Roberto D’Agostino, Dagospia 8/11/2012, 8 novembre 2012
Diego Anemone non esiste. E’ semplicemente l’avatar per le fatture di Angelo Balducci, il potentissimo ex provveditore alle Opere pubbliche travolto per caso, quando le grandi aziende private decisero di opporsi al progetto "Protezione Civile Spa" del suo protetto Guido Bertolaso
Diego Anemone non esiste. E’ semplicemente l’avatar per le fatture di Angelo Balducci, il potentissimo ex provveditore alle Opere pubbliche travolto per caso, quando le grandi aziende private decisero di opporsi al progetto "Protezione Civile Spa" del suo protetto Guido Bertolaso. A quasi tre anni dagli scandali giudiziari, la vera certezza è che l’ebanista Anemone ha tenuto duro e Balducci non ha parlato. Non è un caso che sulla scena della Cricca abbiano fatto ingresso subito avvocati "vicini ai servizi", o comunque specializzati nel non far collaborare i clienti con i pm. Pezzi grossi dei servizi segreti, generali, politici e monsignori potenzialmente sotto ricatto la stanno sostanzialmente facendo franca, anche grazie alla lentezza della magistratura. Giusto qualche mini condanna qua e là, in attesa dell’indulto. L’unica variabile sono le prime confessioni del costruttore De Vito Piscicelli, che ieri hanno portato all’arresto (a scoppio ritardato) del mandarino Antonello Colosimo. Sul Cetriolo Quotidiano potete leggere un buon pezzo di giornata (p. 8), ma è la fotografia complessiva che manca. E forse mancherà sempre. Anche su Sciaboletta Scajola e la sua casa al Colosseo. Insomma, a tre anni dalla Cricca, sono volati solo gli stracci. Anzi, gli straccetti. 2- APPALTI G8, ARRESTATO COLOSIMO Rita Di Giovacchino per il Fatto Incastrato dal costruttore Francesco De Vito Piscicelli, l’uomo (pentito) che rideva la notte del terremoto all’Aquila, ha deciso di collaborare con i magistrati e ha raccontato che per poter ottenere appalti pubblici "è stato dissanguato". Non soltanto da Angelo Balducci e dalla "cricca" della Ferratella, ma anche dall’ex consigliere della Corte dei Conti, Antonello Colosimo, arrestato ieri per concussione nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti del G8. Colosimo, che è stato anche capo di gabinetto del ministero delle Politiche Agricole, è accusato di aver ottenuto regali e favori per 200 mila euro fin quando Piscicelli non si è ribellato e lui, a quanto emerge da intercettazioni telefoniche, lo avrebbe minacciato e ricattato. Da ieri l’alto magistrato si trova agli arresti domiciliari, a decidere la misura eseguita dai carabinieri del Ros di Firenze è stato il gip Maurizio Caivano su richiesta dei pm di Roma Calò e Felici. Protestano i difensori Prota e Scacchi: "La misura cautelare è inspiegabile, inaudita, è inaccettabile che un personaggio come Piscicelli abbia spazio per gettare ombre sull’integrità di una persona perbene, un servitore dello Stato come Antonello Colosimo". Ma a quanto emerge dall’ordinanza, basata essenzialmente sulle dichiarazioni di Piscicelli, l’integrità morale dell’alto magistrato contabile non sembra rifulgere. Un abito da 900 euro, uno studio in via Margutta il cui affitto è stato pagato dal giugno 2004 al luglio 2007 proprio dal "dissanguato" Piscicelli (112 mila euro), il quale ha provveduto anche a ristrutturare e arredare a sue spese l’alloggio (23 mila euro) mentre l’ex consigliere Colosimo lo incalzava: "E mo’ con la polizia dove ti avvii tu senza di me, io conosco il capo della squadra mobile, vedrai comincerai a lavorare molto, molto . Io ho bisogno di un ufficio personale per fare gli arbitrati, mi piace tanto dove stai tu a via Margutta, perché non me lo prendi? Se mi prendi l’ufficio qui, vedrai, vedrai". L’ordinanza del gip ricostruisce un quadro di pressioni e ricatti che si inserisce perfettamente nel clima da basso impero che ha caratterizzato tutta la gestione degli appalti G8, affidati alla Protezione civile al tempo di Angelo Balducci e Guido Bertolaso. In cambio dello studio in via Margutta c’era l’appalto della Scuola di polizia di Nettuno, poi si è passati a "trattare" il corrispettivo per la ristrutturazione della caserma della Guardia di Finanza a Oristano. Il prezzo pattuito era una Maserati 4 porte in più, scrive il gip. Colosimo "lo costringeva o quantomeno induceva a stipendiargli un autista dal mese di febbraio 2005 fino al giugno 2006 per un importo di 1200 euro mensili". Le argomentazioni del consigliere erano suadenti: "É una cortesia, mi serve subito un autista, io senza l’autista muoio, tu lavorerai, stai già lavorando, dove vai senza di me, alla guardia di Finanza, tu non sai come si lavora con loro, non ti pagano. Se ti serve un mutuo chiamo Passera". Il riferimento è all’attuale ministro dello Sviluppo economico, all’epoca ad di Banca Intesa. Naturalmente, possono essere semplici millanterie. Di certo nel frattempo Piscicelli aveva conquistato l’appalto per la costruzione della piscina di Valco San Paolo, quella che poi risulterà non conforme ad esigenze di sicurezza: un pilastro vacillò provocando l’abbassamento di 30 cm della tettoria . Anche per la caserma della Gdf di Oristano, oggetto di una successiva indagine, i lavori costati oltre 8 milioni non furono conclusi. Ma intanto il volume degli affari si ingigantisce, probabilmente grazie all’intervento di Colosimo che a questo punto passa a discutere di percentuali sull’importato dei lavori: "Quanto mi dai? Il 4%, sono basito, mi devi dare almeno il 5, il 10, il 15. Tu lo sai ti voglio bene, però tu ti stai approfittando di me, se no da un amico ti ritroverai un nemico". Nel provvedimento si parla anche della ristrutturazione di una villa di Colosimo a Capri. "Adesso ti presento la lista dei lavori di Capri - dice l’ex giudice intercettato - facciamo così, te la vedi tu con l’appaltatore". De Vito si ribella, la discussione assume toni forti, ma alla fine nel maggio 2009 l’accordo viene raggiunto con 35 mila euro da parte del costruttore. Colosimo però si lamenta: "Ma che ci faccio io con 35 mila euro, lì io spenderò almeno mezzo milione". Dai rapporti tra Colosimo e De Vito Piscicelli, conclude il gip Caivano "emerge un fenomeno corruttivo di vasta ampiezza, che vede il coinvolgimento di numerosi funzionari pubblici i quali in violazione delle regole di imparzialità e di efficienza della pubblica amministrazione nell’aggiudicazione degli appalti si sono piegati al perseguimento di interessi personalistici in favore di privati imprenditori, tra cui il noto Diego Anemone".