Michele Brambilla, La Stampa 9/11/2012, 9 novembre 2012
AMBROSOLI SI CANDIDA AL PIRELLONE MA NON PARTECIPERÀ ALLE PRIMARIE
Per il centrosinistra lombardo è il classico caso delle «due notizie, una buona e una cattiva». Quella buona è il «sì», arrivato ieri sera, di Umberto Ambrosoli, avvocato, 41 anni, figlio di Giorgio, l’«eroe borghese» ucciso nel 1979 da un killer ingaggiato dal banchiere Michele Sindona. Umberto Ambrosoli ha accettato di candidarsi alla presidenza della Regione Lombardia e siccome il suo era sicuramente il nome più forte fra tutti quelli che circolavano, non c’è dubbio che per il centrosinistra si tratti di una buona notizia.
La cattiva notizia è però il rovescio della stessa medaglia. Nel senso che il «sì» di Ambrosoli rischia di creare un problema enorme al centrosinistra, o meglio alla sinistra. Il motivo è semplice. Pd, Sel e Idv avevano già deciso di far ricorso, com’è ormai loro consuetudine, alle primarie di coalizione. Anche il sindaco Pisapia ha confermato che «le primarie si faranno». Ambrosoli, però, a quelle primarie non ha intenzione di partecipare. Perché accetta senz’altro l’appoggio di Pd, Sel e Idv, ma vuole essere il candidato di un’area molto più ampia. Intanto, sarà sostenuto da una «sua» lista civica; ma poi vorrebbe altre liste a supporto, in un centrosinistra che inevitabilmente diventerebbe più centro che sinistra.
Insomma Ambrosoli si candida saltando le primarie. A questo punto i partiti della sinistra non hanno molta scelta. O accettano di appoggiarlo, rinunciando a quella che ormai è diventata una prassi della loro storia recente. Oppure possono fare lo stesso le primarie: che però diventerebbero così, inevitabilmente, primarie «contro» Ambrosoli.
Davvero non sarà facile uscirne perché, oltre alla questione di principio (Pd, Sel e Idv che si fanno imporre non solo il candidato, ma anche la procedura per la nomination!), ci sarebbero da convincere tutti coloro che, a titolo personale, hanno già detto di voler partecipare alle primarie. Non sono pochi. La ginecologa Alessandra Kustermann. Il consigliere socialista Roberto Biscardini. Il giornalista Andrea Di Stefano. Il verde Enrico Fedrighini. Giulio Cavalli di Sel. Infine, forse il più importante: il consigliere regionale del Pd Fabio Pizzul, direttore di Radio Marconi ed esponente di spicco dell’Azione cattolica, che proprio ieri, poche ore prima di Ambrosoli, ha annunciato la propria candidatura.
Accetteranno, tutti costoro, di fare un passo indietro per sostenere Ambrosoli? E Pd, Sel e Idv riusciranno a inventarsi una sorta di «primarie creative» che salvino capra e cavoli, cioè la forma sulla scelta del candidato e il candidato forte Ambrosoli? Di certo, con il giovane avvocato milanese le possibilità di vittoria aumenterebbero di molto.
Imbarazzi e problemi che sono tuttavia comuni all’altro schieramento, il centrodestra. Lì, la querelle è nota. Roberto Maroni ha già fatto sapere che gli piacerebbe fare il presidente a Palazzo Lombardia. Ma il Pdl replica che il governatore gli spetta di diritto, essendoci già due presidenti leghisti in Piemonte e in Veneto. Formigoni e Maria Stella Gelmini hanno detto che vedrebbero bene l’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini. Anche lui, Albertini, si vedrebbe bene, tanto che ieri ha annunciato la sua candidatura: però non come esponente del solo Pdl, bensì di un’area più ampia e comunque moderata, partendo da una lista civica, un po’ come Ambrosoli dall’altra parte, insomma. Un pasticcio, dunque. Aggravato dal fatto che, alla fine, la Lega potrebbe anche correre da sola: Maroni l’ha buttata lì anche ieri, parlando a Repubblica tv.
In linea teorica, si potrebbe perfino arrivare a uno scenario di questo tipo: Albertini candidato da Pdl e liste civiche; Maroni candidato dalla Lega; Ambrosoli candidato dalla società civile vicina al centrosinistra; Pizzul o chi per lui uscito vincitore dalle primarie di Pd, Sel, e Idv. Più il candidato di Grillo, che di voti ne prenderà comunque parecchi. Alla fine, la situazione dovrebbe semplificarsi. Ma per ora nel post Formigoni regna il caos.