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 2012  novembre 08 Giovedì calendario

BIAGGI FRENA, MEGLIO LA FAMIGLIA “RICORDATEMI COME UN VINCENTE”

[Addio da campione Superbike: “Non sono come i politici”] –
Il vecchio Corsaro ci ha pensato tutta la notte, davanti al baule dei ricordi. Ha accarezzato a lungo le fotografie di quegli arrembaggi diventati leggenda. Le pagine della sfida a un nemico che gli sembrava invincibile. Le cicatrici di mille battaglie e mille bottini. Poi è andato di là, ad osservare la sua donna e i bimbi che dormivano. Ed è stato allora che ha deciso. Basta. Niente più duelli con la vita, cercando per il mondo l’emozione di essere ancora il migliore. Il Corsaro, appunto.
«Ho scelto di restare accanto ad Eleonora e ai piccoli. Non posso fare a meno di loro», giura Max Biaggi. Che a 41 anni ha annunciato il ritiro.
Se ne va fresco di un emozionante titolo iridato in Superbike, conquistato solo un mese fa a Magny Cours. «Smetto da vincente, mi ritiro da campione», dice con orgoglio. Ma intanto trattiene a fatica un dolore che gli scoppia dentro. Prova a scherzarci su - «Non sono come alcuni politici che stanno attaccati alle poltrone, è giusto dare spazio ai giovani » - ma non attacca. Perché il pilota romano avrebbe voluto restare in sella, perché il contratto con Aprilia - un anno ad un milione di euro e spiccioli, più i premi, ma soprattutto una moto che lui stesso aveva contribuito a portare una spanna sopra le altre - era già pronto per essere firmato. Però oggi c’è qualcosa di ancora più importante. Eleonora Pedron. E Ines Angelica, Leon Alexandre. «Lei. I bimbi». Così confessa, mentre il pensiero va a quei giorni d’estate che il campione era in giro per l’Europa, privato della forza di lottare, del piacere di vincere, mentre alcuni blog rilanciavano l’indiscrezione di una separazione dalla ex miss Italia e attrice. Una crisi, secondo voci mai confermate, dovuta ad un’amicizia di lei con un noto ciclista. Ma il gossip non ha impedito a Max ed Eleonora di ricostruire la coppia solida del passato.
Dicono che un figlio ti tolga un secondo a giro di pista. Non per Max. La paternità sembrava avergli regalato nuova energia, Biaggi in Francia aveva appena chiuso una stagione strepitosa, aperta dal successo australiano di Philip Island e proseguita con altri quattro primi posti. Invece no. «Dopo vent’anni anni per il mondo a cercare di battere i miei rivali, finalmente ci sarà spazio per un altro Max Biaggi, uno che in pochissimi conoscono. Mi dedicherò per prima cosa alla mia famiglia». Farà anche l’ambasciatore per la casa di Noale, però l’avventura finisce qui. La bandiera a scacchi celebra un talento purissimo, 63 gare vinte e 181 podi, campione iridato per quattro volte in 250 e due con la Superbike. Ma mai nella classe regina, dove si è ritrovato a fare i conti con Valentino Rossi. «Due fuoriclasse assoluti, per me sullo stesso livello», spiega Carlo Pernat. Il manager genovese li ha cresciuti entrambi, ma riconosce che il romano «è sempre stato un po’ più fragile psicologicamente del Dottore. Peccato, perché aveva la guida migliore di tutti. E meritava di vincere almeno due titoli in MotoGp». Questo è forse il rimorso più grande. Però negli occhi restano le grandi imprese nella quarto di litro, il salto nella 500 con il trionfo di Suzuka all’esordio, la sfrontatezza nell’affrontare Mike Doohan, le squalifiche, quindi le epiche sfide con Valentino. Imprese e litigi, sempre. Poi lo stop di un anno nel 2006, il coraggio di scegliere la Superbike vincendo subito in Qatar, la doppietta di Misano a giugno, la freddezza con cui ad ottobre è riuscito a conservare mezzo punto di vantaggio in classifica rispetto a Tom Sykes. «Comunicare questa mia decisione è stato un parto difficile», ripete Biaggi, usando parole non a caso. «Mi ritiro all’apice della carriera. Per mia scelta. Voglio che i tifosi di me abbiano sempre un ricordo vincente». Dall’Aprilia e dal gruppo Piaggio arrivano i ringraziamenti «per lo straordinario contributo dato». Il suo posto potrebbe essere preso dal francese Sylvain Guintoli. Loris Capirossi, a lungo suo rivale, dice che «era ora, glielo avevo detto. Non avrà rimpianti, adesso lo aspetta una nuova vita». Il Corsaro annuisce. «Niente sarà come prima. Forza, comunque». E c’è una strana luce nei suoi occhi.