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 2012  novembre 09 Venerdì calendario

LA POLEMICA

Gli elettori hanno iniziato a mettersi in fila davanti ai seggi alle 5,30 di mattina in Virginia, nel Maryland, e nelle contee della Florida che nelle ultime due elezioni avevano accusato i maggiori ritardi nel voto. All’ora di chiusura dei seggi, quelle file circondavano ancora gli edifici, e continuavano ad allungarsi nel traffico cittadino. C’è chi ha atteso sei, sette ore per votare, e ancora a 40 ore dalla chiusura delle urne il paese aspettava il responso dello spoglio per l’intero Stato della Florida. L’ufficialità si è avuta solo ieri sera, quando i repubblicani hanno ammesso la sconfitta.

LA RIFORMA
«Ringrazio ognuno degli americani che ha partecipato a questa elezione» ha detto Obama martedì sera nel discorso della vittoria, «Sia che abbia votato per la prima volta sia che abbia atteso a lungo per farlo». E ha concluso: «Questo è un problema che dobbiamo risolvere». Non è però un problema nuovo. «Non succederà mai più» si disse alla fine della straziante attesa per l’esito delle elezioni del 2000, quando il paese aspettò per più di un mese per sapere chi avesse vinto in Florida tra Bush e Gore.

E invece ecco di nuovo tutti a recriminare su un sistema di voto macchinoso e inefficiente, inaccettabile per quella che si ritiene la prima democrazia del mondo. Occorrerebbe velocizzare le operazioni e magari unificare le procedure. Al momento si vota segnando con la penna la scheda nello stato di New York, e poi passandola nello scanner. In Ohio, dove la lettura è stata abbastanza veloce, si è fatto un grande uso del voto elettronico, ma le procedure di accreditamento sono anche qui farraginose e lunghe.

Il peggio come sempre succede in Florida, dove la scheda era lunga nove pagine e conteneva una serie infinita di quesiti complessi cui rispondere, e dove gli elettori in media hanno impiegato mezz’ora a leggere e decidere. C’è poi chi chiede di abbandonare la divisione dei risultati Stato per Stato, in favore di un semplice spoglio del voto popolare su scala nazionale. Il progetto incontra però grandi resistenze presso i singoli Stati, che hanno molto da guadagnare dall’attenzione che i candidati devono tributare ad ognuno di essi.