Francesco Grignetti, La Stampa 08/11/2012, 8 novembre 2012
SOLI AL POLO, COME UN VIAGGIO SU MARTE
[Dopo 8 mesi, oggi finisce l’isolamento della base antartica Concordia, che simula la vita sul Pianeta rosso] –
Hanno tenuto duro per otto mesi, in tredici, metà italiani e metà francesi, barricati in una base antartica di 1.500 metri quadrati, circondati da migliaia di chilometri di ghiaccio. Una grande avventura, la loro, talmente eccezionale che ha meritato l’invenzione di un neologismo: li chiamano «invernanti» perché sono come naviganti che attraversano il Grande Inverno.
Li hanno lasciati lì, nel cuore del Polo Sud, nel febbraio scorso e addio. Fuori, intanto, le temperature hanno toccato i -80 gradi. Talmente freddo che nessun elicottero può alzarsi in volo; congelerebbe il carburante nel serbatoio.
Barricati nella base, con le dispense piene, i generatori al massimo, tantissimi libri, telefoni satellitari per parlare ogni tanto con casa, i tredici hanno fatto il loro dovere di ricercatori. Hanno portato avanti i programmi di osservazione astronomica, meteorologica, sismica, glaciologa. Quando sono usciti all’esterno, poi, oltre al gelo e alle raffiche di vento, trovandosi a 3.500 metri di altezza, hanno affrontato anche la scarsità di ossigeno nell’aria.
Condizioni climatiche davvero estreme. Ma oggi, finalmente, a Base Concordia, un’installazione italo-francese dove gli scienziati vivono per dodici mesi all’anno, finisce l’isolamento invernale (trovandosi nell’alto emisfero, le stagioni sono rovesciate rispetto a noi). Per oggi infatti sono attesi i «rimpiazzi». E dalla Nuova Zelanda è in arrivo la prima frutta fresca, dopo otto mesi di cibi in scatola.
A vederla in foto, Concordia sembra tanto una base spaziale. E non si è nel torto. Intanto perché le due torri di tre piani, collegate con un corridoio coperto, sono a perfetta tenuta stagna per tenere fuori il gelo. Poi perché nei tre mesi d’inverno al Polo Sud non si alza mai il sole e si vive la notte polare.
Non a caso l’Agenzia spaziale europea partecipa alle spedizioni con un proprio medico per studiare gli effetti sul fisico e sulla psiche dei partecipanti. Perché l’inverno a Base Concordia è quanto di più simile a come sarà la vita su Marte.
Certo, problemi psico-fisici ce ne saranno tanti. È noto che l’assenza di luce incide sullo sviluppo osseo, sull’assimilazione della vitamina D, sul calcio nelle ossa. Gli sbalzi di umore sono intuibili. Vanno poi studiate le dinamiche di gruppo. Per colpa dell’altitudine, infine, complice anche il freddo e il vicinissimo buco nell’ozono, si rischiano gli effetti della sindrome da alta quota.
Ma la scienza richiede sacrifici. Lo scopo principale di Concordia, come recita il Programma nazionale di ricerche in Antartide, è quello di fornire alla comunità scientifica internazionale il supporto giusto per sviluppare la ricerca «nei molti campi che coinvolgono il continente, come l’astronomia, l’astrofisica, la sismologia, la fisica dell’atmosfera e la climatologia, nonché le ricerche di biologia e medicina volte a comprendere i meccanismi di adattamento dell’uomo alle condizioni ostili».