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 2012  novembre 08 Giovedì calendario

“MIO FIGLIO? SPERO PERDA. MA GIURO: È DI SINISTRA”

Mio figlio? Se perde le primarie è meglio. Da padre spero non ce la faccia”. “Matteo dovrebbe chiedere scusa alla moglie, ai figli e ai suoi genitori: la politica lo impegna troppo”. Tiziano Renzi è stanco, preoccupato. E arrabbiato. Ce l’ha con la stampa che lo tira in mezzo, con chi accusa la sua famiglia di non essere trasparente, di far girare soldi, di guadagnarci chissà cosa. Perché, spiega, da quando suo figlio è stato eletto presidente della Provincia “le cose si sono solo complicate, la nostra azienda ha avuto problemi, altro che aiuti”. Tiziano, però, ha masticato pane e politica per una vita. E lo sapeva che questo rischio c’era. Che un aspirante premier sia sotto i riflettori è normale.
Iniziamo con Alessandro Conticini, fratello del cognato di Matteo Renzi: è socio dell’azienda di famiglia, ma lo è anche di Dot Media, società in affari con il Comune di Firenze. Non è singolare?
No. Vuole sapere il ruolo di Alessandro Conticini? Ci ha salvato, ci ha aiutato economicamente in un momento di difficoltà. È il fratello di Andrea, il marito di mia figlia. Abbiamo deciso di farlo entrare nella Eventi6 al 20% per sostenerci portando liquidità e non c’è nessun conflitto di interessi.
Gli affari non andavano bene?
Vede, in un certo senso il fatto che mio figlio si sia candidato ha peggiorato le cose. Con la Chil Post (vecchia azienda di famiglia, ndr) avevamo fatturato 4 milioni di euro con Tnt per la distribuzione delle Pagine gialle. Quando è subentrata Poste Italiane non ce lo hanno affidato. Dicono che abbiamo aiuti, corsie preferenziali. Non mi pare, no? Abbiamo perso molti lavori in questi anni e la crisi ha colpito anche noi. Abbiamo anche ceduto un ramo di azienda a Giancarlo Massone di Genova.
L’azienda di famiglia gestiva
lo strillonaggio, a Firenze, per La Nazione. Nessun conflitto
di interessi?
Per correttezza, da quando Matteo è in politica, ho fatto scelte nette: nel 2004 ho lasciato l’attività di strillonaggio de La Nazione, che è passata alla Ver Service di Simone Verdolin. Quel giorno lo ricordo bene. Ho chiamato di persona Dolores Scordo, responsabile dell’Ufficio Poligrafici Editoriale del Resto del Carlino, e le ho detto che non avrei più fatto niente per evitare problemi di questo tipo. E ora? Ci accusano di tutto. Sono stanco di essere accomunato ai furbi. La mia è solo una famiglia come le altre.
Tornando alla politica, c’è una
domanda che frulla in testa a
molti: pensa che suo figlio sia
di sinistra?
Certo, e non capisco come si possa dire che non lo è. Guardi, anche a Rignano sull’Arno, quando ero amministratore, la sinistra vera ero io. Certo, sono cattolico e lo è anche Matteo, ma questo non significa niente: siamo di sinistra e sfido a dire il contrario.
Lei è stato a lungo in politica.
Non sarebbe stato da rotta-mare prima?
Nell’‘89, quando hanno approvato il Piano regolatore, ho fatto una scelta: ho smesso di fare politica e sono tornato in Consiglio comunale solo dopo 9 anni. Alla fine mi sono rottamato da solo. Ora lavoro con mia moglie. Le ripeto: ho fatto scelte di sinistra. Come ha detto Pisapia? Che chi accusa Matteo di non essere di sinistra non sa quel che dice. Ha ragione. A spingere Matteo c’è quello che mandava avanti me: la passione, la voglia di cambiare davvero questo sistema. Il nuovo fa paura ma c’è un fascino al quale è impossibile sfuggire.
Molti non si fidano che sia solo questa grande passione a
spingerlo…
È normale che tanta gente non creda alla sincerità di Matteo, dopotutto sembra assurdo che esista un politico onesto. Le dirò di più: mio figlio, politicamente, non dice nulla di nuovo sulla voglia di rinnovamento. È che prima troppi nel partito erano sordi o facevano finta di esserlo. Ora devono ascoltare.
Suo figlio ha acceso un mutuo
di 387 mila euro per la casa.
Per un prestito del genere immaginiamo non basti la garanzia di essere sindaco. È lei che
ha garantito per lui?
No. Probabilmente se glielo hanno dato avrà avuto le garanzie. Non ne ho idea. So che noi siamo persone oneste e lo dico con orgoglio: ogni volta che abbiamo acceso un mutuo o preso un prestito non abbiamo mai saltato una rata.
Avrebbe votato Matteo Renzi
anche se non fosse stato il padre?
Sì, e come politico gli auguro di farcela. Ma detto in tutta sincerità, come padre, spero di no. Matteo ha una famiglia, una moglie, dei figli. È una scelta difficile, radicale. Le garantisco che per molti motivi, se perdesse le primarie, sarebbe meglio.