Filippo Facci, Libero 06/11/2012, 6 novembre 2012
IL MAGISTRATO POLITICO
[Venti domande al «candidato» Antonio Ingroia] –
Antonio Ingroia è un personaggio verdiano: «Addio, addio» ma non va via più. La sua partenza per il Guatemala è come la nuova legge elettorale: manca sempre pochissimo. Nell’attesa, siccome non rilascia mai interviste, ne ha rilasciata una chilometrica al Corriere della Sera. No, non la videointervista rilasciata al Corriere.it che i cattivoni del Foglio hanno rititolato «Ingroia ubriaco»: questo solo perché, in effetti, aveva bevuto qualche bicchiere e aveva la voce decisamente impastata. Parliamo dell’intervista rilasciata ieri a Giovanni Bianconi. Il quale, di domande, ne ha fatte senz’altro: ma niente di male se ne aggiungiamo qualcuna. Pronti, via.
1) Dottor Ingroia, apprendiamo che lei, da tempo, ha un «segretario organizzativo»: le sembra normale? Questo segretario le organizza incontri, dibattiti, presentazioni di libri e comparsate tv. Le sembra normale?
2) Questo segretario si chiama Giorgio Ghirello e le cura anche il profilo su Facebook; proviene dal mondo delle pompe funebri – contento lei - e in passato è stato l’agente del mago Silvan e di Rita Pavone. Le sembra normale?
3) Paolo Borsellino - che lei ama citare per paragonarsi palesemente a lui - che cosa le avrebbe risposto, se un giorno le avesse detto: «Ciao Paolo, sai, pensavo di contattare l’agente del mago Silvan e di Rita Pavone per mettere in piedi una segreteria organizzativa per le mie tournée»?
4) È vero, come ha raccontato a Tempi il citato segretario organizzativo, che lei ha già fissato altre «date» italiane con periodici ritorni dal Guatemala?
5) Lei si esprime in maniera ambigua, ne converrà: dice sempre «non entro nel merito delle indagini» e poi ci entra, dice «non vorrei sovrappormi» e poi si sovrappone, rilascia interviste in cui dice che non è il caso di rilasciare interviste, risponde a domande dove premette che non può rispondere a certe domande: dopodiché risponde a tutte le domande. Ieri ha detto, per esempio, che una sua futura candidatura con grillini e dipietristi corrisponde «a fantasie giornalistiche che al momento non hanno nulla di concreto». Lei sa bene che quel suo «al momento» fa sembrare che una candidatura sia solo una questione di tempo, ne è consapevole?
6) Eugenio Scalfari ha scritto che, se lei assumesse un incarico di governo, ci sarebbe da rabbrividire e da espatriare; lei, in tutta risposta, ha paragonato l’uscita di Scalfari a quando Lino Jannuzzi scongiurò che Giovanni Falcone potesse diventare procuratore antimafia. Le sembra un paragone appropriato, calzante, modesto?
7) Lei, sempre ieri, ha detto che Luciano Violante ha improvvisamente scoperto che l’indagine sulla trattativa usciva dal seminato quando si è imbattuta in «altri nomi» rispetto a Berlusconi e Dell’Utri. Vuole farli, questi nomi?
8) Le ormai celebri intercettazioni tra Mancino a Napolitano, oggetto di una valutazione della Consulta, non hanno nulla a che vedere con la questione della «trattativa» in sé, ma solo con una eventuale falsa testimonianza dell’ex ministro dell’Interno. Il processo, cioè, produce reati. Non le sembra, in definitiva, una colossale e pretestuosa perdita di tempo che ha soltanto riscaldato il clima politico?
9) In uno Stato di diritto sono i processi che fanno la verità giudiziaria. E lei, quando il processo non è praticamente ancora iniziato, dopo anni di indagini e risultanze che tutto paiono fuorché cristalline, prende e parte per il Guatemala. Sembra una fuga, capisce?
10) A una domanda del genere lei ha già risposto che la «sovraesposizione e personalizzazione» che la riguardano avrebbero potuto nuocere al processo: perciò si fa da parte. Ma scusi, la sovraesposizione e personalizzazione non è roba che si è cercato lei? È andato dappertutto, sempre, dal congresso dei comunisti al blog di Grillo alla Festa de Il Fatto. Dunque?
11) A proposito, tra libri - tre nell’ultimo anno - e tv e convegni, lei quanto lavora mediamente?
12) Lei ha detto che il suo ruolo da pm sarebbe monco ed effimero se si limitasse agli atti giudiziari, perché di fronte a un fenomeno sistemico come la mafia è necessario svolgere «un ruolo di attore sociale e anche politico». Ma non ci sono appunto i politici, per questo? Non sembra, il suo, un preannuncio di candidatura a tutti gli effetti?
13) In caso contrario, si rende conto che cosa succederebbe se tutti i magistrati - anche solo antimafia - si comportassero come lei?
14) È per questo che viene indetto il concorso in magistratura, dunque? Per diventare «attore sociale e politico»?
15) Lei prepara «date» di rientro in Italia, come detto, e preannuncia un blog battagliero ora che è fuori ruolo dalla magistratura; ha pure detto che parteciperà al dibattito «in modo più libero visto che finora mi dicevano che un pm non può parlare». Significa che sinora si è trattenuto?
16) Lei ha detto che gli italiani, se vogliono cambiare classe dirigente, devono scegliere gli intransigenti anziché gli altri, e questo «senza aspettare l’esito di un’inchiesta o di un processo». Non le sembra una frase grave, sia che la dica un magistrato sia che la dica un politico? Se prescinde dalla fondatezza di un’indagine o di un processo, dunque, che cos’è l’intransigenza di cui parla? Una postura morale da immortalare in tv e convegni? È il modello De Magistris?
17) Altra sua frase: «Non posso frenarmi per timore di essere strumentalizzato da una o dall’altra parte politica». Il punto è che la parte politica che la strumentalizza è sempre quella, ne conviene? Ed è la stessa che, secondo qualche malelingua, ora vorrebbe candidarla.
18) Lei, a proposito della sinistra, ha ammesso ancora una volta che si considera «parte di quel mondo». Ecco, senza offesa: ma a noi che ce ne frega? Perché dobbiamo saperlo? Perché un cittadino deve conoscere il credo politico del magistrato che si occupa di lui?
19) Se le dicessero che un giornalista va in vacanza con un magistrato, e poi vede che quel giornalista tratta sempre benissimo quel magistrato sul suo giornale, e vede pure che lo stesso giornale spesso ha tutte le notizie che riguardano quel magistrato, dica, penserebbe che quel giornalista è imparziale ed equidistante? E del magistrato che direbbe?
20) A proposito, da quanti minuti non sente Travaglio?
L’ultima domanda gliela facciamo fuori sacco, perché è un po’ da bar. Allora, ipotesi neanche troppo balzana: lei in politica; un altro ex pm, De Magistris, fa l’ennesimo partito; un altro ex pm, Di Pietro, prende accordi con un altro ex pm, Michele Emiliano, dopo che è stato candidato a capo dello Stato: da un comico. E non dovremmo espatriare?
Infine: avrà notato che nessuna delle domande che le abbiamo rivolto verte sul merito di un’indagine - «la trattativa» - che a nostro dire è di un’inconsistenza clamorosa ma che corrisponde all’unico e solo lavoro per cui lei sarebbe pagato dal contribuente. Eppure tutte le domande stanno in piedi lo stesso: questo nonostante i magistrati, si diceva un tempo, dovrebbero parlare solo per sentenze. Comincia a capire, dottor Ingroia? Lei non farà politica: lei fa già politica. S’informi.