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 2012  novembre 08 Giovedì calendario

IL CAOS IRRITA ANCHE MONTI E ORA IL GOVERNO VALUTA LA POSIZIONE DI MANGANELLI

[Gelo del ministro:“Sconcertata, cosa è cambiato in due giorni?”] –
Cominciato male, l’affaire del Corvo si avvita nel peggiore dei modi. E le dimissioni del vicario del capo della Polizia Nicola Izzo, per i modi e i tempi che le hanno sollecitate, aprono per il Governo la “questione Manganelli”. Se cioè procedere alla ridefinizione dell’intero vertice del Dipartimento di Pubblica sicurezza o limitarsi ad affiancare al Capo un nuovo prefetto che sostituisca Izzo e lo accompagni alla scadenza naturale del mandato. E dunque oltre la scadenza di questa legislatura.
Un passaggio complicato e delicato, ma in qualche modo anche urgente, come il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha spiegato ieri in una nota dove segnala che «valuterà in tempi brevi la decisione da assumere» su chi debba essere il nuovo vicecapo della Polizia. Proprio perché è dal nome e dal profilo del prefetto che verrà scelto che in qualche modo dipenderà il destino di Manganelli (se infatti la scelta dovesse cadere sull’attuale capo della segreteria del Dipartimento, Raffaele Valeri, prossimo alla pensione e che alcune indiscrezioni accreditano come front runner, questo significherebbe che la posizione di Manganelli uscirebbe rafforzata). Ma anche una decisione che evidentemente non potrà prescindere da un confronto dello stesso ministro dell’Interno con il Presidente del consiglio Mario Monti, che, rientrato ieri pomeriggio a Roma, fonti di Palazzo Chigi descrivono di «umore piuttosto contrariato » per lo spettacolo di estrema confusione offerto nelle ultime 48 ore dal vertice della Polizia.
Un aggettivo, «contrariato », che fa il paio con lo «sconcerto» della Cancellieri (per usare le parole di fonti qualificate del Viminale nel descrivere lo stato d’animo del ministro), informata solo ieri all’ora del pranzo, da una lettera dello stesso Izzo, che le dimissioni da lei respinte appena 48 ore prima, dovevano ritenersi irrevocabili. Per ragioni per giunta non esplicitate e in qualche modo in piena contraddizione con la difesa pubblica e appassionata che di Izzo era tornato a fare Manganelli nella giornata di martedì, scommettendo sulla «continuità della squadra». «Cosa è cambiato in poco più di un giorno?», si è chiesta ieri il ministro e si chiede con lei il Governo. Perché quel pasticcio? Che per giunta contribuivano ieri a rendere ancora più macroscopico fonti del Dipartimento, spiegando come la decisione di Izzo avesse «spiazzato persino Manganelli». Quasi che i due avessero proceduto in questi giorni in ordine sparso.
Ebbene, se si deve stare alla sequenza delle ultime ventiquattr’ore, c’è un dettaglio che ragionevolmente spiega perché Izzo abbia deciso di tirarsi fuori proprio ora. Ed è lo spettro della chiusura indagini della Procura di Napoli, dove è indagato, insieme al prefetto Giovanna Iurato, per turbativa d’asta su un appalto di 37 milioni di euro del CEN. Martedì, Manganelli ha infatti incontrato il Procuratore di Napoli Giovanni Colangelo e se anche fosse vero, come il magistrato ha voluto far sapere ieri attraverso le agenzie, che l’argomento dell’inchiesta sul Viminale non sarebbe stato affrontato, è altrettanto ragionevole ipotizzare che da quel colloquio il capo della Polizia sia uscito con la stessa indicazione che, nelle scorse settimane, era arrivata per cortesia istituzionale alla stessa Cancellieri. Che «Napoli sta chiudendo». Informazione evidentemente neutra nel merito dell’inchiesta, ma decisiva per Izzo nel valutare probabilmente opportuno mettersi in questo momento al riparo da ogni possibile iniziativa della magistratura napoletana lasciando un incarico di vicecapo che, in quanto tale, lo vede vertice gerarchico e funzionale proprio di quella Direzione centrale per i servizi tecnico-logistici e la gestione patrimoniale su cui Napoli indaga.
La partita insomma si incrudelisce. E si carica di ulteriori veleni. Gli “aspiranti” alla successione di Manganelli vengono segnalati in queste ore in grande agitazione. Insistenti nello spendere un argomento che dovrebbe convincere il governo a fare un passo difficile. Che cioè Manganelli sarebbe ormai un’anatra zoppa, incapace di reggere la forza d’urto che questa vicenda del Corvo e degli appalti potrebbe scaricare sul Viminale nelle prossime settimane e mesi. Un argomento, tuttavia, che a ben vedere potrebbe paradossalmente convincere Monti e la Cancellieri dell’esatto contrario. Che non si cambia cioè un capo della Polizia in un frangente di questo tipo.