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 2012  novembre 06 Martedì calendario

PAOLO VILLAGGIO «TORNO A TEATRO PER I DISUMANI 80 ANNI DI FANTOZZI»

[L’attore di nuovo in scena con «La Corazzata Potemkin è una cagata pazzesca»: «Più che altro parlerò con le vedove in sala»] –
Il signor Fantozzi è a un passo dai suoi tragicomici anni ’80. Li compirà il 30 dicembre il suo autore, Paolo Villaggio, ma è come se la ricorrenza toccasse il ragioniere più famoso d’Italia. «Ormai io e Fantozzi siamo una persona unica», ammette nella sua bella casa romana, alle otto della sera, l’artista genovese. Per lui niente vestagliona di flanella, basco o frittate di cipolla. E niente partitona in tv con tifo indiavolato e rutto libero. Molti libri sono posati sul tavolo, un computer, là nell’angolo, è acceso; e un cafetano rosa cela quello che lui stesso definisce un «corpo ormai informe».
Villaggio, la sua è un’eleganza-chic…
«Non riesco più a indossare pantaloni e, figuriamoci, ad allacciarmi le scarpe. Colpa di questo ventre mostruoso. Vesto come un arabo».
Lei ha fatto impazzire cinque generazioni di italiani, conquistandoli con la comicità surreale di Fantozzi. Oggi cosa è rimasto di quel personaggio?
«Tutto. Il ragionier Ugo è diventata una maschera-simbolo come, anni prima, lo era stato l’italiano medio di Sordi. Alberto aveva raccontato l’era post-bellica e il boom, il mio ragioniere ha raccontato le sfighe quotidiane».
Siamo tutti dei Fantozzi, quindi?
«Esatto. Il ragioniere è un eroe a perdere. Con lui gli italiani hanno curato le paure di essere inadeguati, di vestire male, la psicosi delle temutissime nuvolette da impiegati».
La pièce che sta portando in scena ha un titolo geniale: La Corazzata Potemkin è una cagata pazzesca. Si torna all’episodio mitico del cineforum?
«In realtà il titolo ammicca a quella gag ma non si parla di Fantozzi. La Corazzata Potemkin era una colossale presa in giro al socialismo reale e a un’idea di comunismo che è fallita da anni. Da giovane eravamo infatuati di quell’ideale e pensavamo che la Russia celasse il talismano della felicità. Quando ci portavamo nei cineforum a vedere La Corazzata o Dies Irae, film muti e in bianco e nero,pensavamo di essere degli intellettuali. In realtà eravamo dei poveri sfigati».
Ma se a teatro non recita, a teatro che fa?
«Ripesco il mio lato cabarettistico. Sono nato al Derby di Milano, negli anni ’60 e sono figlio di una cultura non televisiva come quella odierna. Parlo molto con il pubblico nel quale vedo sempre parecchie vedove felicissime di essersi finalmente liberate dei mariti».
Che effetto le fanno gli 80 anni alle porte?
«Avverto la scomoda sensazione di avere poco terreno di fronte. Poi giungo a una conclusione: la mia generazione è stata molto più felice di quella dei 16enni di oggi».
Lei ha scritto quattro libri in un anno: è diventato un grafomane, ora che non gira più film?
«Sì. Ma quando vedo che il libro più letto del 2012 è una raccolta di ricette, mi deprimo».
La realtà politica di oggi la ritrova come un sinistrato?
«Il comunismo ha fallito, esattamente come la Chiesa. Oggi nessuno crede più a Marx come pochi pensano ci siano un Dio e una vita ultraterrena, a cominciare dal Papa!».
Però la sua generazione non ha perso: negli anni d’oro la combriccola dei suoi amici era formata da Gassman, Tognazzi, De Andrè, Ferreri, Monicelli. Cosa ricorda di questi big?
«Che nessuno di loro è ancora vivo. Il mattatore Gassman era in realtà un timidone, Ferreri un maniaco, Faber puzzava come una iena, Tognazzi era il più intelligente, peccato si credesse un grande cuoco. Dopo una ignobile cena a casa di Ugo, vidi Monicelli raccogliere i resti del cibo e infilarli in un sacchettino. Gli chiese, che fai? E Mario: li porto all’istituto di criminologia!». Un ex-comico sta conquistando consensi e minaccia i politici di professione: cosa pensa di Grillo?
«Lo ammiro. Negli Stati Uniti è diventato Presidente un ex attore mediocre come Reagan, in Italia ha fatto fortuna un barzellettiere sciupafemmine. Quindi può benissimo trovare spazio un ex comico. O vogliamo tornare al Medioevo quando la Chiesa, che ha fatto bruciare vivi Giordano Bruno e Savonarola e sputtanato Galileo Galilei, imponeva che i comici non potessero essere sepolti in terra benedetta?».
Tempo fa arrivò la falsa notizia della sua morte. Come reagì?
«Ho ringraziato a lungo per la gentilezza dell’iniziativa ma sono stato costretto a rispondere “Sto ancora abbastanza bene”. In tutti gli stadi avrebbero osservato un minuto di silenzio, ma sarebbe stato un minuto di silenzio preventivo».