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 2012  novembre 05 Lunedì calendario

Odissea in banca: tre mesi per chiudere un conto - Alla fine ce l’ha fatta. E come Ulisse è riuscito a compiere l’impresa

Odissea in banca: tre mesi per chiudere un conto - Alla fine ce l’ha fatta. E come Ulisse è riuscito a compiere l’impresa. Il proble­ma è che il nostro «eroe» del quotidiano non ha fatto nulla di epico, se non chiude­re un conto corrente in un tempo biblico. Quasi tre mesi per compiere un’operazio­ne, che in sé richiede pochi minuti per es­sere eseguita, non sono uno scherzo. Ma andiamo con ordine. La storia del nostro «Ulisse» (che si chiama Nicola V.) inizia lo scorso 9 agosto quando si reca in una filiale della Banca Popolare di Intra del gruppo Veneto Banca per avviare la pratica di chiusura del proprio conto cor­rente. Sembra facile come fare quattro pas­si, come bere un bicchier d’acqua,ma non è così. Il cliente, infatti, firma il modulo per la revoca della carta di credito e avvia la pratica per chiudere anche la propria posizione con la banca.Si dovrà anche av­viare un’altra procedura: la chiusura del fi­do. Anche interrompere una linea di credi­to richiede dei passaggi burocratici. Mancano pochi giorni a Ferragosto, Ni­cola V. non si preoccupa: è normale che le procedure in Italia non siano mai troppo sollecite e, quindi, sa già in anticipo che il periodo vacanziero comporterà un ritar­do. La brutta sorpresa arriva al rientro del­le vacanze: agli inizi di settembre il rappor­to di conto corrente è ancora aperto. Anzi, l’istituto incomincia a preoccuparsi della provenienza degli ulti­mi versamenti effet­tuati dal cliente due mesi prima. Nicola V. non de­morde e si reca più vol­te in banca e, come un piccolo signor K., ini­zia a dimostrare kafkianamente che è tutto in regola e che vuole semplicemente estinguere il proprio conto. «È tutto a posto, è tutto pronto, tra una settimana la chiamiamo per l’ultima fir­ma », si sente ripetere allo sportello il mal­capitato. Ma solo alla fine di settembre può vedere messa nero su bianco la pro­pria volontà. Solo in quella data, infatti, viene registrata e avviata la pratica per l’estinzione del conto. Finito? Neanche per sogno. Ci vorrà an­cora un mese per ottenere il definitivo ver­detto: il 25 ottobre scorso, infatti, il dos­sier è stato chiuso e quindi l’odissea è ter­minata. Ma in quei ventisette giorni il si­gnor Nicola V. ha,nel­l’ordine: scritto una lettera alla direzione generale di Veneto Banca (capogruppo della Banca Popolare di Intra), una lettera alla direzione genera­le dell’Abi per segnalare il proprio caso e, infine, ha litigato con il direttore della pro­pria filiale minacciando di adire le vie lega­li. Che cosa è successo in circa tre mesi al conto del signor Nicola V.? Ha pagato per intero le spese di tenuta del conto per il tri­mestre terminato il 30 settembre ( 14 ,2 eu­ro) e, inoltre, anche per la banca sono ma­turati pochi euro di interessi. Moltiplican­do la vicenda per le migliaia di Nicola V. che in Italia, ogni giorno, intendono chiu­dere un conto, le cifre diventano interes­santi. Basti pensare che i rapporti che fan­no capo alle famiglie sono oltre 30 milioni (Internet banking incluso). Secondo alcu­ne voci di corridoio, si tratterebbe di un escamotage finalizzato a ritardare (e possi­bilmente ostacolare) la chiusura dei conti correnti che rappresentano comunque un veicolo di liquidità per gli istituti in un periodo di «secca» come quello attuale. Non a caso la Banca d’Italia ha verifica­to in una r­ecente indagine che i tempi me­di per la chiusura di un conto corrente si at­testano attorno a 35 giorni con punte di 110 giorni. Il risultato è che il consumato­re deve sostenere le spese relative all’aper­tura in contemporanea di due conti cor­renti, anche se uno di questi è praticamen­te inutilizzato. Bankitalia ha sottolineato come il tempo ideale per non arrecare dis­servizi al cliente e favorire la concorrenza è di soli sette giorni. Insomma, Nicola V. può considerarsi fortunato: poteva andargli peggio.