposizione da Twitter. Trasparenza, fondi per le rispettive campagne elettorali, i sospetti sulla macchina organizzativa del partito messa a disposizione del solo segretario. E poi i programmi e le alleanze. Ci si confronta su tutto.
Gli esempi sono numerosi. Otto novembre: dal profilo di "Noi votiamo Renzi" arriva una domanda 2 rivolta ad Alessandra Moretti, vicesindaco di Vicenza, coordinatrice della campagna elettorale di Pierluigi Bersani. "Le pettorine che indossano i rappresentanti del comitato Bersani chi le paga? E i volantini? Magari li pagate con i diritti del libro di Fassina...". La risposta arriva pochi minuti dopo 3. La Moretti allega al suo post il link con la pagina del sito di Bersani dove c’è il rendiconto delle spese. E scrive: "La trasparenza per il Pd non è una novità, ma un valore in cui crediamo da tempo". I renziani replicano: "Come sempre non è la risposta alla nostra domanda". Controreplica, piccata, della Moretti: "Le risposte alle vostre domande sono nel link, ma capisco che leggere sia faticoso! Comunque siete simpatici". I renziani non ci stanno 4: "Sì, ma non c’è scritto chi paga gli sms...".
Il giorno prima, sette novembre. Ancora una sostenitrice di Bersani. Chiara Geloni, direttrice di YouDem, la web tv del partito, ha un scambio di tweet 5 con Giacomo Leonelli, presidente del consiglio provinciale di Perugia e tra i protagonisti della Leopolda. La Geloni twitta: "3000". Si riferisce al numero dei follower raggiunti sul social. Leonelli ironizza: "Da 2.100 euro di contributi Bersani è riuscito ad arrivare a 3.000? Campagna faraonica! Ci viene pure il trolley col pieno benzina". La Geloni: "A cortissimo di argomenti proprio eh?". Leonelli: "Si, ma se neanche capite le battute... Aveva ragione Luca Telese quando mi disse "sei troppo simpatico per essere del Pd". E la direttrice di YouDem chiude lo scambio con un: "No Comment. Potrei fare delle battute che poi magari non capisco".
Quattro novembre. Ancora la Geloni protagonista. Il professor Francesco Clementi scrive a Nico Stumpo, responsabile organizzazione del Pd: "Nico... il Sitooo! Metti il link, facci registrare per votare alle primarie! Siete già in ritardo, la partecipazione. First". La Geloni non resta a guardare 6: "Sì, con un altro tono però". E qui entra anche il Leonelli di cui sopra: "Nico è al pranzo della domenica e a occhio non lascia nulla d’intentato..". La direttrice di YouDem non replica. Avvisa solo che "adesso la preregistrazione funziona". Il professor Clementi ringrazia e ricorda che la data "l’aveva detta lui, Stumpo". La Geloni non si trattiene: "L’avevamo data Noi. Le primarie le stiamo organizzando Noi. Non Bersani. Non Nico. Noi. Non facciamo capricci".
E così via. In uno scontro che non è solo interno al Pd, ma che riguarda anche gli altri partecipanti alle primarie. Sul caso Marattin, da registrare la domanda ironica rivolta da Paolo Fedeli, portavoce di Vendola a Dario Franceschini. L’ex segretario del Pd scrive 7: A Ferrara con Bersani. Tanta voglia di parlare di problemi concreti. Queste sono le primarie, non le polemiche sui giornali". Fedeli: "C’è anche Marattin?". Poi i tweet da uno scontro che contagia tutti i livelli del Pd. Quattro novembre. Cecilia Pezza, consigliere comunale di Firenze: "Consiglio comunale per ricordare l’alluvione del 1966. Grande assente Renzi. Spero di essere smentita e che arrivi Adesso!!!". Le repliche 8: "Sì, però ha twittato un appello accorato". Fino all’intervento di Tommaso Giuntella, altro coordinatore della campagna di Bersani: Carissima, un grande abbraccio da figlio di un angelo del fango a te e a tutta la città che oggi è con voi nella memoria".
Infine, Roberto Reggi, coordinatore della campagna di Renzi. Il tre novembre chiede a Bersani 9: "Caro Segretario, mi spieghi perché il PD è orgoglioso delle primarie libere in Lombardia mentre ha provato a truccarle nel Paese?". Tra le reazioni quella di Francesco Mele, diregente del Pd torinese: "Roberto, rispetta le migliaia di militanti che dedicano il loro tempo a primarie Pd: se hai argomenti politici usali sennò rispettaci". Reggi non tace: "E’ soprattutto per rispetto a loro che dovrebbero funzionare".
(09 novembre 2012)