Aldo Grasso, Corriere della Sera 06/11/2012, 6 novembre 2012
CAPUOZZO NEL DESERTO DELLA MEZZANOTTE
Tu chiamala se vuoi «seconda serata». Ma quando un programma va in onda, da palinsesto, a mezzanotte e dieci significa che abbiamo perso il senso del tempo? Non solo: mandare in onda «Terra!» a quell’ora è un delitto di lesa informazione. Nel clima attuale, quando i telegiornali si occupano volentieri e solo di cronaca nera, di cani e gatti, di vacanze, di stramberie varie, «Terra!», il settimanale a cura di Toni Capuozzo, resta uno dei pochissimi appuntamenti degni di essere seguiti (Rete4, domenica).
Proviamo a ragionare: il pubblico di Rete4 non è propriamente un pubblico vocato all’informazione; data l’età, a mezzanotte preferisce il letto al video senza, è facile immaginarlo, aver provveduto ad attivare sistemi di registrazione.
La puntata dell’altra sera si occupava del sacrificio dei soldati italiani a El Alamein, 70 anni dopo la battaglia che riscrisse le sorti della Seconda Guerra Mondiale. Toni Capuozzo era in Egitto, ai piedi del sacrario che raccoglie i resti di oltre 5.200 militari italiani (caduti nel conflitto svoltosi tra il 23 ottobre e il 3 novembre 1942): da quel deserto (metafora) coordinava i servizi di Sandro Provvisionato, che ricostruiva quella tragica battaglia, di Laurenzo Ticca, che da Pisa mostrava la celebrazione della brigata Folgore e la contestazione dei centri sociali, e le interviste di Sabina Fedeli e Anna Migotto.
Il deserto, lo scontro impossibile, i resti dei caduti, i reduci, il senso del dovere, la contestazione, l’oblio dei protagonisti: ma Capuozzo parlava di El Alamein o di «Terra!»? Parlava di una battaglia della Seconda Guerra Mondiale o di una battaglia per l’informazione? Molti telegiornali e molte rubriche legate ai tg hanno da tempo rinunciato a uno dei valori fondanti dell’informazione: l’autorevolezza. Stanno più attenti all’audience che alla credibilità. Poi si grida al miracolo della Gabanelli!
Aldo Grasso