Roberto Giardina, ItaliaOggi 06/11/2012, 6 novembre 2012
BERLINO? E’ LA VENEZIA DEL NORD
[La falda sale e minaccia i palazzi. E tocca ai condomini pensarci] –
Acqua alta a Venezia, e Hochwasser a Berlino, sale, e non si vede, altrettanto insidiosa. L’ex repubblica sull’Adriatico e la metropoli prussiana con il Baltico a 300 chilometri sono più simili di quanto sembri a prima vista. Berlino, attraversata dalla Sprea e da innumerevoli canali, sorge su una zona alluvionale, i laghi che la circondano sono in parte i resti dei ghiacciai che coprivano questa distesa.
Chi passeggia per i boschi scopre che sta camminando su uno strato di sabbia. Basta scavare e a tre metri si trova l’acqua.
La falda complica i lavori quando si vuole aprire un nuovo tratto della metropolitana, come nel nuovo, costoso e inutile tratto tra Alexanderplatz e Porta di Brandeburgo. A Roma ci si ferma quando si trova un coccio antico, a Berlino le gallerie vengono invase dalle acque. Quando si innalzarono i minigrattacieli nella Potsdamer platz, le fondamenta si trasformarono in laghi profondi una ventina di metri, d’inverno coperti di ghiaccio. Una sgradevole sorpresa per le ditte straniere.
Dopo che avevo traslocato, un negoziante sotto casa mia mi rivelò che il palazzo (data di nascita 1890) sorge dove un tempo si trovava lo stagno per l’allevamento delle carpe del vicino castello di Charlottenburg. Mi allarmai: io ho invaso tre cantine con parte dei miei libri. Niente paura, mi tranquillizzò, la zona è stata risanata e prosciugata, come fece Mussolini con le paludi pontine. Ma nella casa dove abitavo prima, a due passi dalla centralissima Kurfürstendamm, il mio prezioso archivio venne ridotto in poltiglia per l’acqua alta provocata da un violentissimo temporale d’agosto. A volte il clima della Prussia assomiglia a quello di Cuba nella stagione delle piogge.
Alcuni dei palazzi più antichi, sopravvissuti alle bombe, sono costruiti esattamente come a Venezia, con lunghi pali di legno a fare da palafitte piantati nella sabbia. Anche l’artistica Staatsoper (fine Settecento), che viene drasticamente restaurata: i lavori sono in ritardo perché hanno scoperto che i pali da sostituire con pilastri in cemento armato affondano tra le antiche mura di cinta cittadine. Non avrebbero dovuto saperlo?
Fin dal 1870, alla nascita del Reich di Bismarck, a Berlino furono installate decine di stazioni di controllo, e gli ultimi dati sono allarmanti. Da qualche anno la falda acquifera continua a salire, in media di 40 centimetri, ma in alcune strade anche più di un metro. A causa delle mutazioni climatiche, del buco dell’ozono? Semplicemente colpa, come sempre, del Muro. Anzi della scomparsa del Muro. Dopo la riunificazione sono state chiuse quasi tutte le vetuste industrie del settore orientale che succhiavano acqua dal sottosuolo tenendo sotto controllo l’Hochwasser. La metropoli riunita, più moderna e scintillante, suonerà paradossale, spreca meno acqua. Nel 1989, i due settori ne consumarono 378 milioni di metri cubi, quest’anno saranno appena 219 milioni.
Ed ecco che i prussiani pensano a Venezia. I lagunari non riescono, o non vogliono, risolvere il problema, a Berlino il rimedio c’è, ma è molto costoso: per mettere in sicurezza un palazzo minacciato dall’acqua montante bisogna spendere almeno 50 mila euro. Tra i palazzi in pericolo, anche la sede del Bundesrat, la camera dei Länder: occorrono oltre 24 milioni di euro per lavori urgenti. Minacciati anche gli impianti della Siemens: l’anno scorso per tenere in funzione le idrovore si sono spesi 4 milioni di euro. Il comune è sommerso dai debiti, oltre 60 miliardi di euro, e si tira indietro. Le case minacciate sono oltre 10 mila, tocca ai condomini pensarci, e molti di essi, a loro volta, sono con le tasche vuote. Mi ritroverò con le carpe in salotto?