Dino Martirano, Corriere della Sera 06/11/2012, 6 novembre 2012
DE ANGELIS E GLI ALTRI SEI IN BILICO NEL PALAZZO MA LA RIABILITAZIONE LI SALVERA’ QUASI TUTTI —
«Salvo intercorsa riabilitazione...». Con questa formula, dopo dieci anni di irreprensibile condotta del condannato, un giudice di corte d’Appello azzera le pene principali e quelle accessorie, pulisce il certificato penale, riabilita con provvedimento tombale. Tre parole — «Salvo intercorsa riabilitazione» — cancellano dopo due lustri i comportamenti rilevanti per il codice penale perché il tempo cambia le persone e le riconsegna al vivere civile.
Ecco, allora, che il problema del certificato penale immacolato — oltre che per il comune cittadino in cerca di un impiego nella pubblica amministrazione — si pone anche per il politico di professione che in un’«altra vita» ha subito una condanna definitiva tale da impedirgli di candidarsi alla Camera, al Senato, al Parlamento europeo e nei consigli regionali. Nel Parlamento della XVI legislatura sono più di cento gli indagati, gli imputati, e gli appellanti mentre i condannati in via definitiva sono una ventina e di questi solo sei rischierebbero sulla carta di non superare l’asticella dell’incandidabilità. Ma il condizionale è d’obbligo perché i percorsi della riabilitazione sono infinti.
Così a spulciare la «black list» dei potenziali incandidabili presenti in Parlamento si scopre che alcuni di loro hanno riacquistato un certificato penale immacolato. Il deputato Marcello De Angelis (Pdl), direttore del Secolo, ex capo dell’organizzazione neofascista radicale Terza posizione ha subito un condanna a 5 anni e sei mesi per banda armata e associazione sovversiva. I fatti sono quelli accaduti nella Roma degli anni di piombo, tra il 1978 e il 1980, la sentenza definitiva è del 1986: «Io — racconta De Angelis — mi sono costituito, ho scontato la pena pur non avendo alcun addebito specifico e nel ’99 ho avuto la riabilitazione. E fu piena riabilitazione accordata da un giudice».
Va avanti De Angelis: «Ho chiesto con un’interrogazione al ministro della Giustizia cosa dovevo mettere, dopo la riabilitazione, nella casella carichi pendenti sul modulo per la richiesta del passaporto. Bene, mi è stato risposto: "Nulla"». Dunque, «ora non farò certo pazzie se non mi fanno candidare, però è ben strano che una norma concepita per colpire i corrotti si scarichi chi ha sempre combattuto il malaffare nella politica».
E anche il senatore Salvatore Sciascia (Pdl), già ufficiale della Guardia di Finanza e poi capo di servizi fiscali della Fininvest, condannato a due anni e sei mesi per avere corrotto alcuni ex colleghi delle Fiamme Gialle, potrebbe saltare l’asticella dell’incandidabilità: «I fatti a me attribuiti sono del ’92; la condanna, del 2001, è di due anni...». Per cui, lascia intendere l’ex militare, non verrebbe superato il tetto delle «pene superiori a due anni» stabilito dalla legge delega. In ogni caso, Sciascia dice che in Parlamento non ci vuole tornare: «Io non mi sono candidato; non sono un eletto, sono un nominato. L’indicazione è venuta dal presidente del mio partito e ora non ci tengo particolarmente a ripetere questa esperienza».
Chi invece ci terrebbe a fare il quarto mandato parlamentare è il senatore Antonio Tomassini (Pdl), attuale presidente della commissione Sanità, che nel ’99 fu condannato con sentenza passata in giudicato a tre anni per falso. Tomassini è un ginecologo che nel 1978 aveva 33 anni e faceva l’aiuto primario all’ospedale di Varese: un parto finito tragicamente gli costò una causa civile (risultò soccombente) e un successivo processo penale per la falsificazione della cartella clinica della paziente: «Ad aprile del 2012 dalla Corte d’appello di Milano è arrivata la mia completa riabilitazione», osserva il senatore che prende l’intera vicenda con una certa filosofia: «A questo punto, ho tutti i requisiti per essere rottamato. Ho 70 anni, sono alla quarta legislatura e sono anche un condannato, seppur riabilitato».
Il senatore Marcello Dell’Utri (Pdl) — condannato a Torino e poi in Cassazione a due anni e tre mesi per false fatture e frode fiscale (vicenda Publitalia) — potrebbe essere depennato dalla «black list» dell’incandidabilità perché questi reati restano fuori dalle cause che precludono l’ingresso in Parlamento. Più complessa la situazione del senatore Giuseppe Ciarrapico (Pdl) condannato a 3 anni per il crack dalla Casina Valadier e 4 anni per il crack dell’Ambrosiano. In bilico, infine, l’ex ministro Aldo Brancher (Pdl) condannato a due anni con rito abbreviato per appropriazione indebita (Antonveneta).
Dino Martirano