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 2012  novembre 08 Giovedì calendario

IL VOTO AL CONGRESSO NON SPOSTA GLI EQUILIBRI

[Democratici più forti in Senato, ma la Camera resta repubblicana] –
Non cambia nulla negli equilibri al Congresso all’indomani delle elezioni per il rinnovo della Camera bassa (435 deputati) e di un terzo dei senatori (33). Il Senato resta democratico, la Camera avrà ancora uno speaker repubblicano, John Boehner, rieletto senza problemi nel suo Ohio.
Il fiasco degli ultraconservatori
Sulla lavagna dei democratici compare un «+ 2»: sono i seggi conquistati dal Partito dell’Asinello che strappa ai repubblicani, con la paladina dei consumatori e docente di Harvard Liz Warren, il Massachusetts. Dopo due soli anni Scott Brown, eletto nel 2010 per sostituire il defunto Ted Kennedy, esce di scena. Altra conquista democratica è l’Indiana, più che il nome del vincitore, Joe Donnelly, è quello dello sconfitto il più noto: Richard Mourdock, l’uomo che pochi giorni fa definì la gravidanza frutto di uno stupro «volere di Dio». Stessa sorte per Todd Akin, il repubblicano che parlò di «stupro legittimo» aggiungendo che raramente le donne rimangono incinte dopo una violenza sessuale: è stato battuto nel suo Missouri da Claire McCaskill. Nel nuovo Senato i democratici avranno a disposizione 54 voti (contando i due indipendenti del Maine e Vermont) contro i 45 del Gop.
Tea Party ridimensionato
Ha perso la corsa alla vicepresidenza ma tornerà alla Camera Paul Ryan, rieletto nel suo Wisconsin. Nessuna sorpresa fra i big, tutti rieletti, Nancy Pelosi su tutti, e pronostici rispettati. Le ultime proiezioni, ormai quasi definitive, assegnano al Gop 233 seggi, 15 in più della maggioranza, contro i 192 dei democratici. Ha fatto più fatica del previsto Michele Bachmann, paladina del Tea Party e già candidata alla nomination del Gop, nel suo Minnesota dove poi ha prevalso per una manciata di voti. Alla Camera tornerà dopo due anni di assenza il cognome Kennedy. Sarà il 32enne Joseph Kennedy III, nipote di Robert Kennedy, a portare avanti il nome della famiglia. Dato interessante: delle 12 sfide perse dal Gop, dieci vedevano impegnati deputati vicino al Tea Party eletti nel 2010. Tutti nella stessa direzione i commenti dei big dei partiti. Pelosi: «Gli americani ci chiedono di lavorare insieme per riaccendere il sogno americano». Boehner: «Gli americani vogliono soluzioni». Il dibattito sul fiscal cliff misurerà le vere intenzioni.
Scelti undici governatori
Tutto come prima nelle elezioni per il rinnovo di 11 governatori: sette competizioni sono state vinte dai democratici e quattro dai repubblicani. L’unica eccezione è la North Carolina dove il governatore democratico uscente Bev Perdue aveva rinunciato a ricandidarsi e ha vinto il repubblicano Pat McCrory.
Gay e marijuana vincono i «liberal»
Erano 176 i referendum sulle più disparate materie. Alcuni però di rilevanza nazionale. Come quello sul riconoscimento dei matrimoni gay: via libera nel Maine, Maryland e Stato di Washington. Bocciato invece nel Minnesota. La vendita di marijuana sarà completamente legalizzata sempre a Washington e in Colorado. Mentre la California ha votato sulla pena di morte: il 54% non vuole la sua abolizione. E sulle tasse: va bene per il 52% alzarle. La contea di Los Angeles ha detto sì all’uso dei preservativi nei film porno. Fuori dai confini Usa, Portorico ha scelto di diventare il 51° Stato dell’Unione. Tocca ora al Congresso ratificare o respingere l’adesione.