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 2012  novembre 06 Martedì calendario

GIGA WATT VERDI DAL SAHARA ALL’EUROPA


Il progetto, chiamato TuNur, vuole essere il primo tassello dell’ambizioso piano Desertec, che punta a sfruttare il Sahara o altre zone desertiche per produrre energia solare e coprire una buona fetta dei fabbisogni energetici mondiali. Qui si parla di costruire a Rjim Maatoug, nella parte settentrionale del Sahara in Tunisia, un impianto solare a concentrazione (la tecnologia in cui si usano specchi per concentrare il calore solare su una caldaia e produrre vapore, che a sua volta muove delle turbine) della potenza di 2 GigaWatt. La corrente cosi prodotta sarà trasportata verso le coste tunisine e da lì, per mezzo di cavi sottomarini, fino alle coste italiane. Per approdare appunto a Montalto di Castro, che diventerebbe l’hub da cui distribuirla verso il mercato elettrico di tutta Europa. La parte più difficile del progetto è proprio il sistema di trasmissione. E il compito di risolverla tocca a un ingegnere italiano, Maurizio Scaravaggi, un passato in Enel e ora country manager di Nur Energie per l’Italia. I problemi tecnici sono molti e particolari: tanto per dire, le normali linee aree di alta tensione a corrente alternata non si possono usare nel deserto, perché si coprirebbero di sabbia a causa dell’energia statica. Serviranno cavi sotterranei o nuovi sistemi a corrente continua che non perdano troppa corrente lungo la strada. E il mare tra la Tunisia e l’Italia è troppo profondo (2000 metri) per i normali sistemi di posa di cavi sottomarini, che arrivano tipicamente a 1600. Ma sono tutti problemi "risolvibili", secondo Scaravaggi. «Stiamo valutando diverse alternative, tutte basate su tecnologie esistenti», spiega, «e i test hanno già dimostrato la fattibilità di cavi a 2000 metri».
Ma perché arrivare proprio a Montalto di Castro? Scaravaggi spiega che la scelta è legata proprio a ciò che il progetto della centrale nucleare ha lasciato da quelle parti.
«Avevamo individuato quattro punti di aggancio possibili tra Toscana e Lazio, in prossimità di sottostazioni ad altissima tensione», dice Scaravaggi. «Vuol dire usare un cavo più lungo e costoso di quello che servirebbe per arrivare in Sicilia, ma assicura che la rete possa assorbire i 2 GigaWatt in arrivo dall’Africa senza colli di bottiglia. Abbiamo fatto una richiesta di connessione a Terna (il gestore della rete elettrica italiana), che ha indicato Montalto di Castro come punto ideale. Lì la rete era stata enormemente rinforzata durante i lavori per la centrale nucleare, mai completata e poi rimpiazzata da una centrale termoelettrica. In questo modo il progetto non richiederebbe nessun ulteriore intervento». Tutti i collegamenti, precisa l’ingegnere italiano, verrebbero effettuati con cavi sotterranei, senza impatto sul paesaggio.
Secondo Scaravaggi, già nel 2017 TuNur porterà sul mercato italiano 1000 MW di energia rinnovabile a un costo molto inferiore all’attuale. Peraltro l’energia verrebbe prodotta anche di sera (il solare a concentrazione consente di immagazzinare il calore prodotto durante il giorno), riuscendo così a coprire i picchi di consumo nel nostro paese. La maggior parte dell’energia prodotta sarebbe comunque venduta ad altri paesi europei. Peccato, ammette lo stesso Scaravaggi, che le aziende italiane si siano mostrate fredde rispetto all’idea di investire da subito sul progetto. «Non sono più i tempi di manager visionari come Enrico Mattei, che avevano il coraggio di prendere rischi su grandi progetti, come il gasdotto sottomarino che portò gas a prezzi bassi dal Nord Africa all’Italia», osserva l’ingegnere italiano. In ogni caso Nur Energie, forte del sostegno della Fondazione Desertec, è ottimista. Attualmente l’azienda ha avviato le trattative sia con il governo tunisino per l’acquisto dell’area e i permessi costruttivi, sia con le autorità italiane per la valutazione di impatto ambientale. Maurizio Scaravaggi spera di dare il via ai lavori nel 2015, e di cominciare a produrre energia elettrica già nel 2017.