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 2012  novembre 06 Martedì calendario

LAVORO, 100MILA POSTI VERDI

Un’opportunità, una speranza, qual­cosa di nuovo su cui contare. In un periodo nero come quello che stia­mo attraversando, le possibilità di occupa­zione offerte dalla cosiddetta green eco­nomy fanno gola a molti e i numeri pare sia­no dalla parte giusta, se verranno confer­mati dal tempo: vi sarebbero opportunità «per oltre centomila posti di lavoro per i prossimi tre anni» solo nelle campagne. A dirlo è la Coldiretti che ha collaborato alla redazione del rapporto 2012 di Greenitaly presentato dalla Fondazione Symbola pro­prio in occasione della divulgazione dei da­ti Istat sulla disoccupazione. Ma, al di là dell’occupazione prevista nel­le campagne, il rapporto Symbola-Union­camere fornisce uno spaccato più ampio sulla «propensione verde» delle imprese in Italia. Ad essere stregati dalla green economy sarebbero un po’ tutti: da quelli più indu­striali all’agroalimentare, oltre che i più classici settori delle fonti rinnovabili, del­l’efficienza energetica, dei rifiuti e della pro­tezione della natura. Detto in numeri, il 23,6% delle imprese industriali e terziarie italiane, con almeno un dipendente, tra il 2009 e il 2012 ha inve­stito o investirà in tec­nologie e prodotti green. Si tratta di un fenomeno che attra­versa il Paese da Nord a Sud, tanto che le pri­me dieci posizioni della classifica regio­nale per diffusione delle imprese che inve­stono in queste tecnologie sono occupate da quattro regioni del Nord e sei del Cen­tro- Sud. Il 37,9% di queste ha introdotto innovazioni di prodotto o di servizio nel 2011, contro il 18,3% delle imprese che non investono green. Idem dicasi per la pro­pensione all’export: il 37,4% delle imprese green vanta presenze sui mercati esteri, contro il 22,2% delle imprese che non in­vestono nell’ambiente. «Per far ripartire il Paese non basta fron­teggiare la crisi – ha spiegato ieri il presi­dente della Fondazio­ne Symbola, Ermete Realacci –. Serve una visione in grado di mobilitare le migliori energie per affrontare le sfide del futuro. È necessario difendere la coesione sociale non lasciando indietro nessuno, e scom­mettere su una green economy tricolore». Secondo il ministro delle Politiche agrico­le, Mario Catania, è «fondamentale punta­re su un nuovo modello di sviluppo per l’I­talia ». Il segreto della green economy all’i­taliana starebbe nella riconversione in chia­ve ecosostenibile dei nostri comparti tra­dizionali. Con riflessi positivi sulla nuova occupazione: circa il 30% delle assunzioni non stagionali programmate complessiva­mente dalle imprese private per il 2012 è per figure professionali legate alla sostenibi­lità.
Ma un ruolo determinante potrebbero gio­carlo proprio le campagne e l’agricoltura. In questo settore, fra l’altro, per la prima volta da dieci anni – fa notare ancora Col­diretti –, si è verificata una inversione di tendenza e sono aumentate del 4,2% le im­prese condotte da giovani under 30, anche per effetto delle nuove professioni che van­no dall’agrigelataio al sommelier della frut­ta, dall’affinatore di formaggi al birraio a chilometri zero, dallo stagionatore di mie­le al lavoro nei mercati e nelle botteghe de­gli agricoltori.