Renato Pezzini, Il Messaggero 5/11/2012, 5 novembre 2012
TONINO E IL PARTITO A MISURA DI FAMIGLIA
In questi giorni è a Montenero di Bisaccia, l’hanno avvistato mentre raccoglieva olive nella sua tenuta di campagna. Una volta, sempre a Montenero, s’era fatto riprendere mentre al volante di un trattore arava un campo. A Curno, invece, quando cominciò l’era Mani Pulite i fotografi «lo sorpresero» mentre zappava nell’orto di casa. Curno sta a due passi da Bergamo, Montenero guarda il mare dalle colline molisane. Sono i luoghi di Antonio Di Pietro, e pure i feudi delle sue famiglie. Feudi politici, giacché per lui partito e affetti domestici spesso coincidono.
Da pm il Tonino nazionale mise nel mirino Bettino Craxi, da politico è stato un arcinemico di Umberto Bossi. Con entrambi tuttavia ha un vizietto in comune: l’imposizione dei propri famigli al circuito della politica. Craxi fu il regista dell’ascesa del cognato Pillitteri a sindaco di Milano; il cognato di Di Pietro, Gabriele Cimadoro (un passato con Mastella), dal 2008 è deputato dell’Idv. E dopo l’elezione del Trota a consigliere della Lombardia nel 2010, l’ex pm ha emulato il senatùr piazzando il figlio Cristiano nel consiglio regionale del Molise.
Fra l’altro, il figlio Cristiano e il cognato Gabriele malgrado la nobile parentela hanno avuto qualche guaio coi magistrati. Il primo era finito invischiato in una inchiesta dei pm di Napoli, ma ne era uscito indenne. Il secondo - Gabriele Cimadoro, titolare di un’agenzia immobiliare - si è saputo proprio ieri che è indagato dalla procura di Bergamo per una brutta storia di licenze edilizie del Comune di Palazzago, dove era stato assessore. L’accusa è di abuso d’ufficio, ma lui ha fatto sapere di essere certo di poterne uscire indenne.
Di Pietro, oltre che con Craxi e Bossi, ha qualcosa in comune anche con George Bush padre: ama chiamare i figli col proprio nome. Infatti il suo secondogenito come lui si chiama Antonio, detto Totò. L’erede di Bush è diventato presidente degli Stati Uniti, per il momento Totò è solo uno studente universitario, ma dicono che il padre nutra grandi ambizioni per lui. E comunque un posto da qualche parte nel partito (ammesso che il partito sopravviva alla bufera) glielo troverà, come ha sempre fatto con i propri cari: moglie, ex moglie, primogenito, cugini, cognati.
Cristiano Di Pietro sta per compiere quarant’anni. Nacque dal primo matrimonio dell’eroe di Mani Pulite, quello con Isabella Ferrara conosciuta al rientro in Italia dopo un periodo da emigrante in Germania. Cristiano ha fatto il poliziotto a Milano, ma la metropoli non gli piaceva e si è fatto trasferire a Vasto, vicino al paese di papà. Poi s’è stufato della divisa ed è entrato in politica. Una carriera fulminante: da semplice consigliere comunale di Montenero di Bisaccia a consigliere regionale in un battibaleno, passando pure per il Consiglio provinciale di Campobasso.
Adesso anche in Molise si torna a votare e lui non solo sarà il candidato principe dell’Idv, ma sceglierà alleati e siglerà patti elettorali a nome del partito paterno. Ha già detto che coi grillini non vuole accordi, e i grillini hanno ricambiato: «L’Idv in Molise è una banda di riciclati, lui ne è la guida coerente». Cristiano, molto simile al padre nell’eloquio rustico, non se ne preoccupa impegnato com’è a difendere l’illustre genitore dalle critiche interne: «Massimo Donadi? Quando lo vedo mi viene in mente Scilipoti. Ne è il degno successore».
La mamma di Cristiano vive a Como. Si sentono spesso al telefono, parlano di questioni domestiche, e parlano del partito. Anche a lei, malgrado sia separata da Tonino ormai da trent’anni, è stato riservato un posto di responsabilità nell’Idv: è tesoriere della Lombardia, si occupa delle entrate e delle uscite. Pure il suo nuovo compagno è stato cooptato nel coordinamento provinciale dell’Italia dei Valori. Ufficialmente, invece, non ha alcun ruolo nel partito la seconda moglie di Tonino, Susanna Mazzoleni. Però è socia del marito in una fondazione che per anni ha gestito i fondi dell’Idv. Nel 2004 fu anche a un passo dal divenire assessore a Bergamo, su proposta dell’Italia dei Valori. Ne venne fuori un mezzo scandalo e Di Pietro commentò così: «Non è colpa sua se è mia moglie».