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 2012  novembre 06 Martedì calendario

«ERA IMPALLIDITO, L’HO DIFESO CON L’OMBRELLO»

(Donna Assunta Almirante ha visto tutto, sa tutto. Era in chiesa, seduta a pochi metri dal feretro di Pino Rauti, quando si è ritrovata accanto Gianfranco Fini).
«È stata una cosa improvvisa... Ad un certo punto ho sentito urla e fischi... Mi sono voltata, ho sbirciato, ma c’era solo una gran folla che ondeggiava. Le urla però diventavano sempre più distinte e...».
Cosa urlavano?
«In realtà c’erano dei cori che si sovrapponevano. "Fuori! Fuori!"... Poi ho sentito "Badoglio! Badoglio!"... Ma anche "Traditore!"... La situazione s’è fatta pesante...».
Continui.
«Beh, io stavo con gli altri, in prima fila, e non capivamo. Vicino a me c’era l’ex sottosegretario all’Interno... aspetti... come si chiama?».
Alfredo Mantovano.
«Esatto! Beh, anche Mantovano era incredulo, interdetto... Poi però, di colpo, vedo spuntare la faccia di Fini. Bianco, teso... Ce l’avevano con lui, e lui veniva avanti tra spinte e insulti e un mulinare di pugni. Ho pensato: devo fare qualcosa...».
E cosa ha fatto?
«Mi sono alzata e gli ho ceduto la sedia. Esatto! Una signora come me che si alza e cede il posto a Fini! Ma, davvero, era l’unico modo per proteggerlo. Perché io non sono rispettata, io sono letteralmente adorata dal mondo dei camerati. Mi basta uno sguardo, e li fermo. Anche se...».
Anche se, cosa?
«No, beh... devo ammettere che un paio di tipi piuttosto muscolosi, nonostante le mie occhiatacce, hanno provato ugualmente ad avvicinarsi minacciosi... Allora io mi sono alzata e gli ho puntato contro l’ombrello...».
Donna Assunta...
«Mica ho paura, io! Gli ho puntato l’ombrello alla gola e gli ho gridato: o ve ne andate e lasciate stare Fini, o io ve lo dò in testa, quest’ombrello! Hanno capito, e hanno mosso in ritirata».
Brutte scene.
«A lui a Gianfranco, con un filo di voce, gliel’ho detto: "Però, per una volta, hai avuto un bel po’ di coraggio... presentarsi qui, no, non era facile"».
E lui?
«Lui era turbato. Volendolo giudicare dall’alto, bisogna ammettere che un conto è avere la faccia tosta di venire al funerale di un personaggio come Pino Rauti, un conto è ritrovarsi circondato da un bel po’ di giovanotti che vogliono lisciarti il pelo. Lui poi non è mai stato uno da piazza, lui è sempre stato da palco. E, per dirla tutta, non è nemmeno mai stato fascista».
Fu lei, così vuole la leggenda, a designarlo come successore di suo marito Giorgio.
«Non è leggenda, è pura verità. Sbagliai, lo so: ma, all’epoca, mi sembrò giusto consigliare a Giorgio di voltare pagina, di dare la guida del partito a un giovane di belle speranze... Mio marito mi voleva bene e mi ascoltava: e questo lo sapeva pure Pino Romualdi, che arrivò persino a scrivermi una lettera... Vuol sapere cosa c’era scritto nella lettera? Più o meno, Pino mi scrisse questo: cara Assunta, tu consigli sempre Giorgio a fin di bene, però questo Fini, a parte che è giovane e sa parlare, è anche quello che ha distrutto il Fronte della gioventù. E come ha distrutto il Fronte, può distruggere il Movimento sociale italiano».
Poco fa, gli gridavano «Badoglio! Badoglio!».
«Vede, la stragrande maggioranza di quelli che erano qui, a rendere omaggio a uno dei tre giganti del Movimento sociale, insieme a Giorgio e a Pino Romualdi, sa perfettamente come andarono le cose al famoso congresso di Fiuggi, il cosiddetto congresso della svolta, quello in cui si chiuse la storia del Msi...».
Sappiamo tutti, Donna Assunta, come andarono.
«E no! Voi giornalisti vi ricordate quello che vi pare... Perché io ancora me li sogno la notte i delegati che votavano piangendo e gli altri che nemmeno riuscirono a votare, perché il pasticcio l’avevano organizzato nei dettagli... Sa qual è la verità?».
Qual è, Donna Assunta?
«La verità è che quello fu un congresso truccato, finto, vigliacco e infame. È questo che migliaia di militanti non dimenticano. È questo che non perdonano a Fini».
(Da Wikipedia: «Raffaella Stramandinoli, detta Assunta — Catanzaro, 1925 — è la vedova di Giorgio Almirante, fondatore e leader storico del Movimento sociale italiano).
Fabrizio Roncone