Luca De Biase, Il Sole 24 Ore 3/11/2012, 3 novembre 2012
LA SVOLTA: IL BUSINESS È MOBILE - È
uno sconvolgimento durato una ventina d’anni. Anche alla velocità di internet, i cambiamenti strutturali si rivelano relativamente lenti.
Ma l’evoluzione della rete, inesorabile, ha cambiato la faccia del pianeta digitale. Anche senza aggettivo. Prima il web, poi la telefonia cellulare veloce, infine gli smartphone e i tablet: ma ora il centro di gravità dell’innovazione elettronica è mobile. I personal computer sono ormai solo una parte di quello che una volta era il tutto. Forrester Research ha calcolato che nel 2012 sono stati venduti poco più di 300 milioni di pc, nel mondo, contro quasi 800 milioni di smartphone e tablet.
Quando è cominciata questa tasformazione? Sarà stato nel 1995, quando Netscape e Sun hanno intuito che la piattaforma fondamentale non era più il sistema operativo del computer ma il protocollo libero e aperto dell’internet, con i browser e i programmi in java liberi dai vincoli dei personal computer. Ma era troppo presto: la Microsoft riuscì a reagire, con qualche mese di ritardo, e bloccò la rivoluzione. Oppure sarà stato quando la banda mobile è cresciuta fino a consentire ai telefoni di usare la ricchezza informativa della rete: ma i terminali erano ancora troppo “telefonici” per poterne sviluppare il potenziale.
In realtà, quelle erano le premesse: il tempo è giunto quando sono usciti, in rapida progressione, l’iPhone, l’Android, l’iPad. Che generalizzavano il cambiamento annunciato, nel laboratorio digitale per eccellenza: la musica aveva visto in anticipo l’emergere della nuova logica, quando Apple, seguita da altri come Amazon e Google (in Europa dal 13 novembre), è riuscita a imporre un sistema redditizio, internettiano e controllato centralmente, come l’accoppiata del lettore iPod e del negozio iTunes. I numeri lo attestano: il computing si è liberato dei limiti della scrivania e il pc non riguarda più di un terzo dei nuovi strumenti di accesso alla rete. Uno schermo che si comanda con le dita, piccolo o grande, è diventato compagno inseparabile di oltre un miliardo di persone che si muovono. Internet resta nei cavi, nei computer, nei router. Ma l’accesso è nell’aria.
Le conseguenze sono tutte da comprendere. Riguardano il settore industriale delle comunicazioni digitali, innanzitutto. Ma anche tutto l’ecosistema innovativo che lo circonda. Consente a paesi che erano restati indietro nella precedente fase dell’innovazione digitale di riconnettersi, come sta avvenendo in Africa. Consente ad almeno un miliardo di persone che non si sarebbero avvicinate all’internet fissa di navigare, scambiare mail, usare i social network.
Risponde evidentemente a una domanda importante. Favorisce un uso più intenso della rete, alimenta una straordinaria circolazione di denaro, cambia le abitudini, aggiunge crisi alla crisi della privacy, rigenera la geografia e la mappatura del pianeta, accelera le opportunità scientifiche e commerciali legate all’analisi degli oceani di dati generati da questi fenomeni. E penetra nella vita quotidiana istante per istante. Pervade la società con una capillarità senza precedenti.
Il cambiamento ha trasformato la Microsoft da dominatore assoluto in outsider, ha spiazzato Nokia e Rim a favore di Apple e Samsung, ha aperto una nuova strada per Google e Amazon. Le classifiche del valore di mercato e del valore di borsa di queste aziende ne sono uscite sconvolte: prima di tutto, a favore di Apple e a sfavore di Microsoft. Che ora è costretta a inseguire, imitando la rivale persino nella strategia fondamentale, quella della produzione di oggetti integrati di software e hardware. Inoltre, ha reso strategico lo spazio del cloud computing e moltiplicato le opportunità di business globale per gli sviluppatori di applicazioni per i terminali mobili: perché elaborazione e memorizzazione dei dati si possono svolgere attraverso telefoni e tablet divenuti piccoli computer portatili connessi, contando sui server remoti per le attività che richiedono più potenza.
Infine, ha condotto gli operatori telefonici a lasciarsi tentare dalle strategie orientate ad aumentare degli investimenti sulle reti mobili più che sulle fisse.
La rete fissa è caratterizzata da una regola che non blocca l’innovazione radicale: la neutralità della rete impedisce ai gestori e alle piattaforme digitali di discriminare i servizi che mettono in discussione gli equilibri tradizionali dell’economia, rendendo possibili molte bufale e fallimenti, comportamenti pirateschi e socialmente rivoluzionari, ma creando le condizioni anche per successi di sfidanti divenuti giganti come quelli di Skype, Google, Facebook, Twitter.
Sulla rete mobile invece non esiste neutralità della rete. Se un operatore vuole bloccare, per esempio, Skype perché gli fa concorrenza, può farlo. Ne discende che il mercato tende a favorire le grandi piattaforme e i grandi operatori. D’altra parte, sulla rete fissa le persone sono abituate a pagare l’accesso ma non i contenuti, mentre nella rete mobile c’è una predisposizione maggiore a comprare piccoli servizi e prodotti. E dunque il mercato è più ricco e attraente.
Per le piccole aziende e i consumatori significa investire e spendere di più. Ma accedere più facilmente alle opportunità della rete. Un mercato internazionale. Una società più connessa. Una conoscenza più diffusa. Un’innovazione più governata. In attesa della prossima rivoluzione.