Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  novembre 08 Giovedì calendario

Lettera 1 Caro Granzotto, il gruppo Della Valle che controlla una holding lussemburghese ha fabbriche nelle Marche che compreso l’indotto danno lavoro a 2000 operai con un fatturato annuo di circa 160 miliardi, pari a 80 milioni di euro a impiegato

Lettera 1 Caro Granzotto, il gruppo Della Valle che controlla una holding lussemburghese ha fabbriche nelle Marche che compreso l’indotto danno lavoro a 2000 operai con un fatturato annuo di circa 160 miliardi, pari a 80 milioni di euro a impiegato. Il che è impossibile, per cui mi viene da pensare che il vero fatturato e i veri operai siano i cinesi che producono scarpe a 6 euro per rivenderle in Europa a 250. Quindi non venga a dar lezioni a Marchionne. Gian Franco Peri DIEGO DELLA VALLE jpegDIEGO DELLA VALLE jpeg Lettera 2 Della Valle ora ha rotto: invece di criticare Marchionne cominci col riportare tutte le sue produzioni di scarpe dalla Romania in Italia. Quando le sue scarpe torneranno a essere tutte made in Italy potrà attaccare. Faccia vedere che tiene a cuore il nome Italia e i suoi lavoratori. Alessandro Elisei Sondrio cbi37 paolo granzottocbi37 paolo granzotto RISPOSTA DI PAOLO GRANZOTTO Ah, questo Della Valle... ma che va cercando, così improbabile com’è nel ruolo di difensore del marchio «Made in Italy»? Di fustigatore della delocalizzazione? Di Savonarola dell’etica industriale? Certo che produce le sue Hogan anche in Romania (lui le fabbriche oltrefrontiera le chiama «laboratori esterni specializzati in aree nelle quali storicamente è forte la tradizione nella rispettiva produzione calzaturiera e pellettiera», credendo così di farci fessi), caro Peri. LE SCIARPE DI DIEGO DELLA VALLELE SCIARPE DI DIEGO DELLA VALLE E quelle romene le fa pagare come quelle fatte in Italia, sui 250 euri. 250 euri: esattamente il salario medio mensile d’un operaio romeno. E così col ricavato di un solo paio di scarpe, mister Tod’s a quello gli paga la mesata. Fatto ciò, attacca Sergio Marchionne, chiamandolo «furbetto cosmopolita». Anche «chiacchierone e improvvisato». Sostenendo che lui, lui Della Valle, è di quelli che «rispettano i propri lavoratori e sono orgogliosi di essere italiani» e che pertanto «non vogliono in nessun modo essere accomunati a persone come loro ( cioè i Marchionne)». DELLA VALLEDELLA VALLE Mi sa che da qualche parte lo «scarparo», come amabilmente è conosciuto, deve avere anche un deposito di bronzo, che poi usa come le signore le creme di bellezza, spalmandoselo, all’occorrenza, sul viso. Niente di male produrre all’estero: il capitale va dove rende di più, ci mancherebbe altro. Si dice e scrive, senza che ne sia a tutt’oggi giunta smentita, che Della Valle è di casa anche in Cina. Bene, bravo. Ci sa fare. Un piede a Sant’Elpidio e uno a Guandong o a Shenzehn. Resta però il fatto che, quanto a dimensione industriale, sempre scarpe sono e come osserva Marchionne «di quanto investe Della Valle in un anno in ricerca e sviluppo noi non ci facciamo neanche una parte del parafango». SERGIO MARCHIONNE jpegSERGIO MARCHIONNE jpeg Ergo, «la smetta di rompere le scatole ». Questo è, cari amici: non rompere le scatole, non salire in cattedra a tenere lezioncine di moralismo ai quattro formaggi, sul merito e valore del «Made in Italy» quando nelle linguette delle Hogan c’è stampigliato «Made in Romania». Non fare i Di Pietro, insomma. Tutto qui.