Valentina Errante e Sara Menafra, Il Messaggero 6/11/2012, 6 novembre 2012
SPUNTA L’APPALTO SUI TELEFONINI
Le denunce per appalti irregolari o poco funzionali sono cominciate già qualche tempo fa. Ma i protagonisti di cui si parlava nel 2010 erano gli stessi che oggi sono finiti nel cahier de doleances del corvo, che fa riferimento a un appalto telecom di 521 milioni e 500mila euro poi annullato dal Tar. A far notare la coincidenza è una federazione di sindacati di polizia, Uilps, Sup, Anip e Italia sicura, rappresentati dal segretario generale Flavio Tuzi. Due gli appalti contestati: uno per la convenzione con Telecom per la fornitura dei contratti telefonici «mobili» agli agenti reperibili. L’altro relativo ai fucili in dotazione ai tiratori scelti, non previsti dal regolamento e alimentati con proiettili «scaduti». Anche in questo casi gli agenti si sarebbero trovati di fronte a servizi poco funzionali.
Accordo con Telecom. Il 15 luglio 2010 si era concluso senza esito il tentativo portato avanti dal sindacalista per conoscere le clausole del contratto e le modalità di trattamento dei dati personali dei dipendenti. Qualche mese prima, Tuzi aveva presentato un’istanza alla Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi presso la presidenza del consiglio e aveva cominciato la lunga trafila. La federazione sindacale metteva in discussione la convenzione tra Telecom spa e il Dipartimento di pubblica sicurezza, dopo avere riscontrato una serie di anomalie che intendeva verificare.
La lettera di Saporito. Il contratto, stipulato a dicembre 2006 dall’ex prefetto Antonio Saporito, morto suicida nel 2011 dopo le indagini napoletane sugli appalti della polizia di Stato, e Massimo Sordilli, dirigente Telecom pesantemente tirato in ballo dall’anonimo che ha denunciato le gare irregolari del Viminale, prevedeva un accordo tra il ministero e Telecom per favorire la comunicazione interna tra il personale di polizia e soddisfare le esigenze di reperibilità. E invece per mesi i dipendenti avevano riscontrato solo disservizi: ritardo nella trasmissione dei tabulati, discrepanze negli addebiti, difficoltà di interfaccia con i referenti oltre al trattamento illecito dei dati personali. Dopo una serie di rinvii da un ufficio a un altro, finalmente Flavio Tuzi era riuscito ad acquisire copia della convenzione Telecom ma, per quanto il documento risultasse conforme all’originale, mancavano le sottoscrizioni dei firmatari e la sottoscrizione di chi avesse dichiarato la conformità. Era partita una nuova istanza, ma alla fine Tuzi ha deciso di firmare denuncia per la violazione di una serie di norme del codice civile e penale.
I fucili di precisione. Ma il contratto Telecom del 2006 non è l’unico a suscitare proteste. Tra le segnalazioni arrivate da Italia Sicura c’è anche quella per la fornitura di fucili Sako in dotazione ai tiratori scelti. «Sperimentati» per sette anni, sebbene il Viminale avesse stabilito che le armi in dotazione dovessero essere altre. Il comandante della squadra tiratori scelti, ad aprile del 2010, aveva scritto alla questura di Roma per lamentarsi delle armi in dotazione: «Il sottoscritto - scriveva il commissario Nello Vattermoli, comandante della squadra tiratori scelti - rappresenta che attualmente i tiratori scelti della polizia di Stato, eccezion fatta per i Nocs, hanno in dotazione da circa sette anni, una sola carabina e precisamente la Sako Trg22 e che dopo aver letto il decreto 559 del 2009 ha notato che quest’ultima non è inserita nel decreto. La carabina in questione è un’arma ad otturatore scorrevole a ripetizione manuale, mai prevista per la Polizia di stato, e tanto meno per i tiratori scelti. Per tali specialisti erano, e sono, previste solo carabine a ripetizione semiautomatica».
Proiettili fuori uso. La lettera si concludeva spiegando che i tiratori scelti, almeno fino a quel momento usavano munizioni «fuori uso»: «Ulteriormente il sottoscritto, visto che da oltre un anno il munizionamento 308 Hirtenberger è stato dichiarato fuori uso per limiti temporali, chiede se tali munizioni siano ancora in grado di garantire una perfetta rete balistica semmai usate in fase operativa». Quando la questura aveva girato la lettera al Viminale, era stato Giuseppe Maddalena a rispondere. Il direttore centrale dei servizi tecnico logistici e della gestione patrimoniale, che ha lasciato il Dipartimento a luglio scorso e che secondo l’anonimo sugli appalti del Viminale avrebbe gestito a proprio uso e consumo una serie di commesse per la polizia, rispondeva che quella in corso, da sette anni, era una sperimentazione: «Il fucile di precisione Sako Trg22 è stato selezionato dall’apposita commissione per l’individuazione di una nuova specifica arma per i tiratori scelti. Le tipologie a caricamento manuale consentono di sviluppare una maggiore precisione e richiedono una manutenzione più semplice». Quindi, Maddalena confermava che dopo sette anni nulla era ancora deciso: «A conclusione dei lavori se ne è stabilita l’adozione in via sperimentale». Nessuna preoccupazione neppure per i proiettili effettivamente giudicati «fuori uso a seguito di visita chimica». Andavano semplicemente ricomprati: «E’ in atto il procedimento amministrativo per l’approvvigionamento di 60mila cartucce».