Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 09 Venerdì calendario

SAMORI’, L’AVVOCATO CHE SI SOGNA LEADER: «MA RISPETTO A SILVIO SONO UN MIGNON» —

La scalata alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna finì un anno fa in un corpo a corpo di carte bollate e accuse incrociate, di cui ancora adesso porta addosso i segni: «Indagato? C’è un’indagine sulla base della denuncia inoltrata contro di me dalla Banca per presunto accesso abusivo al processo informatico in concorso con ignoti, ma dimostrerò che non c’è nulla di vero».
La scalata a quel che resta del Pdl, se mai scalata sarà, è invece ancora in fase embrionale («Sono pronto a scendere in politica, ma sulle primarie aspetto di conoscere le regole»), tra proclami («Ci vuole una rivoluzione») e timidezze («Sono un mignon rispetto a Berlusconi»).
Gianpiero Samorì, 55 anni, una figlia e due nipoti, è avvocato e consulente finanziario con il pallino degli affari: un professionista votato all’assalto (a sentire gli amici), un po’ troppo spregiudicato (secondo i nemici). Uno che se la passa bene, comunque. Modenese di Montese, terra di castelli. E pure la sua residenza, con mega studio nel centralissimo corso Vittorio Emanuele, raccontano sia una sorta di castello, tanto è ampia e lussuosa. A dir la verità, su di lui c’è una vasta letteratura all’ombra della Ghirlandina. Dicono che quando arriva in Mercedes, sembra che si muova un ministro quanto a scorta e portaborse (Ma lui: «Esagerazioni! Ho solo due autisti e qualche collaboratore»). Che ha mani in pasta in tv, giornali, banche e assicurazioni («Faccio parte di una holding con partecipazioni in varie società»). Che vanta un pacchetto clienti di tutto rispetto, a cominciare da Romano Minozzi, gran patron dell’Iris ceramiche. Qualcuno gli ha fatto anche dire di essere «il terzo uomo più ricco d’Italia». Cosa che l’ha fatto terribilmente arrabbiare, ma solo perché non è vero: «Magari...».
Samorì sogna la rivoluzione. E già questo è abbastanza rivoluzionario per uno che si è fatto le ossa nella Dc, nella sinistra sociale di Donat Cattin: «Poi non sapevo come mantenermi e ho fatto altro». Ora, con il suo movimento Mir (Moderati italiani in rivoluzione: «Abbiamo già decine di migliaia di simpatizzanti in tutta Italia»), l’avvocato non nasconde di voler tentare il colpo della vita: «Offrire al centrodestra un nuovo programma e nuove persone». Nega di essere quel «Mister X», mandato in avanscoperta da Silvio Berlusconi per sparigliare le primarie, come temono Angelino Alfano e notabili vari. Però non nega di essere «in ottimi rapporti» con il Cavaliere. E poco importa se proprio ieri l’ex premier ha detto «di aver incontrato una sola volta un certo signor Samorì». L’interessato non fa una piega: «Berlusconi ha rappresentato nel ‘94 un momento di rottura, poi però si è circondato di persone inadeguate, che lo hanno frenato». Su Alfano va come un trattore: «Dalle primarie deve uscire un capo di governo, non un segretario amministrativo...». È ora di fare piazza pulita, insomma, ma non dategli del rottamatore: «Credo che ogni generazione abbia diritto al suo spazio: il problema, in Italia, è che c’è la stessa gente da 30 anni...». Gli attribuiscono un canale privilegiato con Marcello Dell’Utri, di cui condividerebbe la filosofia programmatica dei circoli stile Publitalia: «L’ho conosciuto nel 2005, poi gli ho dato una mano nel 2007 sul territorio». Se è per questo, pure con Denis Verdini gli viene accreditato un ottimo rapporto: «Ma l’avrò incontrato tre volte!». Una vecchia volpe come Carlo Giovanardi, che pure con Samorì si alleò al congresso modenese del Pdl, sconfiggendo Isabella Bertolini, invita l’amico a volare basso: «Un conto è dare un contributo, altra cosa è proporsi premier». Ma l’avvocato è già lontano: «Mi scusi, ho un aereo in partenza...».
Francesco Alberti