Paolo Ottolina, Corriere della Sera 03/11/2012, 3 novembre 2012
PAGO SOLO CON IL TELEFONINO
L’italiano medio ha una storica diffidenza per i pagamenti elettronici. In compenso è telefonino-dipendente. E allora chissà che non diventi proprio il cellulare il trampolino per lanciare il «denaro elettronico» anche nel nostro Paese. Gli smartphone più recenti hanno al loro interno un chip che si chiama Nfc. Vuol dire «Near field communication» («comunicazione di prossimità») e permette di scambiare dati in maniera bidirezionale (invio e ricezione) senza fili. Basta avvicinare il telefono a un altro apparecchio o a un qualunque oggetto che sia dotato di una tag (etichetta) Nfc. Tra i dati che si possono scambiare ci sono anche quelli relativi a una transazione monetaria. Ed ecco che il cellulare si può trasformare in un borsellino elettronico. In alcuni Paesi (Giappone, Corea, Stati Uniti) è una realtà. Nel 2013 i servizi partiranno anche da noi. Proviamo a raccontarvi una giornata vissuta con il cellulare che paga per noi. Il servizio che abbiamo testato si chiama Smart Pass e lo propone Vodafone. Ma anche altri attori come Telecom Italia, Poste Italiane, Wind, 3 Italia, banche e consorzi stanno per lanciare offerte simili o del tutto analoghe (vedi schede a destra).
La partenza
Per cominciare servono due cose: uno smartphone con Nfc e una scheda sim anch’essa Nfc. Tutti i produttori hanno almeno un telefono Nfc tra quelli disponibili, con l’eccezione di Apple. Nel corso del 2013 il numero di modelli disponibili dovrebbe ampliarsi notevolmente, anche con prodotti economici. La vostra vecchia sim non va bene, ne serve una apposita (potete ovviamente conservare il vostro numero). Lo smartphone va associato a una carta di pagamento «fisica». Nel caso del nostro test, per Vodafone è una Mastercard ricaricabile. L’associazione avviene tramite un’applicazione. Si fa una volta e a quel punto si può lasciare a casa la carta di credito. Sarà lo smartphone a sostituirla in tutto. L’obiettivo di domani, quando altri accordi saranno stati firmati, è poter usare la carta che già abbiamo, senza necessità di ottenerne una in più per i pagamenti Nfc.
Riempire il «borsellino»
Benché si tratti di denaro digitale, dei soldi veri non se ne può fare a meno. Il borsellino elettronico va rimpinguato. Perché gli acquisti che faremo non sono pagati con il credito telefonico ma con un secondo «serbatoio» separato (quello della carta Mastercard che abbiamo collegato al nostro telefono). Possiamo ricaricarlo a un bancomat, online oppure con un bonifico dal conto corrente. Sulla carta c’è il codice Iban da utilizzare: se abbiamo un accesso online alla nostra banca il gioco è presto fatto.
Spendere
Quando il borsellino elettronico è gonfio possiamo avventurarci nelle prime spese. I negozi convenzionati con Smart Pass sono circa 10 mila, si stima diventino 150 mila per il 2013. Il primo tentativo lo facciamo in un supermercato Esselunga. Compriamo alcuni prodotti e andiamo alla cassa. Quando diciamo all’addetta che vogliamo pagare con uno smartphone ci guarda con occhi smarriti. Le spiego, come mi hanno istruito, che è come pagare con una Mastercard contactless (quelle che non necessitano di «strisciare» la carta). Proviamo. Lancio l’applicazione, clicco su «Effettua il pagamento» e avvicino lo smartphone al pos. Funziona. Essendo la spesa inferiore a 25 euro non ho dovuto neppure digitare il pin. Il secondo esperimento lo faccio in un negozio di casalinghi (Zara Home). Stesso smarrimento della cassiera, stessa procedura ma stavolta, avendo speso più di 25 euro, mi tocca digitare il codice. Quant’è il massimo che si può pagare con questo sistema? Dipende dalle condizioni della carta fisica collegata. Nel caso di Smart Pass è 12.500 euro. E con la tecnologia Nfc potrei anche trasferire denaro a un altro utente dotato dell’applicazione.
La sicurezza
Quando ho attivato il servizio mi sono posto il problema. Che succede se mi rubassero lo smartphone o lo perdessi? Dovrei affrettarmi a chiamare il numero verde per bloccare la carta collegata. Altrimenti oltre al danno avrei la beffa di potenziali micropagamenti (sotto i 25 euro, quelli senza pin) effettuati a mio nome. Allora tornerebbe utile una vecchia cabina. A patto di trovarne una.
Paolo Ottolina