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 2012  novembre 05 Lunedì calendario

Hashish e buone letture In crociera con Capote - Sei pagine preziose, intito­late Yachts and Things e sbucate di recente da uno scatolone, contengo­no un frammento di un capitolo fin qui sconosciuto di Preghiere esaudite , il romanzo incompiuto di Truman Capote

Hashish e buone letture In crociera con Capote - Sei pagine preziose, intito­late Yachts and Things e sbucate di recente da uno scatolone, contengo­no un frammento di un capitolo fin qui sconosciuto di Preghiere esaudite , il romanzo incompiuto di Truman Capote.Un’opera tan­to leggendaria quanto inquietan­te per le catastrofiche conseguen­ze che ebbe sulla vita dell’autore di A sangue freddo . Nell’ottimo Meridiano Mondadori dedicato a Capote, viene ricostruita la storia di questo libro, concepito addirit­tura nel 1958. I primi quattro capi­toli, gli unici noti, uscirono molto più tardi, tra il 1975 e il 1976, sulla rivista Esquire . In mezzo c’è l’angoscia crescen­te dello scrittore, timoroso di non essere all’altezza del progetto: ri­trarre l’alta società newyorchese attraverso un mosaico di voci e te­stimonianze «in presa diretta». Nei suoi disegni, Preghiere esaudi­te sarà la nuova Recherche prou­stiana. Attraverso il cinismo e la fri­volezza del jet set, a cui Capote stesso appartiene a pieno titolo, dovrà trasparire la disperazione di sentirsi intrappolati in una reci­ta mentre il tempo passa inesora­bile. Se in pubblico Capote osten­ta sicurezza al­punto di sbandiera­re titolo e contenuto dell’opera, in privato fatica ad avvicinarsi al dat­tiloscritto. Scrive Gerald Clarke, magnifico biografo di Capote, che lo scrittore ha la sensazione di es­sersi imbarcato in un’impresa sen­za ritorno. Così sarà. Di fronte alle prime puntate, gli (ex) amici di Truman impallidi­scono: in quelle pagine ci sono i lo­ro vizi e adulteri, le loro bevute e manie. Inoltre Esquire va letteral­mente a ruba, tutta la nazione ride della upper class di Manhattan. La vendetta viene consumata calda. Capote diventa un appestato e vie­ne espulso dai salotti che un tem­po si beavano delle sue maldicen­ze. Per lo scrittore, innamorato di quel mondo, è una batosta che ne accelera la caduta nel girone infer­nale dell’alcolismo e della droga. Capote perde la testa: annuncia che il romanzo avrà otto capitoli per un totale di ottocento pagine, anzi trecento, anzi seicento, anzi duecento. Vaneggia di party esclu­sivi da tenersi in campi da tennis decorati come i palazzi delle Mille e una notte a cui non inviterà chi ha osato voltargli la schiena. Dera­glia in serate rovinose allo Studio 54, mitica discoteca sulla Cin­quantaquattresima strada. Appa­re in tivù strafatto al punto che il conduttore gli chiede che cosa ac­cadrà se non supererà il problema della droga e dell’alcol. Risposta: «Ovvio. Alla fine mi suiciderò». In­vece non farà in tempo. Dopo una serie di ricoveri dovuti ad abusi di droga, pillole e alcol, ma ufficial­mente attribuiti a crisi epilettiche, si sente male a casa di Joanne Car­son, a Los Angeles. Lei vuole por­tarlo in ospedale. Lui si oppone: «Sono stanco, cara. Se mi vuoi be­ne non fare niente. Lasciami anda­re ». Poi le parla per alcune ore. An­che di Preghiere esaudite , il suo ca­polavoro, il libro che contiene tut­ti i personaggi di cui abbia mai vo­luto scrivere. Infine si accascia. «Mamma, mamma. Sono io, sono Buddy». Sono le sue ultime parole prima di morire, Buddy è il sopran­nome con cui veniva chiamato da bambino. È l’agosto del 1984. I capitoli mancanti di Preghiere esaudite sono ovviamente il Sacro Graal degli amanti di Capote. Yachts and Things era conservato nell’archivio della New York Pu­blic Library, nessuno lo aveva no­tato al momento della catalogazio­ne. Il frammento sarà il piatto for­te del prossimo numero di Vanity Fair ( edizione americana), in usci­ta domani. Nelle sei pagine, Capo­te racconta un viaggio a bordo di uno yacht in compagnia di Mrs Williams, già identificata dalla stampa Usa in Katharine Graham, editrice del Washington Post . Inizialmente Mrs Williams visita le coste della Grecia, mentre il narratore resta in barca a legge­re e a cullarsi nei ricordi. Poi, insie­me, invitano sullo yacht i passeg­geri di una barca battente bandie­ra turca. Finisce con una fumata di hashish. I riscontri sull’autenticità del dattiloscritto e della vicenda non mancano. Gerald Clarke non ha avuto dubbi, anche se «queste sei pagine sono solo parte di un capi­tolo molto più ampio, ancora da trovare». Nella autobiografia del­la Graham c’è un passaggio dedi­cato a un viaggio in Grecia con Tru­man Capote. Il proprietario dello yacht dovrebbe essere Gianni Agnelli, nel racconto mai nomina­to ( si parla di un imprenditore che all’ultimo ha dovuto rinunciare a essere presente). In una lettera del 22 luglio 1965, spedita a Jack Dunphy da Spetsopoula, in Gre­cia, si legge: «Il padre di Marella è morto all’improvviso ed è tornata in Italia. Così ho navigato insieme alla sola Kay Graham. Immagina: una nave tutta per noi! Comun­que gli Agnelli, con altri ospiti, rag­giungeranno l’imbarcazione il 26, a Rodi». Yachts and Things è dunque ambientato nel 1965, con Truman Capote all’apice del suc­cesso.