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 2012  novembre 09 Venerdì calendario

MAL DI SOGNO


Questa volta l’inconscio non c’entra niente. Almeno a detta dei ricercatori americani, sempre più spesso convinti che i sogni angosciosi siano una delle possibili cause dell’insonnia. Malanno più che diffuso se è vero, come ci informano gli epidemiologi, che un italiano su due dorme male, e che il 20 per cento circa della popolazione soffre di insonnia. E nel resto del mondo le cose non vanno meglio. L’idea di indagare la relazione tra sogni e insonnia è nata negli Stati Uniti, dalla collaborazione tra gli esperti di medicina del sonno e il Dipartimento della difesa Usa, che si è dovuto confrontare con i problemi dei veterani.
È nato così il kit di sopravvivenza per insonni dell’Esercito americano, completo di mascherina e tappi per le orecchie, realizzato da Anne Germain dell’Istituto di medicina del sonno dell’Università di Pittsburgh. Che sta anche valutando diversi approcci terapeutici al "mal di sogno". Una terapia possibile è quella a base di prazosin, un anti-ipertensivo non disponibile in Italia, scoperto negli anni ’60 e di cui qualche tempo fa è emerso l’effetto sui sogni angosciosi. Effetto che induce gli addetti ai lavori a pensare che l’origine dei sogni, almeno di quelli con contenuti terrificanti, sia da ricercare nella biologia.
D’altra parte, però, la stessa Germain - e non è la sola - ha ottenuto buoni risultati con l’Imagery Rehearsal Therapy, una classica terapia della parola, che utilizza gli strumenti della psicologia cognitiva per decondizionare i pazienti fino a metterli in grado di modificare a piacere l’atmosfera dei loro sogni. In pratica, si tratta di immaginare un sogno gradevole o neutro, comunque diverso dall’incubo di cui ci si vuole liberare, e scriverlo su un foglio di carta, per poi ripassarlo più volte durante il giorno, fino al momento in cui non si riesce a modificare il contenuto del proprio sogno. Di questa terapia si è parlato per la prima volta nel 2001 in un articolo pubblicato sul "Journal of the American Medical Association", che descriveva l’efficacia di questa terapia per liberare dagli incubi le donne vittime di violenza sessuale. Da allora la cura si è diffusa, soprattutto negli Usa. Riaprendo il dibattito tra chi pensa che i sogni siano un prodotto della nostra attività psichica e chi li considera, invece, materiale biologico, prodotti casuali dell’attività elettrica del cervello. «Per evitare fraintendimenti su materie come queste è assolutamente indispensabile sviluppare un dialogo tra psichiatri e neuroscienziati», sottolinea Giovanni Foresti, psichiatra e psicoanalista Spi: «Il rischio, altrimenti, è quello di prendere di mira il sogno come se fosse il vero problema, invece di assistere un essere umano traumatizzato. Col pericolo di raddirizzare i sogni, ma lasciare storta la vita di chi li ha sognati».
Non tutti i brutti sogni però sono uguali. Svegliarsi col batticuore senza sapere perché è diverso dall’essere inseguiti da un mostro, o dal rivivere le ansie dell’esame di maturità. «La stessa definizione di insonnia è un ombrello che copre vari tipi di disturbi, internistici, psicologici e psichiatrici», avverte Giuseppe Plazzi neurologo e responsabile del laboratorio di Medicina del sonno all’Università di Bologna. I disturbi notturni (parasonnie) infatti, si distinguono in varie categorie , a seconda della fase in cui colpiscono. «Tra i disturbi del sonno non rem, quello profondo, ci sono il sonnambulismo e l’incubo propriamente detto», spiega Plazzi. A ben guardare, etimologicamente, il termine incubo - dal latino incubus - si riferisce a qualcosa di indefinito, che incombe sul dormiente nelle prime ore della notte, generando una sensazione di oppressione. «In questo caso», spiega Plazzi, «c’è un’attivazione neurovegetativa, il paziente suda, ha le pupille dilatate, il respiro affrettato. Quando si sveglia fa fatica a uscire dalle sensazioni di malessere generate dall’incubo». Altra forma è il cosiddetto "pavor nocturnus": colpisce soprattutto i bambini che si risvegliano con una sensazione di angoscia della quale non sanno dare una spiegazione.
