Francesco Dendena, Panorama 8/11/2012, 8 novembre 2012
TRA I DUE LITIGANTI, RISPUNTA SARKÒ
La sera del 18 novembre la destra francese avrà un nuovo leader e François Hollande il primo dei suoi avversari. Fra pochi giorni i militanti dell’Ump (Union pour un mouvement populaire) sceglieranno il successore di Nicolas Sarkozy per preparare la riconquista di un paese governato a tutti i livelli dal Partito socialista e dai suoi alleati. La vera sfida per il prescelto non sarà tanto di fare opposizione a un governo sempre più impopolare, quanto di colmare il vuoto lasciato da Sarkozy, figura carismatica di una destra che aveva contribuito a rinnovare (e radicalizzare). Anche se è accusato di avere ricevuto donazioni illegali per la campagna presidenziale del 2007, Sarkozy resta decisivo nella vita politica francese. Ma chi sarà il suo delfino?
Il posto è conteso tra due uomini: François Fillon, primo ministro fino al maggio scorso, e Jean-François Copé, attuale segretario dell’Ump. Concordi nel denunciare la politica socialista, i due si dividono sulla strategia futura: Fillon vorrebbe ricentrare l’Ump su posizioni care alla destra repubblicana, prendendo le distanze dall’elettorato dell’estrema destra che invece Copé non esita a corteggiare, in particolare sull’immigrazione. Tanto il primo privilegia il terreno economico, tanto il secondo si vuole portavoce delle aspirazioni popolari e si fa promotore di una strategia più aggressiva, proponendo per esempio una manifestazione popolare contro il governo.
Finora Sarkozy è stato attento a non prendere posizione per nessuno dei contendenti, non smentendo neppure le voci di un suo ritorno sulla scena politica. Certo non sarà nell’immediato, ma fra l’elettorato di destra la sua popolarità resta altissima e il tempo gioca a suo favore. La strada da qui al 2017 è lunga e piena di ostacoli per il suo successore, mentre la distanza gli permetterebbe di fare dimenticare i vecchi errori, rafforzando la sua immagine di nume tutelare di quella «droite décomplexée» di cui è stato il fondatore. D’altra parte, la politica francese non è avara di esempi di uomini che hanno fatto di una sconfitta la base delle vittorie future.
Per un Jospin, quanti De Gaulle, Mitterrand, Juppé? Ad appena 57 anni Sarkozy è lontano dal pensare alla pensione, tanto più che, per dirla con Alessandro Manzoni, «la gloria maggior» per l’uomo di stato viene «dopo il periglio e il tristo esiglio». Sarkozy ne è consapevole. Ne sarà anche capace?
(Francesco Dendena - da Parigi)