Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 09 Venerdì calendario

LE MILLE E UNA GIRAVOLTE DI SILVIO SULL’ALTALENA


Certe volte sembra di guardare un tergicristallo. Primarie sì. Primarie no. Primarie sì. Primarie no. Quando si dimise da presidente del Consiglio, ormai un anno fa, Silvio Berlusconi annunciò in colloquio con la Stampa che non avrebbe più offerto la propria candidatura alla guida del paese. Si cominciò a discutere di primarie. Di tavolo delle regole. Chi c’è e chi ci sarà e chi no. Del ruolo di Angelino Alfano che ancora aveva il quid e che invece da un certo punto in poi il quid non ce l’aveva più. In un altro colloquio, stavolta col Corriere della Sera , Berlusconi disse che invece sì, forse gli toccava di ricandidarsi. Quindi niente primarie. Se si candida lui non c’è discussione né tantomeno avversario. Niente primarie, niente tavolo delle regole. E però non era chiaro: è sicuro che si candida o è soltanto un’ipotesi? Cioè, ha detto mi candido o ha detto adesso decido? In attesa di delucidazioni (attesa lunga) applausi generalizzati. È un grandissimo. Fa bene a tornare. Se lo vuole lui tutto il partito è contento. Quindi torna? No, non torna. Facciamo le primarie, dice in conferenza stampa. Faccio un passo indietro. O di lato. Però faccio un passo. Davvero? Splendido. Un genio. Una mossa geniale. Ottimo, organizziamo le primarie. Il tavolo delle regole. Primarie di coalizione? No, perché non c’è coalizione. Allora primarie di partito? Sì, certo primarie di partito. Però queste primarie di partito a Berlusconi non piacciono. Sono tristi. Sono inutili. Lo ha detto ieri. Anzi, poi si è corretto: non inutili, sono un po’ vane. Un po’ insufficienti. Ci vorrebbe altro. «Ci vorrebbe un me del ’94».

Fatica, eh? Molta. Il problema è che Berlusconi parla coi romani e dice una cosa, parla coi milanesi e ne dice un’altra. Sente un falco e sputa fuoco, sente una colomba e porta fiori. Legge i sondaggi e i sondaggi gli dicono che il Pdl con lui perde consensi. Allora lancia Alfano, dice che gli vuole bene come a un figlio, e i sondaggi gli dicono che il Pdl con Alfano perde ancora di più. Allora ci si rimette lui e dopo un po’ i sondaggi gli dicono che può anche tornare ma si sono persi altri consensi ancora. Riproviamo con Alfano? E i sondaggi giù. Torno io? Sempre più giù? Idea: mettiamo le liste civiche. Le liste degli imprenditori. Sì ma dei giovani imprenditori. E poi le liste degli onesti. Le liste degli animalisti. Le liste della società civile. Le liste delle amazzoni. Le liste della Santanché che randella e la lista di qualcun altro che concilia. Smembriamo il Pdl. Anzi cambiamogli nome. Cambiamogli simbolo. Che nome? Purché ci sia la parola Italia. Rifacciamo Forza Italia. Con lo spirito del ’94. Peccato che non c’è un me del ’94. Poi facciamo la lista dell’anima liberale, la lista dell’anima democristiana, la lista dell’anima socialista, la lista dell’anima anarchica, la lista dell’anima nordista, la lista dell’anima sudista. Ognuna di queste liste non arriva all’uno per cento?Allora non facciamo le liste. Teniamo il partito unito. Ma il partito mi fa schifo. Se la veda Alfano. Anzi no, Alfano non l’è minga bun. E poi bisogna vedere qual è la legge elettorale. Perché se è il Porcellum è una cosa. Se cambiamo il Porcellum ci vuole il premio di maggioranza. Non vogliamo le preferenze. Vogliamo il sistema spagnolo. Meglio il proporzionale puro. Dunque con chi discutono quelli del Pd? E su che basi? Che cosa dirà il capo domani? Settimana prossima? Stasera? E il governo che dirà? Il governo? Arriverà in fondo alla legislatura, dice Lui. Però adesso vediamo la legge di stabilità. E sarebbe bello se Monti facesse il leader dei moderati. Però non lo vogliamo perché è servo della Merkel. E chi lo mandò a Bruxelles? E chi lo accettò a Roma? E lui e le banche? E lui e i poteri forti? Mario sì... Mario no... Silvio sì... Silvio no...