Quelli che chiamiamo correntemente incubi e che i ricercatori definiscono sogni terrifici, invece, fanno parte dei disturbi del sonno Rem: sono spesso ricorrenti, con una vera e propria trama, e si manifestano nelle primissime ore del mattino. Alla stessa categoria appartiene un disturbo più raro, definito disturbo comportamentale del sonno Rem: «Chi ne soffre si muove, grida, agisce in qualche modo quello che sta sognando anche a rischio di farsi del male - per esempio cadendo dal letto - oppure di aggredire chi ha accanto», spiega Raffaele Manni, responsabile dell’Unità di Medicina del sonno dell’Istituto Mondino di Pavia.
I sogni terrifici sono più frequenti tra i bambini e gli adolescenti, e tendono a diradarsi con l’età adulta, anche se ci sono persone che continuano a farli. «Succede più spesso tra le vittime di eventi traumatici come incidenti o attentati: in Italia abbiamo cominciato ad approfondire il rapporto tra disturbo da stress post traumatico e sogni dopo il terremoto dell’Aquila», ricorda Plazzi. Ma mentre negli Stati Uniti la lotta all’incubo sta diventando uno degli strumenti della medicina del sonno, nel nostro paese «se ne occupano soprattutto i neuropsichiatri infantili», osserva Raffaele Manni: «E per porre rimedio si lavora sui contenuti del sogno. Glielo si fa raccontare attraverso il disegno e poi invitandoli a immaginare un finale diverso, rassicurante».
Di tutt’altra scuola sono, invece, i ricercatori americani convinti per lo più che i sogni non hanno niente a che vedere con l’inconscio ma sono semplicemente alterazioni neurologiche o sintomi di altri disturbi. Per Barry Krakov, fondatore del Maimonides International Nightmare Treatment Center, molti dincubi dipendono semplicemente da difficoltà respiratorie: il 90 per cento dei pazienti che si rivolgono a lui soffre di una forma più o meno grave di apnea notturna: smettono di respirare a intervalli. Il legame tra i due fenomeni non è ancora ben chiaro, ma Krakov non esclude che generare un sogno terrificante sia il sistema con cui il cervello avverte che sta andando in carenza di ossigeno, ed è quindi necessario svegliarsi subito. E sono in molti a pensare che l’apparecchio per la ventilazione meccanica a pressione positiva che si usa per trattare l’apnea notturna possa aiutare a sconfiggere gli incubi. «Chi ne soffre ha centinaia di microrisvegli di cui non si rende conto. Che però portano a riposare male», spiega Plazzi: «I sogni sgradevoli di questi pazienti hanno caratteristiche precise legate al disturbo, come la sensazione di affogare o di essere soffocati».
Ma l’ipotesi biologica non convince molti. Che si chiedono come mai se i sogni sono davvero eventi casuali è possibile controllarli con l’l’Imagery Rehearsal Therapy. Per non parlare del cosiddetto sogno lucido, ossia della possibilità di percepirlo come tale svegliandosi quando lo si desidera. Uno dei massimi esperti di Lucid dreaming è l’americano Peter Stephen, dell’università di Stanford, secondo cui i sogni sono un fenomeno controllabile come qualsiasi esperienza comportamentale. «Ci sono persone che producono molto sonno Rem e che hanno la capacità di entrare e uscire a piacere dai sogni», spiega Plazzi: «Gli studi su questo fenomeno sono nati negli anni ’60 negli Stati Uniti, ma non abbiamo ancora risposte definitive».
Resta il fatto che queste e altre scoperte hanno cambiato per sempre il nostro modo di guardare al sonno e ai sogni: «Oggi sappiamo che l’attività mentale è continua, nella veglia come nel sonno o in situazioni particolari come le fantasticherie, le associazioni libere o i pensieri ricorrenti», spiega Manni . Il nostro cervello non riposa mai del tutto, neanche quando dormiamo.