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 2012  novembre 04 Domenica calendario

SPECULAZIONI E CONTI IN ROSSO, PARMA TORNA NEGLI ANNI SETTANTA

Parma la rossa è diventata una città in rosso, travolta dagli 800 milioni di debiti lasciati dai suoi primi due governi di destra. Adesso chi paga? Tornano le lenzuolate di una protesta cominciata 32 anni fa. Il prefetto Ciclosi, commissario da pronto soccorso dopo lo scandalo che ha sconfessato il sindaco Vignali, ha lasciato un decalogo che inchioda politici e amministratori del passato, ma scarica sui cittadini certi debiti, in apparenza minori, cresciuti grazie alla disinvoltura standard dell’Italia che imbroglia. Ancora una volta pagano gli incolpevoli.
A Parma la lenzuolata di protesta non è una novità. Un anno fa gli indignados impaurivano i pasticcioni (appalto facile, mano lunga) precipitati nelle carte dei tribunali. Sventolare le malefatte sulla biancheria di casa è una rappresentazione della scontentezza dalle radici lontane andata in scena, stessa piazza, nel 1975, giunta socialcomunista dell’Emilia del buon governo. Non tutte le anime erano immacolate e una ragazza trascura un po’ l’università per protestare assieme a studenti, operai, professori cattolici e marxisti, mescolati come il ’68 aveva insegnato quando l’etica veniva maltratta dai partiti per i quali votavano. Un assessore socialista alla fine va in galera ma la furbizia continua.
37 ANNI DOPO LA RAGAZZA (Cristina Quintavalla) ormai prof nel liceo dove ha imparato la trasparenza della democrazia, torna in prima fila assieme al Popolo viola e al popolo che combatte le polveri di un inceneritore di velenosa generazione ; assieme ad architetti, avvocati e ai consiglieri d’opposizione che hanno mandato a spasso chi ha sconvolto la città. In piazza, assieme ad ogni perbene rabbioso perché obbligato a ripianare i debiti lasciati da piccoli politicanti prediletti dai signori della speculazione. E l’eredità avvilisce i nuovi che adesso governano. I quali si rassegnano all’editto Ciclosi: saranno i cittadini a pagare 5 milioni svaniti nei girotondi attorno all’acquisto di un prato
dove insediare i capannoni della Società per gli Insediamenti Produttivi (95 per cento proprietà comunale, presidente Nando Calestani, inquisito). Mentre il sindaco Ubaldi incoronava il futuro sindaco Vignali, Calestani annunciava l’urgenza del raddoppio del quartiere artigianale. Urgenza complicata da una società (imprenditore Paolo Borettini e fratello) nata con un’intuizione straordinaria: comprare un soffio prima i terreni del desiderio Spip. Chiude l’affare il 26 aprile 2006, migliaia di metri quadrati 75 euro al metro. Il giorno dopo li rivende alla Spip-Comune, e il prezzo cambia: 118 euro. Affari che si allargano fino al 2008. Nel-l’ultimo passaggio guadagna quasi un milione. Come mai la Spip-Comune si rivolgeva a intermediari dal raddoppio facile e non trattava direttamente con l’autorità di un’impresa pubblica? Mistero che i giudici provano a chiarire. Anche perché la Spip alla fine assorbe gli intrepidi fratelli e la società dallo zecchino d’oro passa da una mano all’altra e si trasforma in una finanziaria “discrezionale”, soci coperti dall’anonimato. Ultimo proprietario conosciuto Josviv Sverko, croato di 24 anni, irraggiungibile dal 2007. Scappato coi registri: nomi di chi si è ingrassato sepolti per sempre.
Non proprio una storia di alta finanza, siamo sempre nel mondo piccolo di Don Camillo ma con attori in doppiopetto. Esempio grottesco: il padre del presidente della commissione urbanistica, e consigliere comunale della destra al potere (architetto Paolo Conforti) vende ai Borreti’s brothers 107mila metri quadi di verde agricolo. Con una clausola: il trasferimento dei 40 centimetri fertili della superficie dei suoi prati su un altro suo podere. Impegno babilonese che raddoppia lo sborso. Quattro giorni dopo il Comune decide la variante e i terreni diventano industriali. Succede sempre così.
Si scaldano le voci di chi agita le lenzuola e deve pagare per non “far soffrire le banche creditrici”: se la prenderebbero col nuovo sindaco negando mutui e finanziamenti indispensabili a chi governa con l’acqua alla gola. Ecco perché il prefetto-commissario Ciclosi decide che saranno gli incolpevoli a tira fuori i soldi. Banche distratte con esperti dagli occhi chiusi: non si sono mai accorti di niente. E adesso Imu e Irpef da gonfiare e far pesare sulla gente sfinita dalla crisi. Sindaco Pizzarotti tra due fuochi: non sa come muoversi perché i registri introvabili della società finanziaria scomparsa proteggono i colpevoli. L’altro fuoco sono i cittadini che devono aprire le tasche e portare pazienza.
37 anni e Parma non è cambiata dalle prime lenzuolate. Non è cambiata, risponde Cristina Quintavalla: insegna lettere e filosofia nel liceo dove è cresciuta. Era il 1975 sempre storie di prati da occupare con edilizia popolare e in quel ’75 un prato cambia destinazione: diventa centro direzionale che proietta la città, vecchi palazzi e monumenti, nella solitudine delle new town cresciute attorno agli ipermercati. La società che disegnava il futuro non era segreta: 51 per cento controllo politico, 49 per cento imprenditori del mattone. Impossibile fermarli. Chissà se l’insegnante Cristina Quintavalla scioglie ai suoi studenti la cultura che l’accompagna dai banchi di scuola… “Non parlo mai di politica. Solo di rispetto per le istituzioni e di attenzione alla solidarietà, chiavi di lettura per leggere il presente. Sono soddisfatta quando capisco che stanno diventando cittadini”. Cittadini in piazza, dietro le lenzuola, aspettando le tasse.