M.A., Il Messaggero 9/11/2012, 9 novembre 2012
Parla come Ernest Hemingway: «Non c’è mai stato un mattino in Africa in cui, svegliandomi, non mi sia sentito felice»
Parla come Ernest Hemingway: «Non c’è mai stato un mattino in Africa in cui, svegliandomi, non mi sia sentito felice». E le primarie provinciali del Pdl, da Cantù a Canicattì? Suvvia. E la coabitazione con Angelino? Meglio quella, più esotica, con Briatore al Lion in the Sun, il resort di Malindi da cui Silvio è appena tornato e «non vedo l’ora di riandare laggiù». Forse già nella prossima settimana. Il mal d’Africa di Berlusconi - o «La mia Africa» del Cavaliere versione Karen Blixen - è qualcosa che a questo punto sembra appartenergli più del partito che ha fondato. «Ma non banalizzate, vi prego», chiede il suo amico e medico personale, Alberto Zangrillo, che è appena stato con lui a Malindi: «Il suo è un vero sentimento di scoperta, un’altra frontiera dello spirito. L’Africa non è una fuga per il presidente, ma un nuovo bagno di realtà. Si è calato nelle sofferenze di quelle popolazioni e in un contesto forte che ti obbliga a prendere consapevolezza di un mondo fatto di persone che vivono con nulla e non soltanto di mercati». Non è allora il riccone che va laggiù dall’altro riccone Briatore a godersi le vacanze super-lusso? Questo, sì; e sta anche cercando una villa da comprare; e sta pure ricevendo le avances di Briatore che lo vorrebbe socio nel suo nuovo mega-villaggio turistico; e ha incontrato, in vista di qualche investimento, l’ad dell’associazione degli albergatori del Kenya, Philp Chai. Questo e altro. Francesca Pascale, la giovane napoletana presunta fidanzata del Cavaliere, la vede così: «Premetto: io non ero in Kenya con lui». Però le notizie giornalistiche dicevano che ci fosse, ma vabbè. Seguito: «Che cosa può piacere, di Malindi, al presidente? Il sole, la luce, le spiagge di sabbia bianchissima». E forse anche la possibilità di esercitarsi, tramite il business, in pratiche umanitarie. «Fondare resort - racconta ancora Zangrillo - non è soltanto un modo per dare relax ai ricchi ma anche per fare lavorare migliaia di poveri». «Berlusconi potrebbe ricominciare da qui - c’è scritto su Malindinews - perché qui ha trovato il suo habitat ideale». Il Silvio keniota - «Angelino», continua a dire ad Alfano, «perché non vieni giù pure tu?» - è insomma il San Francesco che diventa amico dei poveri africani e l’inventore imperterrito di nuove avventure, stavolta su scala globale. Anche perché «lì si può stare bene e si può fare del bene», va ripetendo, mentre in Italia non si può fare nulla secondo il Cavaliere sfiduciato. E infatti nel libro di Bruno Vespa egli ha chiesto «scusa» agli italiani per ciò che non è riuscito politicamente a realizzare. L’Africa di Silvio è anche Briatore. Ma qui il discorso torna in Italia, perché con Flavio egli parla di tramonti esotici e insieme di possibili albe nostrane. «Fonda una lista nuova - dice continuamente il re del Billionaire al Cavaliere - senza imbarcare gli ex An. E tu fai il regista». Guarda caso la stessa idea di Daniela Santanchè, socia di Briatore al Twiga di Forte dei Marmi. Spiega uno dell’inner circle del Cavaliere: «Non ha ancora commissionato sondaggi personali su Briatore come guida di una lista di imprenditori da far nascere in appoggio al Pdl. Ma sta testando informalmente e pubblicamente la popolarità del personaggio». Per esempio esponendolo al suo fianco l’altra sera nella foto sugli spalti di San Siro, per la partita del Milan. Su Briatore si vedrà. Di sicuro c’è che, parola di Zangrillo, «per Berlusconi l’Africa ormai è un richiamo irresistibile». E infatti, su di lui, già si ironizza su Twitter: «Da Forza Italia a Forza Kenya». O ancora meglio: «Yes, we Kenya».